una storia di fantasmi, con na bella prestazione di Fred Astaire (da vecchi assomiglia molto a Stan Laurel).
una maledizione e una vendetta meritata per chi ha ucciso una bella ragazza che tutti volevano.
Fred Astaire capisce come interrompere la scia di sangue (lui sarebbe stato il prossimo della lista) e finalmente torna la pace, in quel paesetto di campagna nel New England.
niente di eccezionale, ma si può vedere senza preoccupazioni.
buona (vendicativa) visione - Ismaele
Bella rediviva torna nel New England per
vendicarsi dei quattro uomini che cinquanta anni prima, ubriachi, avevano
causato la sua morte. I quattro vecchi cominciano a morire finché non
recuperano il corpo putrefatto della morta. Artritica semplificazione di un
best seller di Peter Straub, sceneggiato da Lawrence D. Coen, che perde quota
mano a mano che si avvicina alla conclusione. Patetici gli attori. Ultimo film
di F. Astaire e D. Fairbanks Jr.
Ha indubbiamente una sua eleganza narrativa, gli attori se la
cavano piuttosto bene (un plauso a geronto-Fred Astaire) e la fredda
ambientazione, con spruzzate di buio, penombra, candele e ambienti sinistri
contribuisce a creare l'atmosfera adatta per un film del genere fantasmi.
Peccato però che sappia un po' troppo di datato; quel retrogusto non proprio
piacevole che mina anche le scene che dovrebbero, se non impressionare, almeno
far fare qualche piccolo sussulto al cuore dello spettatore, cosa che
difficilmente avviene. Comunque, la pellicola mantiene una sua dignità e merita
un'occhiata.
Patetico, lento, mieloso: da latte alle ginocchia. Certo,
l'effetto, più che speciale, è quello generato dalla presenza, in un horror, di
Fred Astaire. Film vecchio, nel senso che è peggiorato col passare degli anni.
Ambientato, a sua volta, a metà del XX secolo (tramite l'uso del flashback),
racconta di un gruppo di anziani, responsabili, molti anni prima, della morte
di una giovane ragazza. Il Lago, la nebbia e gli altri artifìzi del reparto
thriller sono male incastrati nell'atmosfera principalmente tediosa e soporifera.
Finale in salsa macabra, ma ormai inutile.
…If you like ghost stories, you will
appreciate that they cannot be told with all sorts of ridiculous skeletons
leaping out of closets, as in Abbott and Costello. They must be told largely in
terms of fearful and nostalgic memory, since (by definition) a ghost is a ghost
because of something that once happened that shouldn't have happened. “Ghost
Story” understands that, and restrains its performers so that the horror of the
ghost is hardly more transparent than they are.
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