il film si svolge in un ex manicomio e tutti i personaggi ne vengono colpiti.
la storia somma elementi per tutto il film e alla fine, forse, si risolve tutto.
merita di sicuro - Ismaele
La sofferenza umana, gli
esperimenti, il dolore dei malati, le possessioni, gli abusi impregnano l’aria,
i corridoi, il buio, il vuoto, i muri di un vecchio ospedale psichiatrico
abbandonato, nei pressi di Boston. Una squadra di cinque operai della Hazmat
Elimination Co. vince l’appalto per alcuni lavori (da completare in pochissimi
giorni), preliminari alla ristrutturazione del manicomio. Lo stress della
scadenza, le debolezze psicologiche e i problemi irrisolti dei cinque
protagonisti accentuano lavulnerabilità del team e innescano l’orrore. Tra
presente e passato. Tra architetture inquietanti e labirinti mentali. Brad
Anderson e il suo cast di attori (eccellente la performance di Peter Mullan)
costruiscono una suspense densa ed efficacissima, sollecitando il versante
emotivo e intellettuale del genere. Un ottimo esempio di “old style” horror che
maneggia, con competenza, la pazzia, i luoghi e i corpi.
… Passato quasi del tutto inosservato dal pubblico e
girato con un budget limitato, Session 9 è uno di quei rari film horror che
riesce a spaventare lo spettatore dall’inizio fino alla fine senza quasi mai
annoiare. Non ci sono effetti speciali, non ci sono mostri né serial killer on
the loose. C’è soltanto un edificio abbandonato che esiste realmente, il Bonner
Medical Building di Danvers, e le sue stanze piene di tristi ricordi di
un’epoca andata. Quello e poco altro. Ma quel poco che c’è si incastra magicamente
costruendo un puzzle diabolico e disturbante, in grado di accalappiarsi la
nostra attenzione e, al momento opportuno, anche di giocare con le nostre paure.
Mentre la storia si apre in maniera lineare e fluida, l’accadere degli eventi innesca una trama fitta, densa di colpi di scena, saltando da un personaggio all’altro. Una scelta narrativa indispensabile per creare suspense e per delineare il profilo emotivo dei protagonisti, ma che finisce per confondere lo spettatore verso la fine del film, dove l’intreccio si snoda in una parabola ascendete di orrore. Un orrore di cronaca fin troppo attuale, che inchioda alla poltrona e disturba lo spettatore nella sua perversa e ineluttabile determinazione...
Mentre la storia si apre in maniera lineare e fluida, l’accadere degli eventi innesca una trama fitta, densa di colpi di scena, saltando da un personaggio all’altro. Una scelta narrativa indispensabile per creare suspense e per delineare il profilo emotivo dei protagonisti, ma che finisce per confondere lo spettatore verso la fine del film, dove l’intreccio si snoda in una parabola ascendete di orrore. Un orrore di cronaca fin troppo attuale, che inchioda alla poltrona e disturba lo spettatore nella sua perversa e ineluttabile determinazione...
… Session 9 è capace di scavare nella psiche dei suoi
protagonisti, e facendo questo scava anche in quella degli spettatori. I cambi
di prospettiva sono molteplici, e si arriva agli ultimi cinque minuti della
pellicola col timore di essersi persi qualche dettaglio importante e di non
aver capito nulla. Ed invece no, perchè è tutto lì davanti, viene spiegato
tutto e tutto appare credibile e follemente lucido nella sua parziale ed innata
irrazionalità. Un capolavoro, dunque? No, perchè a ben pensarci si tratta di
una vicenda dai connotati derivativi e risalenti al classico Shining diStanley Kubrick: il personaggio con problemi psichici ed il costante ed
inesorabile aggravarsi delle sue condizioni, ed un luogo le cui mura sono
imbevute di storie macabre, iniettate di dolore e follia…
questo è un cultissimo da vedere e rivedere...
RispondiEliminaintanto l'ho visto, e mi sembra che si possa rivedere, non annoia per niente...
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