un film che scorre su due binari paralleli, una ragazza in galera interrogata dai cattivi, un ragazzo in galera interrogato dai buoni.
è tutto perfettamente uguale, le categorie di buoni e cattivi vanno a farsi fottere, la tortura li unisce.
anche nei piccoli film (Strip Search nasce per la tv) il regista di serie A fa tutta la differenza del mondo.
buona (inquietante) visione - Ismaele
Buona
prova televisiva per Lumet. Il regista pone un interrogativo: è giusto e in
quali limiti dopo l'11 settembre limitare la libertà delle persone solo
sospettate di poter fare parte di un gruppo terroristico? Lo fa mostrando
parallelamente due studenti rinchiusi: un'europea in un carcere cinese e un
arabo in un ufficio americano. Tralasciando i giudizi personali di ognuno, un
buon prodotto, ben diretto e interpretato.
…Lo spettatore viene costretto a reagire: i metodi
deprecati messi in atto dal poliziotto cinese diventano invece legittimi se
applicati negli Stati Uniti contro la minaccia terroristica? Si viene
senz'altro spinti a considerare che nella Repubblica Popolare Cinese si tratta
di pratiche consolidate mentre negli States riguardano un'emergenza ma la
domanda iniziale sulla 'durata' di questa emergenza (Enduring Freedom,
ricordate?) non lascia la possibilità di pensare a tempi brevi. Il film è di
impianto decisamente teatrale e quindi si regge sulle spalle dei quattro
protagonisti che sono assolutamente aderenti ai ruoli assegnati. Ciò che lo
rende poi ancor più interessante è l'inversione di ruoli (in Cina l'uomo
domina, negli States viene dominato) nel progredire della vicenda che prevede
il denudamento degli interrogati e la loro ispezione corporale. L'analisi delle
dinamiche psicologiche si fa ancora più sottile proprio perché vincolata dalla
fissità delle battute. Chi ha ancora stima per i 'Grandi Vecchi' del cinema
tuttora in attività non dovrebbe perderselo.
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