una famiglia allargata numerosa si ritrova in attesa che un figlio/nipote esca dall'ospedale, ricoverato per un tentato suicidio.
tanti parlano, si conoscono, si riconoscono, aspettano che il ragazzo esca dall'ospedale.
in meno di un'ora non succede niente e succede tutto
buona visione - Ismaele
QUI il film completo, con sottotitoli in spagnolo
Esse
estranho média metragem que é o filme de estréia de Desplechin consegue
equilibrar de forma coesa o seu estranhamento a partir de uma narrativa
descentrada, em que nenhum personagem ganha protagonismo, e ao mesmo tempo
grandemente elíptica e independente das convenções de continuidade, traindo uma
profunda influência do cinema moderno. O filme começa in media
res e talvez o que o torne mais incômodo para boa parte dos
espectadores é que a sensação de familiaridade com os personagens, que
vivenciam uma tentativa de suicídio grave na família, que acaba se confirmando
ao final como morte, não chega a ser tecida ao todo nem mesmo ao seu final,
dado o seu constante salto para situações diferenciadas vividas por membros do
grupo. Também chama particular atenção a segura direção de atores e elaborada
composição visual dos enquadramentos, tirando proveito de situações
aparentemente já demasiado exploradas, como a do diálogo entre uma personagem e
o reflexo espelhado de outra, com bastante talento e sem cair na tentação de um
virtuosismo estilístico estéril. Desplechin consegue apresentar uma família
“excêntrica” a partir de uma opção estilístico-narrativa não menos
excêntrica, afastando a gratuidade presente em muitas obras de contemporâneos
como François Ozon.
… Unfolding with an unexpected whimsicality, anarchic
spirit, and gentle humor innate in everyday life as the MacGillis children
alternately disparage and flirt with the hopelessly out of place Laurence,
smoke pot, conjecture on the real motivation behind Patrick’s suicide beyond
the sanitized “official” family explanation, play practical jokes, and even attempt
to cope with the personal crisis of a possible unexpected pregnancy, La Vie des
morts reflects the existential need for reassurance through self-distraction
and the conduct of everyday rituals within the collective crisis of imminent
death. This theme of coexistent balance between the ritual of living and the
process of dying is perhaps best illustrated in Pascale’s early morning task at
the conclusion of the film in a scenario that also prefigures Therese’s
self-induced mock birth and Léo’s momentary hallucination in Playing
‘In the Company of Men’ – where blood becomes an interconnected
symbol of life and death, genetic bond and surrogate transfiguration, innocence
and moral stain – where biological processes trace the broader existential
cycle of perpetual renewal.
nel
film recitano Il viaggio, di
Charles Baudelaire
I
Per il
ragazzo, amante delle mappe e delle stampe,
l'universo è
pari al suo smisurato appetito.
Com'è grande il mondo al lume delle lampade!
Com'è piccolo il mondo agli occhi del ricordo!
Un mattino
partiamo, il cervello in fiamme,
il cuore
gonfio di rancori e desideri amari,
e andiamo, al ritmo delle onde, cullando
il nostro infinito sull'infinito dei mari:
c'è chi è
lieto di fuggire una patria infame;
altri, l'orrore dei propri natali, e alcuni,
astrologhi annegati negli occhi d'una donna,
la Circe tirannica dai subdoli profumi.
Per non
esser mutati in bestie, s'inebriano
di spazio e luce e di cieli ardenti come braci;
il gelo che
li morde, i soli che li abbronzano,
cancellano lentamente la traccia dei baci.
Ma i veri
viaggiatori partono per partire;
cuori
leggeri, s'allontanano come palloni,
al loro destino mai cercano di sfuggire,
e, senza sapere perchè, sempre dicono: Andiamo!
I loro
desideri hanno la forma delle nuvole,
e, come un
coscritto sogna il cannone,
sognano voluttà vaste, ignote, mutevoli
di cui lo spirito umano non conosce il nome!
II
Imitiamo,
orrore! nei salti e nella danza
la palla e la trottola; la Curiosità, Angelo
crudele che fa ruotare gli astri con la sferza,
anche nel
sonno ci ossessiona e ci voltola.
Destino
singolare in cui la meta si sposta;
se non è in
alcun luogo, può essere dappertutto;
l'Uomo, la cui speranza non è mai esausta,
per potersi riposare corre come un matto!
L'anima è un
veliero che cerca la sua Icaria;
una voce sul
ponte: «Occhio! Fa' attenzione!»
Dalla coffa
un'altra voce, ardente e visionaria:
«Amore...
gioia... gloria!» É uno scoglio, maledizione!
Ogni
isolotto avvistato dall'uomo di vedetta
è un Eldorado promesso dal Destino;
ma la
Fantasia, che un'orgia subito s'aspetta,
non trova che un frangente alla luce del mattino.
Povero
innamorato di terre chimeriche!
Bisognerà
incatenarti e buttarti a mare,
marinaio
ubriaco, scopritore d'Americhe
il cui miraggio fa l'abisso più amaro?
Così il
vecchio vagabondo cammina nel fango
sognando paradisi sfavillanti col naso in aria;
il suo
sguardo stregato scopre una Capua
ovunque una candela illumini una topaia.
III
Strabilianti
viaggiatori! Quali nobili storie
leggiamo nei vostri occhi profondi come il mare!
Mostrateci
gli scrigni delle vostre ricche memorie,
quei
magnifici gioielli fatti di stelle e di etere.
Vogliamo
navigare senza vapore e senza vele!
Per
distrarci dal tedio delle nostre prigioni,
fate
scorrere sui nostri spiriti, tesi come tele,
i vostri ricordi incorniciati d'orizzonti.
Diteci, che
avete visto?
IV
«Abbiamo
visto astri
e flutti; abbiamo visto anche distese di sabbia;
e malgrado
sorprese e improvvisi disastri,
molte volte ci siamo annoiati, come qui.
La gloria
del sole sopra il violaceo mare,
la gloria
delle città nel sole morente,
accendevano nei nostri cuori un inquieto ardore
di tuffarci in un cielo dal riflesso seducente.
Le più
ricche città, i più vasti paesaggi,
non
possedevano mai gl'incanti misteriosi
di quelli che il caso creava con le nuvole.
E sempre il desiderio ci rendeva pensosi!
- Il
godimento dà al desiderio più forza.
Desiderio, vecchio albero che il piacere concima,
mentre
s'ingrossa e s'indurisce la tua scorza,
verso il sole si tendono i rami della tua cima!
Crescerai
sempre, grande albero più vivace
del cipresso? - Eppure con scrupolo abbiamo
raccolto qualche schizzo per l'album vorace
di chi adora tutto ciò che vien da lontano!
Abbiamo
salutato idoli dal volto proboscidato;
troni
tempestati di gemme luminose;
palazzi cesellati il cui splendore fatato
sarebbe per i vostri cresi un sogno rovinoso;
costumi che
per gli occhi son un'ebbrezza;
donne che hanno dipinte le unghie e i denti,
e giocolieri esperti che il serpente accarezza.»
V
E poi, e poi
ancora?
VI
«O infantili
menti!
Per non
dimenticare la cosa principale,
abbiam visto
ovunque, senza averlo cercato,
dall'alto fino al basso della scala fatale,
il noioso spettacolo dell'eterno peccato;
la donna,
schiava vile, superba e stupida,
s'ama senza disgusto e s'adora senza vergogna;
l'uomo, tiranno ingordo, duro, lascivo e cupido,
si fa schiavo della schiava, rigagnolo di fogna;
il martire
che geme, il carnefice contento;
il popolo innamorato della brutale frusta;
il sangue che dà alla festa aroma e condimento,
il veleno del potere che snerva il despota;
tante
religioni che alla nostra somigliano,
tutte che scalano il Cielo; la Santità,
come un uomo fine su un letto di piume,
fra i chiodi e il crine cerca la voluttà;
l'Umanità
ciarlona, ebbra del suo genio,
e delirante,
adesso come in passato,
nella sua furibonda agonia urla a Dio:
«Mio simile, mio padrone, io ti maledico!»
E i meno
stolti, della Demenza arditi accoliti,
in fuga dal
grande gregge recinto dal Destino,
per trovare rifugio nell'oppio senza limiti!
- Questo del globo intero l'eterno bollettino.»
VII
Dai viaggi
che amara conoscenza si ricava!
Il mondo
monotono e meschino ci mostra,
ieri e oggi,
domani e sempre, l'immagine nostra:
un'oasi
d'orrore in un deserto di noia!
Partire?
restare? Se puoi restare, resta;
parti, se
devi. C'è chi corre, e chi si rintana
per ingannare quel nemico che vigila funesto,
il Tempo!
Qualcuno, ahimè! corre senza sosta,
come l'Ebreo
errante e come l'apostolo,
al quale non basta treno o naviglio,
per fuggire l'infame reziario; e chi invece
sa ucciderlo senza uscire dal nascondiglio.
Infine
quando ci metterà il piede sulla schiena,
potremo
sperare e urlare: Avanti!
E come quando partivamo per la Cina,
gli occhi fissi al largo e i capelli al vento,
così
c'imbarcheremo sul mare delle Tenebre
col cuore del giovane che è felice di viaggiare.
Di quelle voci ascoltate il canto funebre
e seducente: «Di qui! Voi che volete assaporare
il Loto
profumato! è qui che si vendemmiano
i frutti prodigiosi che il vostro cuore brama;
venite a inebriarvi della dolcezza strana
di questo pomeriggio che non avrà mai fine!»
Dal tono
familiare riconosciamo lo spettro;
laggiù i
nostri Piladi ci tendon le braccia.
«Per rinfrescarti il cuore naviga verso la tua Elettra!»
dice quella cui un tempo baciavamo le ginocchia.
VIII
"O
Morte, vecchio capitano, è tempo! Sù l'ancora!
Ci tedia
questa terra, o Morte! Verso l'alto, a piene vele!
Se nero come
inchiostro è il mare e il cielo
sono colmi di raggi i nostri cuori, e tu lo sai!
Su, versaci
il veleno perchè ci riconforti!
E tanto
brucia nel cervello il suo fuoco,
che vogliamo tuffarci nell'abisso, Inferno o Cielo, cosa importa?
discendere l'Ignoto nel trovarvi nel fondo, infine, il nuovo.
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