domenica 30 agosto 2020

Non conosci Papicha (Papicha) - Mounia Meddour Gens

Nedjma (interpretata da Lyna Koudri) è il motore del film, una ragazza che non si arrende mai, a rischio della vita, nel mattatoio che era l'Algeria.

le ragazze come Nedjma sono quelle che in questi mesi hanno manifestato nelle strade algerine, contro gli imbrogli e la corruzione del regime.

Nedjma disegna e produce abiti, per ragazze e donne che dovevano indossare il chador, o cose del genere.

e un film sui vestiti e sul ritratto di una stilista da giovane (e delle sue amiche) diventa un film sulla libertà e sui costi necessari per difenderla,contro tutti i piccoli e grandi tiranni.

gran film, al cinema, non perdetevelo - Ismaele


  

 

 

La tensione cresce, quasi in parallelo al dolore, perché la catarsi concepita non è fine a sé stessa. La drammaturgia si estende e svela, libera dall’asserzione, il coraggio, l’uniformità, la remissione, e l’ostinazione che si incarnano, ciascuna, nei personaggi. Papicha è un universo pienamente femminile e non c’è spazio per la commiserazione o per il lamento. Gli uomini sono assenti e quelli che ci sono rimangono violenti, ostinati, insistenti nei loro giudizi e incapaci di accettare che un altro bene è possibile. E il desiderio di rimanere, anche se nel posto apparentemente sbagliato, non è un semplice desiderio emotivo. Papicha è un film che rimane nel cuore perché Mounia Meddour riesce a raccontare quell’Algeria “libera” che non vuole essere annientata da una società che fa dell’intimidazione e della morte la sua affermazione.

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L'attrice Lina Koudri al suo terzo film firma una performance sensazionale: la sua Nedjma è un personaggio che resta nel cuore. Un'eroina per caso, una che non si arrende di fronte a nulla. Vuole decidere da sola il proprio destino e lo fa con tutte le forze che possiede, resistendo con perseveranza e coraggio a chiunque pretenda - per usare un eufemismo - di addomesticarla. Una ragazza che sa attraversare il dolore trasformandolo in colore e creazione, e sceglie di farsi paladina di una commovente rivendicazione collettiva: una sfilata di studentesse per poter affermare, l'una di fronte l'altra, di esistere.

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La cinta está estupendamente dirigida, con un ritmo vertiginoso de la cámara que introducirá al espectador rápidamente en la historia. La puesta en escena y las interpretaciones de las tres protagonistas son de un gran nivel. La película refleja muy bien el avance del radicalismo en el país y aunque cada día que pasa el ambiente es más irrespirable, eso no hace que disminuya la creatividad de las chicas. Un desfile de moda que organizan en la residencia donde viven les traerá graves consecuencias.
En definitiva estamos ante una gran película y uno de los mejores estrenos post pandemia que se pueden disfrutar en este momento. Aunque se le puede tachar de algo feminista, eso no impide para que pueda ser disfrutada por todo tipo de espectadores. Muy recomendable.

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La propuesta de Meddour no aporta nada nuevo al estilo ni al tipo de historia que narra. Se trata de escoger una protagonista con gancho (siempre amparado por el “inspirado en hechos reales” de rigor), contar una historia de liberación en la que cada giro es necesario y previsible, y donde la transparencia narrativa es más importante que la propuesta visual: es decir, la historia (el qué) por encima de la experiencia cinematográfica (el cómo, el estilo). En ese sentido, nada que reprochar: Meddour no esconde sus cartas en ningún momento y es honesta con el tipo de película que se propone presentar al público. Quizás juega demasiado en su contra ese manido recurso de repetir imágenes felices de los primeros momentos del filme justo después del trágico clímax final, algo que va en detrimento del propio desarrollo propuesto (si es necesario recuperar imágenes para subrayar una idea con la que el público ya de por sí se puede identificar rápidamente, es que algo no se ha acabado de hacer bien). Con todo, y como suele pasar, este género cannoise siempre esconde un as debajo de la manga: el descubrimiento de una joven actriz talentosa que se luce en un papel lleno de rabia, ternura y posibilidades de lucimiento actoral. En este caso, Lyna Khoudri (y el resto de las actrices que la acompañan) encajan, de nuevo, en la descripción

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Quello della protagonista Nedjma, che ci rivela il talento viscerale dell’attrice Lyna Khoudri, prossimamente sugli schermi anche nel nuovo film di Wes Anderson, è un percorso tanto doloroso quanto necessario. La sua volontà di rimanere libera è trascinante e nasce da un profondo amore per la sua terra, che in più sequenze stringe, addirittura assaggia, e per la sua arte, che diviene una metafora della possibilità di emanciparsi definitivamente. Non ci sono soluzioni di compromesso, la fuga in Francia per sottomettersi a un immaginario terribilmente fallocentrico non è nemmeno contemplata. La lotta di Nedjma è hic et nunc ed è collettiva.

Mounia Meddour, come poche altre, fa in Non conosci Papicha un elogio della sorellanza, dell’amicizia femminile, dell’importanza che ci sia un fronte comune per potersi contrapporre alla condizione retrograda voluta da una società in cui comandano gli uomini. Certo, non sono tutte rose e fiori: nel film è evidente quanto la scelta di sottomissione spontanea di alcune donne abbia contribuito all’oscurantismo imperante nel Paese…

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