martedì 1 agosto 2023

Il poliziotto è marcio – Fernando di Leo

un film nel quale il poliziotto protagonista è corrotto, nella busta paga e nelle mani di un boss come poteva avere la vita facile?

e però ci sono una grande regia, una storia inquietante, che ti lascia senza fiato, colpi di scena, insomma, niente da invidiare ai migliori polar francesi.

e poi gli attori sono veramente convincenti, e tutti soffriranno del marciume dominante.

Il poliziotto è marcio è un gioiellino da (ri)scoprire, nessuno se ne pentirà.

buona (corrotta) visione - Ismaele

 

 

QUI il film completo

 

  

Per la prima edizione del film, la Commissione di revisione cinematografica esprime parere favorevole alla proiezione del film in pubblico con divieto di visione ai minori di 18 anni, in considerazione delle scene di violenza in esso presenti e della rappresentazione irriverente delle forze di Pubblica Sicurezza (25 febbraio 1974). La seconda edizione del film ottiene il nulla osta per la proiezione in pubblico, senza limiti di età (14 novembre 2012).

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Supportato da dialoghi efficacissimi e dall’ottima interpretazione degli attori - con Salvo Randone e Vittorio Caprioli sugli scudi - Di Leo riesce in pieno nei suoi intenti. E la violenza verbale -  che spesso supera quella delle scene d’azione – trova il suo climax nel drammatico scontro tra il maresciallo Malacarne e suo figlio Domenico, un commissario ormai alle strette costretto a rivelare tutto al padre in un ultimo estremo tentativo di salvargli la pelle:

‘Tu sei un complice dei delinquenti?! Tu, mio figlio! Oh Madonna santa, ma che dici?!’

‘E non facciamo il melodramma! Sissignore, sono corrotto, sono un infame, un traditore. Ho 60 milioni da parte, un'amante di lusso e quando alzo la voce tutti si scattano sull'attenti. E allora?' '

‘Ti pagano! Ti sei vendu…venduto! Tu? Tu! Mio figlio!' '

‘Ma chi sei tu per farmi la morale? Io ti ho visto leccare le scarpe per tutta la vita...tutta una vita per diventare un maresciallo di merda! Quante volte hai massacrato di botte dei poveracci con la benedizione dei superiori? Quante prove hai fabbricato per trovare dei colpevoli qualsiasi? Quanti soprusi? Quanti inghippi per un panettoncino a Natale?! Pure questa, sì, pure questa è corruzione! Ma corruzione da fessi!'

Qui non solo collidono due generazioni e due modi diversi di vedere la vita, c’è di più: c’è il sogno di un padre – quello di vedere nel proprio figlio la realizzazione di qualcosa che da sé non si è riusciti a realizzare - che si frantuma in un istante; e c’è anche la condanna a morte di un’esistenza che giunta al capolinea, nelle dure parole di un figlio verso il padre, si rivela per quello che è stata, cioè povera e meschina. Gli occhi pieni di lacrime di Randone e il suo sguardo perso nel vuoto sono qualcosa difficile da dimenticare.

Osteggiato fin dalla sua prima uscita, il film verrà sequestrato e sparirà praticamente dalla circolazione per circa trent’anni (è del 2012 l’uscita in dvd a cura della RaRo). Inutile aggiungere che si tratta di un film imprescindibile per gli amanti del noir italiano. Ultime note conclusive: decisamente interessanti la cupa colonna sonora di Luis Bacalov e il montaggio di Amedeo Giovini; riusciti e spettacolari gli inseguimenti dell’equipe di Remy Julienne; solita comparsata di Di Leo, stavolta seduto alla cassa di un bar.

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…Un film che, fin dalla storia nei suoi tratti generali, appare scomodo, irritante, antipatico come il protagonista, bello e dannato in quei suoi abiti eleganti inappuntabili vestiti con grande disinvoltura e fiero portamento e che, al pari di altri progetti ambiziosi e fuori dagli schemi partoriti dalla fertile vena narrativa di Di Leo, fu destinato a subire una sorta di censura non ufficiale, ma nei risultati, isolato e mal distribuito come fu al momento dell'uscita in sala.

Il film infatti pone al centro della storia un personaggio altamente negativo, senza appello, e non il classico eroe problematico e pieno di complessi, costretto a prendersi colpe in realtà non sue ma attribuibili a terze responsabilità.

Qui invece la legalità affonda, degenera, annega in una pozza schiacciata dal piede prevaricatore di una malavita che trova il modo di insinuarsi nelle istituzioni, corrompendole e promettendo loro contropartite difficili da rifiutare anche se si è figli educati con sani principi di fedeli sottufficiali dell'arma più antica e celebrata tra le forze dell'ordine.

Come di consueto, il racconto di Di Leo alterna personaggi monolitici e privi di sfumature, ad altri legati alla tradizione popolare che di sfumature ne mostrano sin troppe, dando luogo ad un avvicendarsi di personaggi talvolta inquadrati e precostituiti come formine, ad altri straripanti e colorati fino a sfiorare la farsa.

Il tutto all'interno di un poliziottesco di tutto rispetto, violento e teso, diretto e senza cornici edulcorate o inutili ricorsi a scorci o panoramiche, intento piuttosto a concentrarsi su grandi scene di inseguimenti in macchina, scazzottate e sanguinolente sparatorie.

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Muy buen thriller polizziesco firmado por uno de los maestros indiscutibles del género, el gran Fernando Di Leo (“Milano Calibro 9”, 1972). “Il polizziotto é marcio” (“El policía es corrupto”) va más allá de las típicas escenas de acción características del género, y si bien a lo largo del metraje no se escatima en trepidantes persecuciones automovilísticas, peleas a puñetazo limpio y tiroteos varios, la historia también tiene una profundidad narrativa que transciende las apariencias – algo a lo que Di Leo ya nos tiene acostumbrados.

Luc Merenda, que ya protagonizó otro memorable film de Di Leo como “Kidnap Syndicate” (1975), interpreta al policía Domenico Malacarne; joven, apuesto y prometedor comisario… que tras las apariencias de policía modélico lleva una doble vida. Cobra un sueldo del crimen organizado a cambio de proteger los negocios de los grandes jefes, y además recibe chivatazos para arrestar a pequeños delincuentes y a los rivales de los contrabandistas que le pagan; lo que le paradójicamente – pese a su corrupción – le posibilita adquirir prestigio en su trabajo “oficial” de policía. Sólo cuando los contrabandistas que le han estado “untando” desde hace años dejan de mover café y tabaco para pasarse a algo mucho más lucrativo, como son las armas y las drogas, Malacarne entiende que se encuentra en una peligrosa encrucijada… ¿Será ya demasiado tarde?...

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Di Leo ci regala una regia indimenticabile, andando oltre il divino nella prima scena di inseguimento che, per perizia tecnica, non ha nulla da inviadire nemmeno al miglior Friedkin. La storia è coraggiosa (parlare di polizia corrotta in quegli anni non era semplice) e la violenza è bella tosta e funzionale al racconto. Un punto in più per la stratosferica cornice milanese che offre quel pizzico di diversità in più rispetto alla "solita" Roma. Merenda monoespressivo ma adattissimo al personaggio privo di sfumature. Purissimo cinema di regia.

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Nelle intenzioni di Di Leo il film è la sua risposta a Indagine di Petri (da cui provengono Randone e Santuccio) raccontando la corruzione nella polizia in maniera lucida e verosimile. Ne esce un film coraggioso e spietato, che sa "competere" con il successo dei poliziotteschi sul versante spettacolare (l'inseguimento sui navigli è da antologia) ma ne prende definitivamente le distanze sul versante drammatico. Nemo propheta in patria a ogni modo e questo gioiello è rimasto invisibile per 40 anni.

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Il titolo fa tremare i muri per le inconfutabili verità che purtroppo rivela: la corruzione nelle basse sfere di chi dovrebbe tutelare i più deboli, con l'infima meschinità per la salita a una misera carriera e in quelle alte invischiate con i "diamanti" della criminalità. In questo bergonzelliano porco mondo si aggiunge la miopia delle autorità che prendono solo i "pesci piccoli" della delinquenza. Il film è un vaccino-antidoto anti-poliziottesco che demolisce i cliché concettuali e ideologici del genere sulla rettitudine delle forze dell'ordine.

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…Il poliziotto è marcio passa in censura con visione interdetta ai minori di 18 anni, il 25 febbraio 1974, dopo che la produzione rifiuta di apportare i tagli richiesti.

Dal verbale allegato al n.o. n. 64039:

"Poiché l'interessato dichiara di non poter aderire alla proposta dei tagli, la Commissione esprime parere favorevole alla concessione del n.o. di proiezione in pubblico, con il divieto di visione ai minori degli anni 18. Tale divieto è in relazione, innanzitutto, alla tematica del film, che ha come protagonista un commissario di P.S. ed un suo dipendente che si lasciano corrompere da una banda di delinquenti al solo fine di appagare desideri di vita agiata e lussuosa; né alla conclusione del film si ha uno spiraglio di luce, poiché al capo della banda ed al commissario uccisi subentrano altri da una parte e dall'altra decisi a perseverare nella losca ed illegale attività. A ciò si deve aggiungere che il film consiste in una serie ininterrotta di scene di violenze, alcune delle quali presentano carattere di particolare ferocia ed efferatezza."

Metri di pellicola dichiarata: 2595 (circa 94'40" su pellicola in 35 mm, uguale a 90'-91' su dvd o nei passaggi televisivi codificati PAL).

 

Una seconda commissione, datata 14 novembre 2012 (v.c. n. 106749), esprime parere favorevole al rilascio del n.o. per la proiezione in pubblico, senza più limitazioni per i minori.

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