venerdì 21 agosto 2020

800 balas - Álex de la Iglesia

a cavallo fra la realtà e il sogno, un nonno e un bambino si incontrano, per non lasciarsi più.

un omaggio continuo al cinema, quello western, gli spaghetti western che si giravano in Spagna, e poi restano solo i ricordi.

il sogno e il passato costruiscono il futuro, sta a noi non farlo diventare un incubo.

sceneggiatura piena di colpi di scena, impossibile annoiarsi.

un piccolo gioiellino poco conosciuto, cercatelo e godetene tutti - Ismaele


 

 

 

 

 

Con la sua regia efficace, Álex de la Iglesia è molto attento a riprodurre tutti gli stilemi dei western più celebri, facendo in modo che lo spettatore si illuda per qualche istante di guardare un vero e proprio western, sin dai titoli di testa e dall’incipit del “film nel film”. L’aspetto più interessante di 800 balas è proprio il suo continuo oscillare tra realtà e finzione, come nella scena della morte di Julián, trasmessa al ralenti in tv come se fosse la scena di un film.

Girato nella vera Texas-Hollywood, set di molti spaghetti western negli anni Sessanta, 800 balas inserisce elementi di comicità e di inaspettata violenza nella narrazione della ricerca di una figura paterna da parte del ragazzino protagonista. Costretti a vivere in una realtà ricreata artificialmente, quella del villaggio western, Julián e i suoi colleghi sembrano prigionieri di un infantilismo e di una routine che subiscono uno scossone solamente con l’arrivo di Carlos. Il vivace Carlos proviene da un altro mondo, da Madrid, dove vive con la nonna Rocío e con la ricca madre Laura, che pensa solo agli affari e non gli parla mai del marito defunto. Il film diventa un vero e proprio romanzo di formazione nel momento in cui Carlos, pesce fuor d’acqua, abbandona la casa materna per seguire le tracce del padre, trovando gradualmente nel nonno Julián un sostituto del genitore perduto. Tanto Laura rappresenta, con il socio Scott, il predominio del valore del denaro, quanto Julián, invece, è il simbolo di una libertà senza freni, che si manifesta anche nel sapersi godere la vita, in tutti i suoi aspetti. Alla nuova casa con piscina di Laura, che a Carlos non piace affatto, si contrappone simbolicamente il saloon di Texas-Hollywood, pieno di prostitute seminude, in cui il ragazzino si trova decisamente più a suo agio. Carlos lascia la vita piena di regole, tra casa e scuola, che è la triste quotidianità per molti bambini, per vivere, unico minorenne, in una nuova famiglia molto particolare, che ha in Julián, inizialmente diffidente verso il nipote, il suo fulcro. I due mondi, quello metropolitano di Laura e quello del villaggio western, entrano definitivamente in conflitto quando Julián decide di utilizzare per la prima volta pallottole vere (le ottocento “balas” del titolo, cioè tutte quelle in vendita all’armeria), per impedire che Texas-Hollywood venga rasa al suolo. È allora che il film, da commedia western, assume un tono più drammatico, conservato anche nella parte finale, in cui Julián viene ferito a morte, in un vero e proprio duello.

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Tutti i registi (o quasi), anche i più insospettabili, vorrebbero girare un western almeno una volta nella vita. C’è chi non lo fa per timore e chi, invece, ci prova. Tra questi, il re del black humour Alex de la Iglesia che, per il suo film di cowboy, sceglie la via dell’omaggio.

Il film si svolge quasi interamente in Almeria (storica location di numerosi western italiani e non), dove un gruppo di vecchi stuntman organizza spettacoli per turisti ambientati, appunto, nel vecchio west. A tenere le redini dello spettacolo c’è il veterano Julián, personaggio carismatico che afferma di essere molto amico di Clint Eastwood e di aver partecipato, come controfigura, a molti film importanti. C’è aria di crisi, gli spettacoli non vanno più bene come una volta e, a peggiorare le cose, ci si mette pure il piccolo Carlos, scappato di casa per passere un po’ di tempo col nonno Julián. I vecchi stuntman, messi sotto sfratto, dovranno difendere il loro regno: cowboy contro polizia e carri armati.

Girato subito dopo La Comunidad (uno dei capolavori del regista di Bilbao), 800 balas riprende dal predecessore buona parte del cast e il gusto per la caratterizzazione folle dei personaggi, anche e soprattutto quelli di contorno. Ma, i due film, sono anche opposti per certi versi: se con La Comunidad abbiamo conosciuto il de la Iglesia più cupo, cinico e cattivo, con 800 balas ci troviamo di fronte al de la Iglesia più giocoso e solare, un po’ più aperto al sentimento e un po’ più chiuso al grottesco. Ma il suo riconoscibile ‘‘tocco diabolico’ capace di improvvisi eccessi, c’è e si sente. (Saverio O. DeSantis)

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…Verbenera y delirante, atiborrada de personajes secundarios que ejercen magníficamente su papel y donde destaca un Sancho Gracia que, en virtud a su propia leyenda de Curro Jiménez, adquiere ante nuestros ojos en la pantalla una estatura de actor verdaderamente mítico, 800 balas es una película gozosa y fascinante, una vuelta de tuerca a nuestro sentido de la realidad y de la vida, a la que sólo se le puede reprochar que, a veces, de la Iglesia se deleite demasiado con los efectos pirotécnicos y deje escurrirse una historia mucho más humana cuya moraleja final hubiera debido de ser más grande.

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2 commenti:

  1. grandissimo film, senza ombra di dubbio ^_^

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    1. la riscossa dei perdenti, anche se fosse un fuoco di paglia, dà una forza in più al film

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