un film nel quale il poliziotto protagonista è corrotto, nella busta paga e nelle mani di un boss come poteva avere la vita facile?
e però ci sono una grande regia, una storia inquietante, che ti lascia senza fiato, colpi di scena, insomma, niente da invidiare ai migliori polar francesi.
e poi gli attori sono veramente convincenti, e tutti soffriranno del marciume dominante.
Il poliziotto è marcio è un gioiellino da (ri)scoprire, nessuno se ne pentirà.
buona (corrotta) visione - Ismaele
QUI il film completo
Per
la prima edizione del film, la Commissione di revisione cinematografica esprime
parere favorevole alla proiezione del film in pubblico con divieto di visione
ai minori di 18 anni, in considerazione delle scene di violenza in esso
presenti e della rappresentazione irriverente delle forze di Pubblica Sicurezza
(25 febbraio 1974). La seconda edizione del film ottiene il nulla osta per la
proiezione in pubblico, senza limiti di età (14 novembre 2012).
… Supportato da dialoghi
efficacissimi e dall’ottima interpretazione degli attori - con Salvo Randone e
Vittorio Caprioli sugli scudi - Di Leo riesce in pieno nei suoi intenti. E la
violenza verbale - che spesso supera quella delle scene d’azione – trova
il suo climax nel drammatico scontro tra il maresciallo Malacarne e suo figlio
Domenico, un commissario ormai alle strette costretto a rivelare tutto al padre
in un ultimo estremo tentativo di salvargli la pelle:
‘Tu sei un complice dei delinquenti?! Tu,
mio figlio! Oh Madonna santa, ma che dici?!’
‘E non facciamo il melodramma! Sissignore,
sono corrotto, sono un infame, un traditore. Ho 60 milioni da parte, un'amante
di lusso e quando alzo la voce tutti si scattano sull'attenti. E allora?' '
‘Ti pagano! Ti sei vendu…venduto! Tu? Tu!
Mio figlio!' '
‘Ma chi sei tu per farmi la morale? Io ti
ho visto leccare le scarpe per tutta la vita...tutta una vita per diventare un
maresciallo di merda! Quante volte hai massacrato di botte dei poveracci con la
benedizione dei superiori? Quante prove hai fabbricato per trovare dei
colpevoli qualsiasi? Quanti soprusi? Quanti inghippi per un panettoncino a
Natale?! Pure questa, sì, pure questa è corruzione! Ma corruzione da fessi!'
Qui non solo collidono due generazioni e
due modi diversi di vedere la vita, c’è di più: c’è il sogno di un padre –
quello di vedere nel proprio figlio la realizzazione di qualcosa che da sé non
si è riusciti a realizzare - che si frantuma in un istante; e c’è anche la condanna
a morte di un’esistenza che giunta al capolinea, nelle dure parole di un figlio
verso il padre, si rivela per quello che è stata, cioè povera e meschina. Gli
occhi pieni di lacrime di Randone e il suo sguardo perso nel vuoto sono
qualcosa difficile da dimenticare.
Osteggiato fin dalla sua prima uscita, il
film verrà sequestrato e sparirà praticamente dalla circolazione per circa
trent’anni (è del 2012 l’uscita in dvd a cura della RaRo). Inutile aggiungere
che si tratta di un film imprescindibile per gli amanti del noir italiano.
Ultime note conclusive: decisamente interessanti la cupa colonna sonora di Luis
Bacalov e il montaggio di Amedeo Giovini; riusciti e spettacolari gli
inseguimenti dell’equipe di Remy Julienne; solita comparsata di Di Leo, stavolta
seduto alla cassa di un bar.
…Un film che, fin dalla storia nei suoi tratti generali, appare
scomodo, irritante, antipatico come il protagonista, bello e dannato in quei
suoi abiti eleganti inappuntabili vestiti con grande disinvoltura e fiero
portamento e che, al pari di altri progetti ambiziosi e fuori dagli schemi partoriti
dalla fertile vena narrativa di Di Leo, fu destinato a subire una sorta di
censura non ufficiale, ma nei risultati, isolato e mal distribuito come fu al
momento dell'uscita in sala.
Il film infatti pone al centro della storia un personaggio altamente
negativo, senza appello, e non il classico eroe problematico e pieno di
complessi, costretto a prendersi colpe in realtà non sue ma attribuibili a
terze responsabilità.
Qui invece la legalità affonda, degenera, annega in una pozza
schiacciata dal piede prevaricatore di una malavita che trova il modo di
insinuarsi nelle istituzioni, corrompendole e promettendo loro contropartite
difficili da rifiutare anche se si è figli educati con sani principi di fedeli
sottufficiali dell'arma più antica e celebrata tra le forze dell'ordine.
Come di consueto, il racconto di Di Leo alterna personaggi monolitici
e privi di sfumature, ad altri legati alla tradizione popolare che di sfumature
ne mostrano sin troppe, dando luogo ad un avvicendarsi di personaggi talvolta
inquadrati e precostituiti come formine, ad altri straripanti e
colorati fino a sfiorare la farsa.
Il tutto all'interno di un poliziottesco di tutto rispetto, violento
e teso, diretto e senza cornici edulcorate o inutili ricorsi a scorci o
panoramiche, intento piuttosto a concentrarsi su grandi scene di inseguimenti
in macchina, scazzottate e sanguinolente sparatorie.
Muy buen thriller
polizziesco firmado por uno de los maestros indiscutibles del género, el gran
Fernando Di Leo (“Milano Calibro 9”, 1972). “Il polizziotto
é marcio” (“El policía es corrupto”) va más allá de las típicas escenas de
acción características del género, y si bien a lo largo del metraje no se
escatima en trepidantes persecuciones automovilísticas, peleas a puñetazo
limpio y tiroteos varios, la historia también tiene una profundidad narrativa
que transciende las apariencias – algo a lo que Di Leo ya nos tiene
acostumbrados.
Luc Merenda, que
ya protagonizó otro memorable film de Di Leo como “Kidnap Syndicate” (1975), interpreta
al policía Domenico Malacarne; joven, apuesto y prometedor comisario… que tras
las apariencias de policía modélico lleva una doble vida. Cobra un sueldo del
crimen organizado a cambio de proteger los negocios de los grandes jefes, y
además recibe chivatazos para arrestar a pequeños delincuentes y a los rivales
de los contrabandistas que le pagan; lo que le paradójicamente – pese a su
corrupción – le posibilita adquirir prestigio en su trabajo “oficial” de
policía. Sólo cuando los contrabandistas que le han estado “untando” desde hace
años dejan de mover café y tabaco para pasarse a algo mucho más lucrativo, como
son las armas y las drogas, Malacarne entiende que se encuentra en una
peligrosa encrucijada… ¿Será ya demasiado tarde?...
Di
Leo ci regala una regia indimenticabile, andando oltre il divino nella prima
scena di inseguimento che, per perizia tecnica, non ha nulla da inviadire
nemmeno al miglior Friedkin. La storia è coraggiosa (parlare di polizia
corrotta in quegli anni non era semplice) e la violenza è bella tosta e
funzionale al racconto. Un punto in più per la stratosferica cornice milanese
che offre quel pizzico di diversità in più rispetto alla "solita"
Roma. Merenda monoespressivo ma adattissimo al personaggio privo di sfumature.
Purissimo cinema di regia.
Nelle
intenzioni di Di Leo il film è la sua risposta a Indagine di
Petri (da cui provengono Randone e Santuccio) raccontando la corruzione nella
polizia in maniera lucida e verosimile. Ne esce un film coraggioso e spietato,
che sa "competere" con il successo dei poliziotteschi sul versante
spettacolare (l'inseguimento sui navigli è da antologia) ma ne prende
definitivamente le distanze sul versante drammatico. Nemo propheta in patria a
ogni modo e questo gioiello è rimasto invisibile per 40 anni.
Il
titolo fa tremare i muri per le inconfutabili verità che purtroppo rivela: la
corruzione nelle basse sfere di chi dovrebbe tutelare i più deboli, con
l'infima meschinità per la salita a una misera carriera e in quelle alte
invischiate con i "diamanti" della criminalità. In questo
bergonzelliano porco mondo si
aggiunge la miopia delle autorità che prendono solo i "pesci piccoli"
della delinquenza. Il film è un vaccino-antidoto anti-poliziottesco che
demolisce i cliché concettuali e ideologici del genere sulla rettitudine delle
forze dell'ordine.
…Il poliziotto è marcio passa in censura con
visione interdetta ai minori di 18 anni, il 25 febbraio 1974, dopo che la
produzione rifiuta di apportare i tagli richiesti.
Dal verbale allegato al n.o. n. 64039:
"Poiché l'interessato dichiara di non poter
aderire alla proposta dei tagli, la Commissione esprime parere favorevole alla
concessione del n.o. di proiezione in pubblico, con il divieto di visione ai
minori degli anni 18. Tale divieto è in relazione, innanzitutto, alla tematica
del film, che ha come protagonista un commissario di P.S. ed un suo dipendente
che si lasciano corrompere da una banda di delinquenti al solo fine di appagare
desideri di vita agiata e lussuosa; né alla conclusione del film si ha uno
spiraglio di luce, poiché al capo della banda ed al commissario uccisi
subentrano altri da una parte e dall'altra decisi a perseverare nella losca ed
illegale attività. A ciò si deve aggiungere che il film consiste in una serie
ininterrotta di scene di violenze, alcune delle quali presentano carattere di
particolare ferocia ed efferatezza."
Metri di pellicola dichiarata: 2595 (circa 94'40" su pellicola
in 35 mm, uguale a 90'-91' su dvd o nei passaggi televisivi codificati PAL).
Una seconda commissione, datata 14 novembre 2012 (v.c.
n. 106749), esprime parere favorevole al rilascio del n.o. per la
proiezione in pubblico, senza più limitazioni per i minori.
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