domenica 20 agosto 2023

Hors normes (The specials - Fuori dal comune) - Olivier Nakache ed Eric Toledano

Bruno e Malik sono due amici che hanno un'associazione di volontariato che accoglie gli autistici che nessuno vuole.

il film, un po' commedia, un po' documentaristico, segue la vita degli educatori e dei ragazzi/e autistici, la fatica quotidiana, le difficoltà continue.

contemporaneamente c'è un'ispezione del Ministero della Salute che vuole punire l'associazione che non segue i protocolli ministeriali.

il problema è che tutti i casi sono unici, non ci sono regole generali, impossibile essere in regola secondo le astratte norme di comportamento.

un gran film, Olivier Nakache ed Eric Toledano sono una garanzia,e gli attori sono perfetti.

buona (autistica) visione - Ismaele


 

QUI il film completo, su Raiplay

 

 

Classico film che vale più di mille parole o convegni.

Ok, proporre un film con ragazzi autistici potrebbe non attrarre particolarmente, e sto usando schiettezza e un eufemismo, ma il dubbio passa in due minuti: i primi di questo film francese molto bello. Bastano insomma due minuti per venire catturati. Vincent Cassell nel film si occupa come può di ragazzi con problemi, e in definitiva seguiamo la sua vicenda, il suo punto di vista. Di una persona cioè che pensa chiaramente “sono cazzi”, ma non lo dice mai, anzi; accetta tutti i casi e dice che in qualche modo si farà, un modo si troverà. Lo spettatore è subito conquistato da questo approccio intelligente al film e alla questione: no pietismo no cazzate, ma problemi e vediamo un po’ come risolverli, che questi ragazzi comunque non si possono abbandonare. Poi chiaro, il film è una manifesta denuncia, troppo didascalica, anche, al sistema sanitario, il quale in definitiva il problema lo scarica su famiglie e associazioni, perché se devono badarci loro, prendono i ragazzi, li legano, li sedano, e ciaone. In Francia, almeno; da noi chissà. Nel film i protagonisti devono barcamenarsi sia con i ragazzi (facendo un ottimo lavoro), sia con gli ispettori, perché legge e burocrazia (soprattutto burocrazia) mal tollerano che qualcosa vada avanti senza burocrazia: l’associazione è certificata? Gli addetti sono diplomati? La supercazzola è prematurata? Tutte troiate, chiaro, ma il burocrate, anche per giustificare la sua esistenza, mal tollera la perdita di potere, o che qualcosa funzioni ma fuori dai rigorosi canoni prescritti o procedurati, spesso kafkianamente inutili e fini a sé stessi. Fatto sta che alla fine ci sarà la quadratura del cerchio, sia coi ragazzi che con i tristi ispettori, che magari faranno un bagno di realtà. Gran bel film, che se non battesse troppo sulla denuncia sociale (troppo, appunto), meriterebbe più del 7,5 che comunque darò. Il film è recuperabile su Raiplay, al cinema ha subito il destino ondivago di tutti i film usciti in piena pandemia. Piaciuto molto a critica e grande pubblico, e ti credo.

da qui

 

Sentito e doveroso omaggio agli operatori sanitari che spesso lavorano per la comunità e la protezione di emarginati e indifesi, osteggiati e ostacolati da burocrazia e interessi privati. Girato come un documentario, con un flusso di immagini che racconta efficacemente tante micro storie coinvolgenti pazienti, famiglie e operatori, un film essenziale e nello stesso tempo completo, in cui nessuna parte è fuori posto, con l’ultimo quarto d’ora letteralmente da antologia. Attori (tra professionisti e non) straordinari. Da vedere.

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A Parigi, due case-famiglia accolgono ragazzi autistici gravi respinti da ospedali e case di cura perché occuparsi di loro è dispendioso e richiede troppo impegno... Il film affronta un tema delicato con un approccio quasi documentario che, mentre solleva interrogativi pesanti sulla latitanza delle istituzioni, riesce a coinvolgere e commuovere senza mai cadere nel patetico o nel sentimentale ricattatorio. Bravi gli interpreti, molti dei quali non professionisti, ed eccezionale la prova di Cassel che si cala con grande sensibilità in un ruolo assai diverso degli abituali.

da qui

 

…La galleria di "tipi" sociali che hanno fatto le fortune di questa coppia di registi si arricchisce quindi di una sezione nuova, meno idealizzata e più ricalcata sulle sporcature della vita vera. Se i loro successi hanno finora richiesto scorciatoie non sempre facili da accettare, in nome di una scorrevolezza emotiva che blandisce il suo pubblico, The Specials attenua la formula, comunque assolutamente riconoscibile, grazie a una storia più urgente e un cast di personaggi all'insegna della diversità.

Alla guida del gruppo, Vincent Cassel affronta con successo un ruolo che lo affonda in giacconi e felpe anonime, con la kippah issata su una spazzolata di capelli grigi. Il suo Bruno, figura ispirata al fondatore dell'associazione "Le Silence des Justes" Stephane Benhamou, è un uomo dalla pazienza incredibile ma non infinita, che l'attore tiene a distanza dal banale pietismo con dei lampi di scoraggiamento (subito ricacciati indietro al grido del tormentone "non siamo lontani!") e con discese nella commedia (su cui Nakache e Toledano hanno il solito controllo totale).

Quello con Reda Kateb, altro caratterista esperto nel trovare note di grazia nella disperazione del quotidiano, è un buddy movie mancato ma suggerito, profondo a sufficienza da lasciar immaginare anni di trascorsi tra i due amici, pur se alle prese con traiettorie che si sfiorano, senza il tempo e l'energia di parlarsi troppo, che è poi il punto stesso del film.

Bruno e Malik, così come tutti i responsabili di organizzazioni simili, non fanno mistero di essere una soluzione imperfetta a un problema straripante, a malapena in grado di tenersi a galla ma imprescindibili per un sistema sanitario e di assistenza sociale che non saprebbe come sopperire alla loro assenza, e che deve dunque tollerarne le pratiche meno ortodosse. (in una delle scene più riuscite nella loro spontaneità, il gruppo organizza un quiz per ricordarsi le sigle della miriade di istituzioni francesi con cui dovrebbero interfacciarsi).

The Specials sa come trarre il massimo da entrambi gli aspetti, mostrando le inevitabili falle del sistema per generare materiale drammatico, e sfruttando i piccoli successi, tanto dei pazienti quanto degli istruttori, per "guadagnarsi" l'uso meticoloso di quei buoni sentimenti a cui pure non sa rinunciare.

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Bruno e Malik, uno ebreo e l'altro musulmano, gestiscono a Parigi, con pochi mezzi ma con dedizione assoluta, due organizzazioni no-profit tra loro collegate finalizzate alla gestione di ragazzi autistici gravi, rifiutati dalle strutture istituzionali. La coppia di registi Nakache/Toledano torna ad occuparsi di disabilità dopo Quasi amici, stavolta con un film di denuncia, autentico al limite del documentaristico, seppur venato di ironia e di grande umanità. Toccante e istruttivo, con un Cassel sorprendente.

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