Touki Bouki (Il viaggio della iena) - Djibril Diop Mambéty
in una Dakar confusa, dopo la colonizzazione, senza che sia cambiato troppo, vita di città e vita di campagna di confondono, l'amore di Anta e Mory, in un mondo che non li capisce e non si capisce.
film così non si vedono spesso e questo ne vale la pena - Ismaele
Con le prime immagini del film si riesce a fare un
doppio catalogo di opposti africanismi: da un lato la frenesia irrequieta
giovanile tesa a rompere con le tradizioni e usare lo studio come emancipazione
(Anta, la studentessa androgina viene subito mostrata nella sua
contrapposizione alle donne dedite a vendere coloratissime merci in mezzo a un
vocìo sul quale si erge il muezzin), dall´altro le mucche al pascolo con le
loro lunghe corna ed il bucolico suono di un flauto, disturbato dall´irrompere
della moto di Mory, il quale ha preservato la caratteristica delle corna, ma
collocandole sul manubrio del mezzo meccanico. Questo aspetto può apparire
simbolico, perché il cinema di Mambety cavalca la nouvelle vague come Mory fa
con la sua moto, aggiungendo i sapori senegalesi: le bestie al macello ed il
gusto non sadico di mostrare i fiotti di sangue lo accomunano a molto cinema
del continente nero, che in questo modo simbolizza la condizione delle
popolazioni africane, mantenendo il contatto con la forza terribile della
natura, lì con più forza palesata…
… Lo scherno verso il colonialismo raggiunge vette
di sarcasmo nei confronti di una coppia di insegnanti francesi, a cui Mambety
affida la declamazione di luoghi comuni del colonialismo di sinistra
nell´intento di legittimarsi…
Disorienting and at times even a bit schizophrenic,
this is an extraordinarily vibrant, pulsating, and eccentric film. Comparisons
to the anarchic, jumpy, free-associative style of the French New Wavers are not
far off, but there's something much more erotic and carnal in the film's
playfulness.
The story of self-assured college beauty Anta
and her fella - Mory the motorcycle-riding herdsman - starts in Dakar and
wistfully wanders toward Paris, the seemingly unattainable city of their
dreams. Their get-rich-quick schemes and the breezy, colorful manner in which
they unfold are funny and inspired…
The 1973 Senegalese movie "Touki Bouki"
(Hyena's Journey in Wolof; the movie has also appeared in English under the
title "City of Light," indexing the metropole for the former French
colony) has the reputation for being the first indigenously African
experimentalist movie. It seems surrealist in more than the usual loose sense
of that label, which would count as a French influence (for those touting up
scores for indigeousness). The musical soundtrack is more French than African, too (counting the American-born Josephine Baker who was a sensation in
Paris and whose singing used in the movie was in French)…
Le
Voyage de la hyène est construit sur l'imbrication
d'un traitement réaliste (plusieurs séquences sont tournées sur le vif par
Mambety et l'essentiel du film est filmé dans la rue) et d'un traitement
onirique et mental. Il n'y a pas de différence de niveau, les deux registres
sont mis à égalité, ils se mêlent, s'interrogent, se répondent par des effets
de montage quasi expérimentaux. Le film est ainsi très ancré dans la réalité du
Sénégal, avec des images des quartiers de Dakar et de la vie de ses habitants
que l'on a peu l'habitude de voir. Cet effet documentaire repose aussi sur le
jeu très naturel des comédiens, Mambety - qui a pourtant fait ses classes
d'acteur sur les planches du Théâtre Sorano - choisissant en effet de faire
tourner des non professionnels qui tous se révèlent parfaits, totalement portés
par leurs rôles. La
grande force du film est d'ensuite transcender ce matériau réaliste par une
mise en scène qui va se déployer autour de l'intériorité des personnages,
l'aspect documentaire se trouvant malmené, questionné, transformé par la vision
qu'ont Mory et Anta de leur pays…
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