un vecchio giornalista deve intervistare per la tv un intellettuale ritirato in campagna, in Svizzera, e proprio quei giorni avviene un fatto grave che turba quel villaggio, e il giornalista Fontana non può ignorarlo.
ottimi attori, Gian Maria Volontè è sempre il migliore, nelle mani di un grande regista.
non perdetevelo.
buona (svizzera) visione - Ismaele
QUI il film completo, in francese
QUI il film completo, con sottotitoli in inglese
La magnifica interpretazione di Gian Maria Volonté basta a
far sì che questo film resti per me indimenticabile. Il regista e sceneggiatore
Claude Goretta racconta due vicende che in comune hanno solo il fatto di svolgersi
nello stesso luogo. Sono però osservate e in parte vissute da uno stesso
personaggio, Bernard Fontana, un giornalista televisivo giunto sul posto per
intervistare Henri Kremer, celebre studioso impegnato nella lotta contro la
fame nel mondo. Deluso dagli esiti delle sue battaglie, l’esimio professore si
è ritirato ad Etiolaz, classico rifugio dorato svizzero, e da tempo rifiuta di
concedersi ai mass-media. Fontana e il suo assistente sono costretti a
soggiornare nella cittadina, in attesa che il loro interlocutore decida di
uscire dal silenzio. Quasi contemporaneamente, la piccola località elvetica
viene scossa da un brutale incidente stradale nel quale ha perso la vita
l’operaio italiano Mario Ricci. Tra i colleghi della vittima e alcuni abitanti
del villaggio riaffiorano sentimenti ostili, fanno capolino spinte xenofobe. La
dinamica del presunto incidente verrà chiarita in modo poco onorevole per gli
autoctoni, il professor Henri Kremer accetterà un nuovo incarico nel Terzo
Mondo, mentre Bernard Fontana e il suo assistente se ne andranno senza aver
ottenuto la loro intervista…
Un tema importante come la fame nel mondo,
oggetto di una intervista ad un importante studioso, viene gradualmente messo
in secondo piano da un fatto certamente più minimale come la morte di un
giovane italiano avvenuta presso un villaggio sonnolento della Svizzera. Questa
inchiesta parallela viene svelata in maniera particolare da Goretta. Non è un
elemento che prende il posto di un altro ma come detto si sviluppa paralleamente
al suo tema principale che fungerà da pretesto.
La particolarità di questa inchiesta sulla morte
del giovane si sviluppa semplicemente osservando la quotidianeità del piccolo
villaggio, dalle chiacchiere percepite, dalle allusioni che racchiudono una
sottile inquietudine per una forma di razzismo che cova sotto la cenere e che
la morte di Mario Ricci farà emergere.
E' un film dall'andamento lento, senza dubbio,
ma è come un quadro ricco di particolari dove bisogna osservare tutto e non
solo le figure centrali perchè proprio in questo film è il contesto l'elemento
più importante. Goretta agisce molto in sottrazione, specie nelle
interpretazioni dove ha un Gian Maria Volontè a cui basta un semplice sguardo
per esprimere un'emozione o un concetto.
Il giornalista cinquantenne Fontana, rimasto claudicante a
seguito di un incidente automobilistico, si reca in un piccolo villaggio della
Svizzera francese accompagnato dal suo operatore, per un'intervista televisiva
a uno scienziato tedesco, specializzato sui problemi che riguardano la fame del
mondo, un uomo molto riservato, che ormai da parecchi anni non ha pubblicato
più nulla e che vive ritirato e isolato, non molto lontano dal villaggio in
volontario "eremitaggio", a causa di una grave crisi che si
concretizza in un totale senso di avvilente impotenza di fronte ai milioni e milioni
di esseri umani che nel mondo continuano a morire di fame nell'indifferenza
generale. Fontana è affascinato da questo silenzio nel quale coglie un disagio
diverso, ma in fondo molto simile nella sostanza a quello che lo ha
"colto" dopo quell'incidente che gli è capitato e che lo ha costretto
a un lungo periodo di inattività. Ma questo è solo un elemento della storia.
Infatti il giorno prima dell'arrivo del giornalista, un operaio italiano - il
Mario Ricci del titolo - che lavorava in un cantiere della zona è stato investito
sulla sua moto dall'auto del proprietario di un garage (e morirà dopo
pochi giorni per le conseguenze dell'impatto). Il giornalista, anche se
all'inizio sembra non essere particolarmente interessato a questa vicenda, a
poco a poco si rende invece conto dell'esistenza di una serie di drammatici
eventi anche circostanziali, che potrebbero essere tutt'altro che casuali
nell'aver provocato la morte dell'operaio. L'attenzione intuitiva e sensibile
di Fontana di fronte a queste due situazioni totalmente sconnesse fra loro,
avranno così il risultato positivo di salvare dal suicidio un giovane implicato
nella morte di Mario Ricci e di far uscire lo scienziato dalla sua crisi
esistenziale. Il film, magistralmente diretto da Goretta, si avvale della
straordinaria interpretazione di un Gian Maria Volontè ancora una volta in
stato di grazia (giustamente premiato proprio per questo ruolo con la Palma per
la migliore interpretazione maschile al Festival di Cannes del 1983) che ci
offre un'insuperabile lezione di stile e uno splendido saggio di recitazione,
non solo attraverso l'utilizzo della parola che sa trattare "da par
suo", visto che) riesce davvero a far "recitare" ogni minimo
movimento del suo corpo (atteggiamenti, andatura, muscoli facciali, sguardo che
è poi alla fine il vero valore aggiunto di una pellicola già di per sé
abbastanza corposa e suggestiva.
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