domenica 7 luglio 2024

Deadpool - Tim Miller

un film di supereroi per ragazzini, niente di memorabile.

buona (senza troppe aspettative) visione - Ismaele

 

 

 

Un personaggio in fondo minore, sincretico e derivativo già nella sua connotazione fenotipica: look da Spiderman, assenza di pietà da Punitore, poteri da X-Man e humour da nerd sboccato, Deadpool è un corollario di qualcosa che già esiste, un'appendice. Come a dover ribaltare questo handicap la trasposizione cinematografica diretta da Tim Miller si fa strada a colpi di fracasso esibizionista, come il più spavaldo e molesto degli invitati a una festa, che sceglie in fondo solo una via un po' più bizzarra del quarterback della squadra di football americano per ottenere lo stesso scopo, ossia le attenzioni delle fanciulle.
Fuor di metafora il target di Deadpool resta maschile, ma al di là di qualche battuta estrema anche se oggettivamente esilarante, il film si piega ben presto alla tradizione del genere, aderendo al più vetusto pattern sulle origini del supereroe e sulla resa dei conti (con contributo collettivo di altri supereroi) contro la sua nemesi creatrice. Svanisce così la cortina di apparente diversità di Deadpool, a cui non basta "rompere il quarto muro" rivolgendosi direttamente al pubblico, o ricorrere ad analoghi e vetusti espedienti, per convincere sulla sua effettiva natura di eversivo innovatore. Forse meglio accontentarsi di divertire chi sceglie di stare al gioco.

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Ben diretto e interpretato, totalmente e filologicamente fedele alla sua controparte cartacea, Deadpool sarà probabilmente apprezzato dai fans del personaggio, e più in generale dal pubblico che si ritrovi più in sintonia coi registri narrativi delle sue storie. Fin dai suoi titoli di testa, il film di Tim Miller esibisce un’autoironia aperta e consapevole, che gioca esplicitamente con lo spettatore e tende a catturare immediatamente, con semplicità e mestiere, la sua attenzione. È divertente ritrovare, nel film, riferimenti al cinema, alle serie televisive, ai fumetti, e in generale a tutta la cultura di massa degli ultimi 20 anni: il fare anarchico e amorale del personaggio, la sua attitudine giocosa tale da smontare un topos come quello della vendetta, risultano caratteristiche rare in un contesto standardizzato (e dai codici abbastanza rigidi) come quello dei comic movie. Ryan Reynolds, da par suo, legge il personaggio con la giusta carica espressiva e (soprattutto) fisica, adeguandosi al meglio al ritmo figurativo e “verbale” richiesto dalla sceneggiatura.

Il film di Miller, tuttavia, si affida un po’ troppo, e in misura eccessivamente scoperta e smaccata, agli ammiccamenti extratestuali e al “gioco” metacinematografico, reiterando questo meccanismo oltre ogni misura. Le citazioni, le strizzate d’occhio, le gag tese a smitizzare e demolire qualsiasi accennato senso di epica, debordano e invadono ogni frangente della narrazione: al punto da dare l’impressione che gli sceneggiatori si siano preoccupati di ribadire, a ogni piè sospinto, come il tutto non vada preso troppo sul serio. Un’insistenza velleitaria e priva di misura, che finisce per sottrarre freschezza al tutto, e gettare sulla storia un velo di artificio e forzatura. Eliminate quelle che, nel contesto della narrazione, restano delle mere sovrastrutture, di Deadpool resta un’esile, risaputa vicenda di amore e vendetta (pur declinata in chiave grottesca): un’esilità che fa sentire ancor più nettamente l’artificiosità dei vezzi sparsi nel film, il tentativo di giocare col materiale di base in modo così scoperto e gratuito da stimolare, a più riprese, un latente senso di noia. Noia che permane anche dopo l’immancabile, prevedibile e un po’ gratuita sequenza post-credits; una chiusura in linea con un intrattenimento piacevole quanto poco efficace quando si tratta di reggere la dimensione del lungometraggio.

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nel complesso Deadpool è un film abbastanza riuscito nei suoi intenti. Tutta la parte iniziale, una lunga scena d'azione scomposta, spezzettata e ricostruita attorno a brani di racconto, è davvero bella e molti altri passaggi del film mostrano un certo desiderio di inventarsi qualcosa. Il tono spumeggiante e consapevole funziona per la maggior parte del tempo e la scelta di accettare un rating R sul mercato americano apre le porte a un'evidente libertà totale non solo nel linguaggio scurrile e nella violenza (che certo non mancano) ma proprio nel lasciarsi un po' andare a quelle scariche d'assurdo che, da fan della prima ora di James Gunn, mi sono un po' mancate in Guardiani della galassia. Ecco, l'altro segno del mio gradimento nei confronti Deadpool va, in maniera tutto sommato azzeccata, anche al di fuori del film stesso. Ne ho apprezzato il ritmo, la comicità, la natura demenziale e delirante con cui approccia l'inserimento tra i film degli X-Men, le tante idee azzeccate e, banalmente, il fatto che dura meno di due ore. Ma soprattutto, ne sono uscito fantasticando su un (im)possibile Guardiani 2 con rating R in cui James Gunn fa davvero il James Gunn fino in fondo. E invece bisogna accontentarsi.

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