forse è tagliato con l'accetta, ma è un film che vuole colpire, e ci riesce.
bravissimo Antonio Catania, un eroe dei nostri tempi, del "vorrei, ma non posso".
un film che merita - Ismaele
…E' un film importante perchè finalmente si capisce che l'Italia non è il paese di Bengodi per quelli che arrivano da fuori via terra o via mare. La giovane prostituta raccattata per pietà come un cane randagio arriva a sfiorare il paradiso con un dito appena prima di ricevere un biglietto ferroviario di sola andata per il ritorno al suo inferno personale, nelle mani di chissà chi.
E tutto questo è causato dalLa bella gente ipocrita che l'ha soccorsa e che non si fa problemi a ricacciarla da dove è venuta…
…eccola l’ipocrisia di cui narra De Matteo
nascosta nei cinquantenni Susanna e Alfredo, i protagonisti del suo film,
psicologa lei, architetto lui, buone letture, vita agiata, bella tenuta nella
campagna umbra. Susanna - una Monica Guerritore molto nella parte - quando vede
una giovanissima prostituta (Victoria Larchenko) umiliata e picchiata sul
ciglio di una strada decide di salvarla portandosela a casa.
La convince a fidarsi, ma quando la ragazza comincia incredula a ambientarsi nella nuova casa, a vivere «normalmente», e il figlio della coppia, Elio Germano, si invaghisce di lei, l’equilibrio salta. «Può questa tranquilla famiglia mettere a repentaglio tutto le sicurezze che ha costruito negli anni per rispettare quelli che vanta come suoi ideali?», si chiede il regista. La sua risposta è no. La ragazza come niente ridiventa una persona scomoda, il figlio la scarica, agli occhi di tutti torna a essere una prostituta da allontanare velocemente…
La convince a fidarsi, ma quando la ragazza comincia incredula a ambientarsi nella nuova casa, a vivere «normalmente», e il figlio della coppia, Elio Germano, si invaghisce di lei, l’equilibrio salta. «Può questa tranquilla famiglia mettere a repentaglio tutto le sicurezze che ha costruito negli anni per rispettare quelli che vanta come suoi ideali?», si chiede il regista. La sua risposta è no. La ragazza come niente ridiventa una persona scomoda, il figlio la scarica, agli occhi di tutti torna a essere una prostituta da allontanare velocemente…
…Descrive,
con acume, non un’analisi politica, ma una amarissima radiografia sociale che
denuncia coscienziosamente (e in modo decisamente didattico) uno dei mali
peggiori del nostro tempo, l’individualismo. Come ha tenuto a sottolineare il
regista, il suo intento non è sottolineare l’ipocrisia della sinistra
neoborghese, ma il pessimo andazzo di gran parte del ceto medio italiano, tutto
concentrato a conservare una solidarietà “di facciata” effimera e vana,
indispensabile per conservare il proprio status symbol e non certo mossa da
autentica generosità.
I difetti
più fastidiosi, d’altro canto, sono tutti concentrati in una sceneggiatura
zeppa di stereotipi e non priva di brutture e sbavature. I personaggi, più di
ogni altra cosa, sono disegnati con una indubbia dose di superficialità un po’
manichea che non permette allo spettatore di inserirsi fino in fondo nella
realtà narrativa del film. A questo, poi, non collaborano nemmeno gli
interpreti che si prestano in performance estremamente schematiche e per niente
efficaci (Monica Guerritore non s’era mai vista così rigida). Si salva, forse,
solo un Elio Germano abbastanza convincente nei panni di un trentenne odioso,
viscido e viziato.
“La bella
gente”, indipendentemente dai suoi pregi e difetti, è un’opera sicuramente
dignitosa e non meritava il pessimo trattamento che ha ricevuto da parte delle
tiranniche case di distribuzione italiane che non perdono occasione per
dimostrare un’intollerabile indisposizione per tutti i prodotti indipendenti e
semi-indipendenti che, non rientrando nei loro circuiti, non hanno nessuna
possibilità d’emergere...
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