giovedì 21 giugno 2012

Red State – Kevin Smith

inizia come una piccola avventura, si entra nel tunnel dell'orrore e della paura, si confrontano due estremismi totalizzanti, la conclusione è amara e disperante, vince la ragion di stato, perdiamo tutti quelli che guardano il film, dal tunnel, per noi, non sembra esserci uscita. 
merita - Ismaele


Rapido, adrenalinico, psicotico. E politicamente scorretto, come la verità manipolata e professata dal pastore Cooper e le risoluzioni discutibili della polizia federale disposta a tacciare di terrorismo i membri della setta pur di giustificarne l’eliminazione in massa. Un film che non fa sconti a nessuno, mettendo a confronto la lucida follia che si cela spesso dietro un’apparente normalità e la folle lucidità che può spingere le forze istituzionali a prendere decisioni estreme, non meno fondamentaliste del fondamentalismo che dovrebbero contrastare.
Nel suo film, che prende il titolo dalla contrapposizione tutta americana tra red e blue States, ovvero tra stati repubblicani e democratici, Kevin Smith prende in mano l’artiglieria pesante e cancella così la tradizionale divisione tra buoni e cattivi, invitando il suo pubblico a non abbassare mai la guardia. Mettendo insieme indimenticabili declamazioni della Bibbia a suon di proiettile e inquietanti omicidi efferati, con un lieve tocco di umanità affidata al grande John Goodman, alle prese con un personaggio in conflitto pieno di sfumature. Compreso un humor fulminante e irriverente che ricorda i fratelli Cohen e che fa di Red State un film di genere, impossibile da ricondurre sotto un’unica, soddisfacente etichetta.

è un’opera nichilista, cattiva e incredibilmente lucida, che non risparmia nessuno. neppure lo spettatore. è un’opera piccola così, ma ha cose davvero interessanti da dire…
Red State se da una parte pone l'indice su tutte le storture che possono derivare dai fanatismi religiosi e dai sedicenti predicatori in grado di creare delle vere e proprie sette, d'altra parte critica ferocemente anche la ragion di Stato che in nome della sicurezza nazionale passa come un rullo compressore su tutto e tutti.
Non importa che dentro ci siano bambini o prigionieri. Bisogna uccidere tutti e non avere testimoni. E questo è antiterrorismo o strage di Stato?
Forse in questo senso va letta l'ambiguità del titolo, oltre che del finale. Lo Stato Rosso è quello che impone la sua logica costi quel che costi.
Fa rima con dittatura fisica e ideologica…

2 commenti:

  1. più ci ripenso a questo film e più penso che in sede di voto sono stato troppo tirchio...

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  2. mi sa di sì, è un film che spiazza, che ha diversi registri, è politicamente scorretto e un John Goodman che è bravissimo:)

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