martedì 23 luglio 2024

Brotherhood – Fratellanza - Nicolo Donato

in un cupo bianco e nero, in una Danimarca nella quale il nazismo è in salute, Lars, di buona e ricca famiglia, viene attratto dai nazisti, dove trova quello che gli manca a casa, forse.

diventa amico di Jimmy, che lo deve guidare nell'organizzazione.

non troppo difficile diventare nazista, sembra, in Danimarca.

Lars e Jimmy sono bravissimi, e riescono a lasciar tutto e tutti, amore galeotto.

buona (innamorata) visione - Ismaele

 

 

 

 

 

Muchas son las películas que retratan con más o menos acierto la entrada de un joven en un grupo de extrema derecha, pero pocas las que centran su mirada en la atracción sexual, y especialmente afectiva, que pueden llegar a sentir dos miembros de un grupo en el que la homosexualidad se persigue de una forma tan brutal como lo es el pertenecer a una raza diferente a la aria. Donato sabe mostrar con acierto el camino que recorre una persona en principio ajena al nacionalsocialismo hasta que llega a convertirse en miembro de pleno derecho de un grupo neonazi. Pero la principal virtud de Brotherhood es dotar de veracidad una historia de amor que podría haberse quedado en los tópicos homoeróticos que rodean el universo de los skins…

da qui

 

E’ un cinema fragile quello dell’italo danese Nicolo Donato, fragile se osservato attraverso il percorso narrativo più evidente, quello di un racconto didascalico sulla resistenza dello sguardo ideologico alla frantumazione dell’identità. Sembrano lottare costantemente con questa instabilità i corpi di Lars, sbattuto fuori dall’esercito per sospette molestie, e di Jimmy, il neonazista che accoglierà l’ex militare in casa come allievo per la sua nuova formazione all’interno del partito. Un percorso che li porterà a collidere fuori dal binario preordinato e che a un certo punto sostituirà l’osservazione interna di un processo antropologico estremo, come poteva essere quella di Geoffrey Wright dentro la società autoctona di Romper Stomper fuori dal bene e dal male, con un cinema sempre più prossimo ai corpi filmati da un occhio “morale”. Il confine tra rifiuto e assimilazione o quello tra violenza e nutrimento sessuale serve a Donato per spostare la percezione sull’idea di affratellamento in un processo di continua allusione, dallo scontro fisico selvaggio ai corpi che si sfiorano e si abbracciano durante un Mosh Dancing rituale. E’ una materia suggestiva che nei momenti migliori, come per esempio quello della punizione esemplare ai danni di Lars, riesce a mantenere molto alto il livello di ambiguità interiore, raccontando il trauma del riconoscersi come “altro” con una durezza che vivaddio non lascia spazio alle note a margine; al contrario risulta meno convincente quando il passaggio all’alterità come modo di percepire il mondo viene filmato con una tenerezza irreale che ottiene il risultato opposto, ovvero quello di un racconto a tesi che filma corpi già freddi, senza farsi mai completamente immagine della trasformazione.

da qui

 

La forza di Brotherhood è tutta nei contrasti, quello di toni e di situazioni. La crudezza nelle scene dei pestaggi e nei discorsi tra i soci del gruppo cozza in maniera prepotente con la poesia delle scene di seduzione e di dolcezza tra i due protagonisti, volti e sguardi intrisi di odio e violenza grondanti di sofferenza ma mai di vergogna che sanno apparire spigolosi e lividi in alcuni momenti e completamente trasformati, illuminati dai colori caldi della passione nelle scene d'amore girate da Donato con un'eleganza e una aggraziata voluttà degne dei migliori Gus van Sant e Lars von Trier, quest'ultimo responsabile in parte del film in quanto 'formatore' dell'esordiente Donato presso la Zentropa, casa di produzione fondata dal regista di Dogville nel 1992 insieme al produttore Peter Jensen.

Straordinari i due attori Thure Lindhardt e David Dencik, coinvolgenti e commoventi, eccezionali nel conferire ai loro personaggi un realismo e un'umanità che toccano le corde giuste e arrivano dritti al cuore dello spettatore, totalmente inerme sotto i colpi di una storia d'amore che graffia l'anima e lascia l'amaro in bocca.

Cinema verità nudo e crudo, metafora agghiacciante che evidenzia, mettendola in ridicolo, la violenza cieca di chi non pensa ma agisce per inerzia, mosso unicamente da becere ideologie che predicano il ritorno alla razza pura, bianca, che mirano a debellare qualsiasi focolaio di diversità e di innaturalità. Un barlume di speranza si intravede nel finale e questo è già un segno positivo. Certo è che non basterà un film a smuovere le coscienze e probabilmente Brotherhood non verrà mai neanche distribuito in Italia, ma sarebbe importante in questo momento di omofobia dilagante dare un segnale forte e consegnare a questo bellissimo film un premio importante.

da qui

 

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