un film di sguardi, distanze, (poche) parole, grandissimi i due attori, bellissima la frase «I talenti sanno quando fermarsi».
non privatevene - Ismaele
…La trama entra nel vivo quando
la giovane donna entra in contatto con Martin (interpretato dal noto attore
irlandese Stephen Rea de La
moglie del soldato), vedovo di mezza età. Quest'ultimo è un uomo
sofisticato e solitario che vive in una casa di campagna ben attrezzata ma
molto isolata (Antoniak ha girato nella casa di Oscar Wilde). La giovane donna,
dapprima irritata dalla gentile ma profusa attenzione che lui le rivolge – più
per cortesia che per bisogno – comincia a sorridere quando l'uomo le propone di
lavorare per lui in cambio di vitto e, successivamente, di alloggio (visto che
lei dorme in una piccola tenda piantata nella landa).
Martin vive nel comfort in tutte le sue forme; possiede una vasta collezione di dischi di musica classica, di libri e di generi alimentari di lusso, che rimandano tutti alla civilizzazione, e quindi all'interazione umana. Tuttavia, pur godendo di questi beni così come della compagnia della giovane protagonista, sembra del tutto felice quando è solo.
Antoniak sviluppa la relazione tra questi due personaggi attraverso la rappresentazione sottile delle differenti forme di solitudine che si riconoscono a vicenda: la solitudine di lei è stata forse brutalmente imposta come schermo protettore contro gli eventi del passato; la solitudine di lui ha più a che fare con una stanchezza del mondo che lo ha pervaso poco a poco a forza di vivere in campagna, e con la sua decisione di non risposarsi…
Martin vive nel comfort in tutte le sue forme; possiede una vasta collezione di dischi di musica classica, di libri e di generi alimentari di lusso, che rimandano tutti alla civilizzazione, e quindi all'interazione umana. Tuttavia, pur godendo di questi beni così come della compagnia della giovane protagonista, sembra del tutto felice quando è solo.
Antoniak sviluppa la relazione tra questi due personaggi attraverso la rappresentazione sottile delle differenti forme di solitudine che si riconoscono a vicenda: la solitudine di lei è stata forse brutalmente imposta come schermo protettore contro gli eventi del passato; la solitudine di lui ha più a che fare con una stanchezza del mondo che lo ha pervaso poco a poco a forza di vivere in campagna, e con la sua decisione di non risposarsi…
…Sul finire del film è detta una frase
leggibile come precetto stilistico dell’opera: «I talenti sanno quando
fermarsi». E la Antoniak costruisce il proprio lavoro isolando una manciata di
attimi decisivi, dilatandoli e rivelandoci tutta la loro complessa e
stratificata banalità. Visioni parziali, scorci di quelle Vite che non verranno
mai rincorse in lunghissime digressioni. La sua attenzione è concentrata su
eventi minimi, descritti però con una tensione crescente, come se qualcosa di
speciale dovesse succedere da un momento a l'altro. E quello che accade è che
l’uomo e la donna trasformano la solitudine che segna la loro esistenza in
solidarietà, mutuo sostegno reciproco, solo che tutto ciò si verifica non per
mezzo d’un evento scatenante ma attraverso la sommatoria di piccoli gesti
infinitesimali. Sentimenti sempre in divenire e mai già divenuti, senza nessuna
pretesa, da parte dell’autrice, di “spiegare”, preferendo, invece, aprirsi
all’immenso potenziale nascosto dietro ad una singola scelta, ad un pensiero
futile, ad un unico accadimento isolato…
…La Antoniak, anche autrice della sceneggiatura, ha il
grande merito di una scrittura sorprendente, che ci fa empatizzare con i
protagonisti grazie a tocchi di inaspettata e sottile ironia, aspetto che rende
i personaggi straordinariamente umani e ricchi di emozioni. Importante il
contributo dei due attori protagonisti: l'irlandese Stephen Rea dimostra ancora
la sua bravura (che purtroppo abbiamo sempre meno occasione di vedere), mentre
la vera sorpresa è l'olandese Lotte Verbeek, un talento selvaggio e algido che
ci piacerebbe rivedere sul grande schermo.
E la natura del Connemara regala a "Nothing personal" un'atmosfera burrascosa e impervia, che sembra mossa dalla stessa intima e istintiva curiosità che fa muovere i personaggi…
E la natura del Connemara regala a "Nothing personal" un'atmosfera burrascosa e impervia, che sembra mossa dalla stessa intima e istintiva curiosità che fa muovere i personaggi…
…Conclusa la visione di Nothing Personal (2009) non bisogna cadere nel tranello
“della storia d’amore” poiché questo film non fa parte di tale categoria.
L’amore, comunque reso in una veste contenuta e dignitosa, è la conseguenza di
un altro fatto che precede il sentimento: quello del conoscersi, della
curiosità umana che si cerca di sottacere non riuscendoci, del bisogno
bowlbiano di sentire calore.
Ciò che si forma è perciò un procedimento che porterà la ragazza da una tenda dispersa fra le terre brulle accanto all’uomo: prima nella stessa casa e successivamente nello stesso letto. Tuttavia non ci sarà mai una palese manifestazione del sentimento, l’unico atto che si potrebbe definire amorevole è ripreso nel dettaglio di due mani che timidamente si sfiorano fino ad unirsi con tutta quella forza che la lontananza non li ha ancora levato...
Ciò che si forma è perciò un procedimento che porterà la ragazza da una tenda dispersa fra le terre brulle accanto all’uomo: prima nella stessa casa e successivamente nello stesso letto. Tuttavia non ci sarà mai una palese manifestazione del sentimento, l’unico atto che si potrebbe definire amorevole è ripreso nel dettaglio di due mani che timidamente si sfiorano fino ad unirsi con tutta quella forza che la lontananza non li ha ancora levato...
…La regista e
sceneggiatrice polacca Urszula Antoniak, qui all'esordio sulla lunga distanza
dopo una gavetta fatta di cortometraggi e serie tv, nulla spiega in concreto
sui trascorsi di questi due personaggi in cerca di anonimato, ma ne suggerisce
personalità e caratteri attraverso sguardi e gesti impercettibili, tramite
particolari all'apparenza insignificanti: arricchito da una colonna sonora che
dalla lirica di Schubert e Mozart spazia fino al country americano di Porter
Wagoner e Patsy Cline o al folk rock irlandese dei The Saw Doctors, Nothing
Personal è un film
toccante ed etereo, fatto di poche parole e d'azione sospesa, di lievi inattese
spruzzate di caustica ironia, di sentieri ispidi e folate di vento, in cui
accanto al mestiere del sempre affidabile Stephen Rea ed alla bellezza
selvatica della sorprendente Lotte Verbeek, ad assurgere al ruolo di vera e
propria terza protagonista è l'atmosfera riottosa ed austera del Connemara,
perfettamente servita dalla fotografia densa, scura, ma attenta alle tonalità
calde, di Daniel Bouquet.
Sì, ne conservo un discreto ricordo. Più che altro per gli attori e il paesaggio, due aspetti che si completano tra loro.
RispondiEliminail paesaggio del Connemara fa la sua figura, un bravo attore.
RispondiEliminae poi è un film che non ha bisogno di urlare, sussurra.