domenica 3 giugno 2012

Cave of forgotten dreams - Werner Herzog

un viaggio nel nostro passato, un regalo bellissimo per chi può vedere il film in 3D (finora per me l'unico film in cui il 3D fa la differenza), immagini e musica sono un tutt'uno, un'emozione da non perdere - Ismaele


Rileggendo il titolo verrebbe da chiedersi: abbiamo dimenticato dei sogni? Abbiamo il linguaggio per interpretarli e narrarli, abbiamo la tecnica per riprodurli, davvero ci manca qualcosa? Forse abbiamo dimenticato la dimensione del sogno più che i sogni stessi. Quella dimensione che Herzog aggiunge con il 3D alle due della rappresentazione cinematografica classica: una dimensione altra, fuori dalla nostra, quella dimensione che, attraverso e attraversando l'immagine, gli uomini di 35mila anni fa ritraevano sulle pareti delle caverne. 
La Chauvet Cave si pone fuori dal mondo, pur essendone circondata, e diventa una sorta di "capsula temporale" in cui la storia lineare non entra, cosicché possa riprendere il flusso del tempo, senza inizio né fine, con un moto sussultorio simile a quello delle pieghe baroccheggianti della caverna. Herzog suppone che l'antico artista che ha dipinto gli animali abbia sfruttato l'ondulazione della roccia per conferire alle figure l'illusione del movimento, come a voler rendere una sorta di proto-cinema. Non sappiamo se sia così, di sicuro viene messa in discussione la coincidenza fra staticità dell'immagine e la sua conseguente eternità immobile nel tempo…

…Qualcosa di inafferrabile si staglia tra le spiegazione degli scienziati seguiti da Herzog: storici, storici dell'arte, archeologi che accompagnano con le loro teorie alla comprensione e alla spiegazione dei dipinti, ma senza scalfire nemmeno lontanamente il senso di ciò cui ci troviamo di fronte. Un senso esile e inafferrabile che sfugge rimanendo latente nell'oscuro fondo degli abissi del tempo resterà il segreto di quegli invisibili protagonisti di "Cave of Forgotten Dreams", quegli uomini che tracciando le traiettorie dei proprii sogni sulle pareti della grotta Chauvet divengono le più enigmatiche figure che il regista abbia mai inseguito. Se Kubrick vedeva nascere l'uomo nel dare la morte attraverso uno strumento Herzog lo vede nel creare arte attraverso uno strumento. Incubi e sogni perduti che si confondono nell'immaginario: basta un osso animale, una pietra appuntita, un bastone semi incenerito tanto per tracciare segni di vita quanto per spegnerne una…

…in this film 3-D isn't just a gimmick -- the process actually pays off. Of course I'd seen 2-D pictures of Chauvet Cave, but until seeing this film I'd never understood how much the walls of the cave undulate, and more important, how the paintings take advantage of all those curvy surfaces. The muscles of the lion ripple with the cave walls; the body of the bison is placed perfectly so that as the rock turns at a sharp angle, the animal's head can be drawn to face the viewer -- in 3-D the cave seems miraculously to come to life.

Chauvet Cave was discovered in 1994 and for a time the public could visit. But it soon became apparent that human intrusions were changing the atmosphere of the cave, as mold began growing on the walls, and the precious art that had survived in pristine peace for thirty millennia was being threatened. Now the French government has wisely, blessedly closed the place to the public. Herzog and his crew were allowed to enter only for a limited time with limited gear, and from the sound of it this filmed record may be the best we'll see for quite a while.

I was fascinated by the whole thing and I wish I had a way to thank Werner Herzog personally for taking me to a magical place I regret I'll never be able to visit. I think that theme park they're planning to build nearby -- the one at which they'll recreate the cave for tourists -- probably wouldn't do much for me. This film, though, was a very welcome, quite unforgettable experience.

The Chauvet cave is a lost cathedral, and Herzog's film responds with subdued passion to its profound mystery. Human beings are relatively absent from the pictures, indicating, perhaps, a sublime lack of self-awareness in this prehistoric artistry, although there is a representation of the human female form in apparent sexual congress with an animal. Were these paintings made in a secular artistic spirit – or were they part of a religious ritual? Or are both these "artistic" and "religious" dimensions subservient to something else, some third aspect that has been effaced by time and is utterly beyond our wit to guess at?
Herzog canvasses a range of opinion from the various experts who are allowed down there with him: paleontologists, archaeologists, art historians and even a perfume specialist, who speculates about the smells of resin and wood that might have prevailed back then. To these comments, Herzog adds his own sense of wonder and existential shock. He also finds a tiny stratum of dry comedy…

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