martedì 26 giugno 2012

Wendy and Lucy - Kelly Reichardt


bel film, Wendy fa davvero tenerezza, sembra la cuginetta di Chris/Supertramp, speriamo la vada meglio.
come fai a non fare il tifo per lei e il suo viaggio?
così sola e indifesa, ha l'amore di Lucy, dentro, il sogno del viaggio, fuga da una vita amara e triste, e la solidarietà della guardia notturna, l'unico che sembra capirla.
cercatelo, all'inizio sembra un po'così, poi non smetti fino alla fine, e magari ti commuovi anche - Ismaele


Lode alla bravura di Michelle Williams, che regge un'intera pellicola da sola, evitando di strumentalizzare la storia della protagonista e lavorando con piccole e naturali espressioni del viso. La Williams è il simbolo perfetto dello stile della pellicola. Asciutta, mai propensa a scenate fuori luogo, di un'umanità insieme combattiva e dimessa, incarna un carattere "normale", non idealizzato. Il lavoro psicologico è rimarchevole e anche la capacità di interagire con il cane non è forzata, ma sentita. La recitazione è di immedesimazione, ma fa percepire anche molto della personalità reale dell'attrice, avvezza ai film indipendenti e per nulla votata ad un'immagine di star. Il film è un piccolo squarcio di disperazione senza scene-madri, senza "buoni e cattivi", senza rimorsi o crudeltà vere. E' un film asettico nella sua accezione migliore, che sceglie la strada della naturalezza per riscaldare/raffreddare continuamente il cuore.

Parte adattamento (da un racconto di Jon Raymond, con cui aveva già collaborato in Old Joy) e parte autobiografia (anche se Reichardt disconosce qualsiasi identificazione tra lei e la protagonista) è la storia on the road di una ragazza (Wendy, interpretata da Michelle Williams) e della sua cagnetta (Lucy, quella vera di Reichardt, con cui la regista ha attraversato in macchina gli States scrivendo il film e cercando i luoghi dove girarlo). Le due, a bordo di un'Honda rosso scuro, sono dirette in Alaska (come il ragazzo di Into the Wild), frontiera mitica dove Wendy spera di trovare lavoro. Lungo il loro percorso, camminate e giochi nella foreste fino a tarda notte, l'incontro con un gruppo di ragazzini homeless che vivono lungo i binari del treno e si scaldano alla fiamma di un fuoco. In effetti la parte di «viaggio» finisce presto, quando la macchina di Wendy si rifiuta di partire dopo una notte trascorsa nel parcheggio di un supermercato, vicino a un benzinaio e a una rimessa…

Per la compagna la giovane farebbe qualunque cosa, anche rubare, anche andare in prigione, anche mentire;  e il prodigarsi di questa “pia mater” moderna stride con la durezza e la crudeltà della vita rappresentata dalla regista. I soldi che mancano, la notte passata all’addiaccio in contatto con quella Natura, benigna di giorno in compagnia di Lucy, matrigna quando si è soli e impauriti, sono emblema dell’America perduta, che non dà aiuto a quelli come Wendy:  tanto è benigna con i vincenti quanto è matrigna con i perdenti.  Kelly Reichardt costruisce un’opera lineare, pulita, che si modula incredibilmente sul “moaning” di Wendy, “colonna sonora” dell’intero film, lamento da cui è difficile separarsi;  la regista racconta una vicenda semplice -- resa unica e speciale -- di una guerriera che combatte contro i suoi mulini a vento, facendo anche però il ritratto dell’America che non conta, che è in preda alla crisi economica, e dell’Umanità che non si lascia travolgere da niente e da nessuno.

Lo stato d’animo di Wendy è messo a dura prova dalle irrimediabili condizioni dell’automobile e dalla pesante assenza di Lucy. Stravolta dalla sfortunata serie d’eventi, la protagonista trova conforto soltanto nell’amicizia con un anziano poliziotto che si rivela gentile e teneramente comprensivo nei suoi confronti. La solitudine ricercata dal personaggio tramite l’allontanamento dal suo paese d’origine trova un’allucinante e avvilente prospettiva nella situazione creatasi nella “tappa forzata” del viaggio: in preda all’inquietudine Wendy telefona alla sorella ma la lontananza affettiva è ben più incolmabile di quella chilometrica. L’affetto di Lucy è l’unico sentimento che rincuora l’animo della sua padroncina e quest’ultima è talmente legata al cane da non poterne fare a meno…

9 commenti:

  1. Concordo in pieno con la prima recensione che hai postato. E aggiungo: la Williams sta diventando una delle mie attrici americane preferite.

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    1. Michelle Williams è bravissima, sta facendo film belli, questo è quasi tutto sulle sue spalle, non parla molto, il viso dice tutto

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  2. ce l'ho da un sacco di tempo ma chissà perchè non mi sono mai messo a vederlo...ora la visione è obbligatoria!

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  3. Wendy resiste contro tutte le sfortune che la colpiscono, da prima e chissà per quanto, non ti deluderà, anzi, ti conquisterà, un film piccolo che resta dentro, vedrai.

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  4. gran bel film, semplice ma efficace, tocca il cuore.

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  5. ti chiedi dove sarà Wendy, speriamo le vada bene:)

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  6. E la cosa che ti inquieta è che la stessa guardia sembra agire in modo robotico, come gli fa spostare la macchina così gli presta il cellulare o gli dice frasi d'aiuto ma banali. Sembra un mondo in cui non si pensa ma ci siano tutte azioni e frasi prestabilitie

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  7. sembra un mondo di rassegnati, nessuno vuole qualcosa veramente

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