lunedì 25 giugno 2012

Yella – Christian Petzold

una storia che è e può essere stata, uno sguardo sull'economia di rapina, una donna in fuga, un film geometrico direi, ma non manca di fascino.
mi è piaciuto - Ismaele


La vita sognata ha le sue durezze e la giovane donna non nega certo al suo talento anche le forme estreme del ricatto. Tutto però sembrerebbe andare per il meglio se non fosse che di tanto in tanto Yella sente all'orecchio strani rumori che la turbano e turbano lo spettatore, messo su una lunghezza d'onda diversa dal quella di un piano racconto realistico. Qualcosa di misterioso e inquietante si insinua a poco a poco mettendo a disagio lo spettatore (grazie anche alla fascinosa e ambigua interpretazione di Nina Hoss, apparentemente distaccata da tutto quello che succede). Ma chi è davvero Yella e chi Philipp, al di là di apparenze troppo corrispondenti ai desideri per essere vere? Il terreno si fa sempre piú scivoloso e l'ansietà crescente dello spettatore troverà solo alla fine una risposta: quando, riprendendo la scena dell'incidente nel fiume, la macchina da presa allargherà il campo ai soccorritori che metteranno a terra i corpi della ragazza e del marito e li ricopriranno pietosamente con il telo per i cadaveri. Fantasmi anch'essi, dunque, Yella e Philipp hanno avuto soltanto una vita virtuale, il loro incontro è stato una delle infinite possibilità che il destino avrebbe potuto, ma non ha voluto, assegnare loro.

Yella is a reserved young woman with unrevealed depths of intelligence, larceny and passion. Their gradual revelation makes this more than an ordinary thriller, in great part because of the performance of Nina Hoss in the title role. Soon after we meet her, she's followed down the street by her former husband, Ben, who will stalk her throughout the film. Partly to escape him, she leaves her town in the former East Germany and goes to Hanover to take a job.
Her mistake is to accept a ride to the train station from him. He declares his love, accuses her of betrayal, moans about his business losses. "What time is your train?" he asks. When she says "8:22," he knows her destination. Shortly afterward, he drives his SUV off a bridge and into a river. Miraculously, they escape.

Ce film allemand, récompensé par le prix d'interprétation féminine au festival de Berlin d'il y a deux ans, a beau dater d'avant la crise économique, qui préoccupe tant l'actualité depuis quelques mois, il n'en reproduit pas moins l'état d'esprit d'une manière fort probante. Le personnage principal y avance à vue de nez, dans un mouvement perpétuel de perte des certitudes. Le malaise qui s'installe dès le départ - lorsque Ben poursuit Yella pour lui signifier à quel point elle lui manque, alors qu'elle lui indique sèchement qu'elle préfère garder ses distances -, ne se dissipe jamais tout à fait. Il est certes perturbé à intervalles réguliers par des revirements surprenants. Mais dans l'ensemble, il devient assez vite clair que Yella s'engage sur une spirale descendante, depuis laquelle la rédemption est de plus en plus difficile à atteindre…

Laddove l’opera di Petzold scade decisamente, arrivando in più occasioni a sfiorare il ridicolo, è invece nell’impianto narrativo; qui non solo non funziona minimamente l’analisi della psicologia della protagonista – a cosa si deve quello scarto improvviso verso il sentimento di maternità e vita familiare, quando fino a un istante prima eravamo davanti a un cinico mostro freddo e spietato? –, ma viene a crollare l’intera struttura allorquando il regista e sceneggiatore si addentra nei meandri della metafisica. Voler trasformare un’analisi della società occidentale in una vaga e patetica storia di fantasmi è non solo operazione prevedibile (e vi sfidiamo seriamente a cadere nel trabocchetto lanciato da Petzold) ma anche infruttuosa e, il che è decisamente più grave, terribilmente comoda.
Arrivato al punto di rottura, allo scarto decisivo, il quarantasettenne regista tedesco fa improvvisamente quattro o cinque passi indietro, e si assesta dalle parti di un prodotto mainstream per spettatori dalla bocca buona. Il che andrebbe anche bene, per carità, se solo il tutto fosse gestito con coerenza e partecipazione. Al contrario 
Yella ci appare come un progetto estremamente ragionato, che non ha neanche il coraggio di eliminare le sue fastidiose scorie intellettuali. Alla fine anche noi, come l’omonima protagonista della pellicola, ci ritroviamo sul greto del fiume, stremati. ..

After a horrific final encounter with Ben, Yella stumbles into a strange new job with a man who befriends her in a hotel restaurant: Philipp (Devid Striesow). He is a species of forensic accountant employed by a venture capital outfit whose job it is to scan the books and quiz the executives of those businesses who want his company's investment. Yella, a trained accountant, comes along with Phillipp, and is schooled in the psych-out and gamesmanship techniques that he uses in meetings: when to look the executives in the eye, when to pretend to be studying her laptop, when to pretend to whisper urgently in his ear. The sexual tension between Yella and Phillipp builds, assisted by Yella's discovery that Phillipp is playing a very dangerous game with the privileged information he is getting: building back-channels of corruption and even blackmail to bankroll his own personal and highly suspect financial plans.
It is a world of workaday commerce, and identikit business hotels: Yella intends at the beginning of the movie to work for a company making steering modules for Airbus. Yet the sheer, industrial ordinariness of it all has something perversely sexy and is a coolly effective counterpoint to Yella's psychological tumult and her uneasy sense of ill-omen. Petzold's resolute control and steady, shrewd gaze, on scenes unfolding under huge, featureless Northern European skies, establish an atmosphere of agoraphobic menace: a sense of exposure to something just behind an innocuous-seeming horizon…

2 commenti:

  1. Yella è il nome della bambina di "Alice nelle città" di Wenders: Yella Rottländer. Olandese, se non sbaglio: poi non ha più fatto l'attrice, appare solo in "Così lontano così vicino"
    Lo scrivo perché mi immagino già certe battute da radiodeejay e simili..

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  2. immagino possa essere un omaggio

    e credo vedrò altro di Petzold, è bravo.

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