già i primi dieci minuti, come era capitato con Il cavaliere oscuro, valgono da soli il prezzo del biglietto. chi guarderà il film sullo schermo di casa non lo saprà mai, poverino.
e già dalle prime scene si capisce che i produttori non hanno fatto i tirchi sui centesimi di dollaro.
nel film si va avanti e indietro, ogni pochi minuti, non è proprio un film lineare (ma anche Pulp Fiction, montato in modo cronologico, non sarebbe le stessa cosa).
probabilmente andrebbe visto due volte, una per guardare le immagini, l'altra per seguire l'ordine temporale, ma se si guarda una volta sola bisogna farsi prendere dalla storia e entrare nel ritmo, per quanto si può, e stupirsi mille volte, perché il film è complicato, ma non troppo (ma questo non lo sai durante).
gli attori sono all'altezza del compito (e anche gli stuntmen non sono stati da meno).
per essere il primo film della rentrée non poteva andare meglio.
la sala vi aspetta - Ismaele
…In fondo lo sappiamo che in Nolan il
dispositivo dell’azione (la dinamica di messa in scena che la rende unica) è
tutto ciò che conta, ma stavolta senza il fratello Jonathan alla scrittura lo è
anche di più, è l’unica ragion d’essere di un film che non sa che farsene dei
rapporti personali e che li racconta con poca voglia e molta rapidità. Questo
però non va confuso con l’incapacità, anzi è l’espressione della sua idea di
mondo. Nelle sue storie e specie in questa, i sentimenti sono la debolezza
degli esseri umani, sono ciò che frega i cattivi, mette nei guai i buoni
(Elizabeth Debicki, usata a un terzo del suo potenziale) e rende la strada
degli eroi più tortuosa di quel che dovrebbe essere. Non sono anche ciò che li
aiuta come altrove ma solo una zavorra che si portano appresso. Tenet invece non vuole proprio portarseli
appresso, ci rinuncia, risolve tutto senza spiegare molto e si getta di testa
nella sua cattedrale pazzesca di avanti e indietro nel tempo, ripetizioni,
scene palindrome e “attacchi a tenaglia temporale”. E per quanto dentro si
trovino tante idee già viste nei suoi film, tutto gli si può dire tranne di
essersi ripetuto.
Se si accetta tutto ciò (e non è
difficile) Tenet è una gioia, una spettacolare messa
in scena di qualcosa di davvero originale. Conosciamo il meccanismo del rewind
ma Nolan lo porta a livelli tali da sembrare nuovo. Conosciamo i viaggi nel
tempo ma Nolan inventa una dinamica che fa sembrare tutto nuovo. È un piacere
grande e anche se stavolta dura solo il tempo della visione, senza rimanere
impresso come accadeva ai suoi film migliori, lo stesso c’è da levarsi il
cappello di fronte alla maestria artigianale di questo regista.
…Tenet ha un suo indubbio e contagioso fascino e una sua
innovatività creativa e narrativa genuina che ultimamente è sempre più rara. E'
impossibile annoiarsi, anche volendo, è difficile non voler risolvere il
rompicapo della trama, anche a costo di avere il mal di capo. Inoltre ci sono
numerosissime sequenze d'azione movimentate, frenetiche, chiassose, riuscite e
decisamente adrenaliniche, c'è una tensione sempre elevatissima e il gusto di
assistere a una vicenda paradossale, incredibile e ispirata, i cui diversi
piani temporali sono così intrecciati da renderla imprevedibile e
completamente coinvolgente…
…per avere un’idea di ciò che vi aspetta al cinema dovete
immaginare Tenet come
un Inception elevato alla
decima. A confronto, il film con Leonardo DiCaprio vi potrebbe apparire lineare
quanto una puntata di Friends. Nolan fa
di tutto per dimostrare la sua abilità nella costruzione di prodotti enormi dal
fortissimo impatto spettacolare e cinematografico, eppure così inaccessibili al
proprio significato o, più semplicemente, al proprio racconto inteso come
svolgimento degli eventi. Occorrerebbe prendere appunti durante la proiezione,
annotarsi luoghi visitati e personaggi incontrati. Perfino quando questi
incontri avvengono, poiché in questo film lo scorrere del tempo è intrecciato,
invertito, ciò che stiamo osservando adesso non è necessariamente ciò che sta
accadendo mentre lo guardiamo. Potrebbe trattarsi di un evento del passato o
del futuro, chi lo sa?
Se questo modo di decostruire la struttura filmica è
marchio di fabbrica della ditta Nolan, in questo film – e forse, a parere di chi
scrive, da quando il sodalizio di scrittura con il fratello minore Jonathan si
è interrotto – si dimostra fastidiosamente contorto. O, più prosaicamente, meno
soddisfacente per lo spettatore rispetto ad altri lavori come The Prestige o Memento. In Tenet tutto è portato
all’eccesso, all’estremo e sfortunatamente questo nolanissimo sembra ipertrofizzare maggiormente i
vizi, piuttosto che i pregi. Aggiungete, inoltre, che le aspettative per questa
pellicola sono grandi quanto le ambizioni del proprio regista e avrete il cocktail perfetto per una delusione cocente…
…Tenet mostra
e rimostra, spiega e rispiega, ti snocciola sotto il naso le sue prove del nove
narrative, e a un certo punto la cosa diventa un attimo asfissiante. Non scassa
il piacere di quello che stai vedendo, ma un minimo fa l'effetto dei
suggerimenti a video non skippabili nella fase tutorial di un gioco. Solo che qui la fase tutorial torna a farti visita
fino alla fine. Non c'è un messaggio profondo, anzi non c'è forse un messaggio
e basta, perché non ce n'era bisogno. Le motivazioni di tutte le parti in causa
sono semplici-semplici, certo, ma alla fine è pur sempre, dicevamo, una storia
di spionaggio "con quel qualcosa in più". Una giostra scatenata,
anche se mai fuori controllo. E non si può dire che Nolan non provi a
spiegartelo in tutti i modi, praticamente da subito.
Atteso
come il Grande Salvatore di Fine Anno per l'industria del cinema tutta, il Ken
il Guerriero che affronta il più grande nemico postatomico in cui il cinema si
sia imbattuto negli ultimi settant'anni, Tenet è la pellicola
di cui tutti - come interessatissimi gufi da sala giochi anni 80 - stanno
aspettando i risultati per capire come va e andrà nel breve periodo. Darà
l'attesa scossa galvanizzante a un mercato narcotizzato da mesi e mesi di
chiusura forzata? La voglia di vedere come se l'è cavata Cristopher questa
volta supererà i timori e la deboscia di mesi di film visti solo a casa? Ma
soprattutto, Tenet contribuirà a cementare il credito pressoché
infinito di cui Nolan gode - a ragione - presso il pubblico? Avrà
lo stesso impatto sull'immaginario collettivo, dopo mesi di spot martellanti e
criptici, di un Inception, dieci anni dopo? La risposta,
ovviamente, la lasciamo alla posterità.
…I protagonisti dei film sembrano
ricalcare perfettamente i classici archetipi descritti da
Chris Vogler ne Il viaggio dell’eroe. Il protagonista senza nome
compie l’arco di un irreprensibile eroe positivo, mentre l’antagonista mira a
distruggere il mondo.
Tra eroe e
antagonista, c’è anche una “fanciulla da salvare”, interpretata
da Elisabeth Debicki. Il suo personaggio rappresenta la più classica “madre
coraggio”, disposta a tutto per salvare il suo bambino.
Ma può un film
dall’impianto audiovisivo tanto ambizioso coesistere con uno schema narrativo
così tradizionale? Per molti, si tratterà certo di un contrasto stridente,
mentre la divisione tra eroe, alleati e nemici risulterà perfino convenzionale.
Le recensioni estere più dure (vedi quella di Indiewire) si scontrano proprio sullo scarso appeal dei personaggi,
ridotti a mera funzione narrativa, costretti continuamente a spiegare le
proprie azioni e motivazioni, quasi svolgessero il ruolo di un portavoce, che
si rivolge essenzialmente al pubblico.
I personaggi,
o forse le interpretazioni più brillanti, a fronte di un John David Washington
piuttosto statico, sono certo quelle di Kenneth Branagh, cattivo dal
volto umano, e dell’alleato Robert Pattinson, che conferma versatilità e fascino (infuocando ancora
di più le nostre aspettative per The Batman, qui il trailer).
Tenet sembra
comunque tenere insieme molte, diverse anime: passaggi
oscuri e verità rivelate, complessità e progressione naturale di una Spy-Story,
da Action a War Movie.
Che siate fan
o detrattori di Nolan, il punto è che, anche stavolta, siamo di fronte a un film che non lascia
indifferenti. Un’opera che per colpire non sceglie la parola,
ma le immagini in movimento, domandando agli spettatori di abbandonare
completamente il senso, per vivere un’esperienza totalizzante.
…"Faccio film da molto tempo ormai, e sono ben
consapevole del mezzo in cui lavoro",
sono state le parole di Nolan.
"È ciò che mi ispira e influenza le mie scelte
creative in ogni modo possibile - mentre scrivo la sceneggiatura, mentre penso
a cosa sarà, durante le audizioni...
È tutta un’esperienza straordinaria di vita che
intendiamo offrire al pubblico.
Ogni decisione viene presa con l'idea di un pubblico
che si chiude in un cinema per guardare il nostro lavoro su un grande schermo.
Ciò influisce su ogni scelta e tutto ciò che
facciamo".
Scrivere di questo film, evitando qualsiasi tipo di spoiler, è un vero e proprio esercizio di stile.
Districarsi
tra paradossi e ossimori è piuttosto complicato, come aveva spiegato tempo fa
lo stesso Kenneth Branagh in un'intervista.
Le
continue inversioni temporali danno un'inedita dinamicità alla pellicola, ma
rischiano anche di ingarbugliare fin troppo la trama, lasciando lo spettatore
spaesato.
Di
contro Nolan confeziona sequenze realisticamente surreali, come quella del
combattimento all'interno di un aeroporto o quella del conflitto finale.
Il
regista è palesemente a suo agio, il Tempo è il suo terreno e ne è cosciente.
Credo
che se potesse si piazzerebbe fuori da ogni sala cinematografica con il sorriso
sulle labbra per fermare gli spettatori che barcollano dopo aver visto il suo
film.
…Grazie
anche al sublime montaggio di Jennifer Lame, che non è sacrilego
definire come uno dei più complessi della storia recente del cinema, si
percepisce la bramosia di sovvertire le regole della settima arte, di
capovolgere i movimenti e le frasi (quasi come nella Loggia Nera di Twin
Peaks), di scardinare generi e di attraversare una storia in ogni
direzione possibile, restituendo allo spettatore la magia per troppo tempo
proibita della sala, che, qualora ce ne fosse bisogno, si conferma come il
luogo più adatto in cui godere di un’opera cinematografica. Tenet come
possibile rivoluzione dunque, ma anche come uno degli ultimi baluardi della
tradizione della sala, ambivalenza comprovata dalla combinazione fra pellicola
70 millimetri e IMAX scelta da Nolan per il suo lavoro dal più alto budget
(oltre 200 milioni di dollari)…
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