giovedì 21 giugno 2012

Wichita – Jacques Tourneur

un western strano, per quei tempi, era il 1955, e molto bello.
Wyatt Earp è uno tranquillo e ragionatore, bella sceneggiatura e ti dispiace che duri solo 81 minuti, ma ne valgono la pena - Ismaele


Bellissimo western di Tourneur. Gli anni di apprendistato di Wyatt Earp a Wichita prima di andare nella famosa Dodge City dove avverrà la storica sfida all'Ok Corral.
Earp è uno dei personaggi mitici del vecchio west: uomo integerrimo e tutore intransigente dell'ordine. Ha ispirato molti film (il migliore rimane il capolavoro di John Ford "Sfida infernale"), di cui questo è senza dubbio uno dei più riusciti.
La vicenda viene narrata in modo serrato; gli attori sono perfetti... e alla sceneggiatura lavorò Sam Peckinpah. Cosa si vuole di più?

Wyatt Earp (McCrea) arriva a Wichita (Kansas) e accetta controvoglia di fare lo sceriffo, ma nell'adempimento dei suoi compiti si inimica i notabili locali che assoldano sicari per eliminarlo. Dopo una serie di rovesciamenti di campo e di conflitti a fuoco, Earp si sposa e parte verso Dodge City, un'altra città "da ripulire". Penultimo dei 6 western di Tourneur, e uno dei suoi migliori: sdrammatizzato, pur nella complessità dell'intrigo (scritto da Daniel B. Ullman), affollato di personaggi, sobrio nel suo rifiuto del manicheismo e puntato sulla descrizione di un ambiente più che sull'esaltazione dell'eroe che, come spesso succede nel cinema di Tourneur, conta per la sua dignità: ruolo che si addice a McCrea e alla sua calma un po' malinconica…

Jacques Tourneur's first and best film in CinemaScope (1955) is also one of his strangest westerns, though the basic materials--from the Tex Ritter theme song to the Daniel B. Ullman script, in which Wyatt Earp (Joel McCrea) becomes the reluctant marshal of Wichita--are pretty standard, as is the secondary cast. What Tourneur brings to the story is both visual and metaphysical: distinctive compositions, sets, and interplay between background and foreground; shockingly abrupt and arbitrary violence from raucous cattlemen; an eerie sense of Earp as an angel of death who, like the villains he sets out to disarm, can't act otherwise or escape his destiny; and an interesting commentary on capitalism whereby the hero upsets the town's leaders by outlawing all firearms except his own, which is bad for business.

For that matter, few other Westerns can touch the raw nerve and intensity of this film. It forces us to look at the ambiguity of enforcing the law in America. It goes right to the heart of the fear over crime that still prevails in a country reeling from too much crime and trying to get its act together while confused about how to make the law work without turning the country into either a police state or working only to the advantage of the business community or becoming so wishy-washy it satisfies only the criminal element…

4 commenti:

  1. Tourneur l'ho seguito poco, ma è il regista di Il bacio della pantera, un film così mica si improvvisa!
    Un altro che mi manca, ogni tanto me ne viene in mente uno...

    RispondiElimina
  2. non è John Ford, non è Sergio Leone, è abbastanza diverso, mi sembra.

    come dice Troisi: " Io che leggo sono uno, loro che scrivono sono un milione, come faccio a starci dietro?"

    RispondiElimina
  3. Non l'ho mai visto, però adoro Tourneaur... i suoi film hanno sempre qualcosa che colpisce. Lo metto senz'altro nella playlist delle cose da vedere...

    RispondiElimina
  4. è davvero particolare, ha la sensibilità di un (nuovo)western degli anni '90, solo che l'ha fatto nel 1955.
    ha i ragione, qualcosa la recupererò anch'io

    RispondiElimina