fino al 1967 essere omosessuale e avere rapporti omosessuali era un reato che apriva le porte della galera, nella civilissima Inghilterra, quella dei Beatles.
fare questo film nel 1961 fu un macigno nello stagno del perbenismo e delle leggi terribili del tempo.
anche questo film può aver contribuito alla cancellazione di quelle leggi vergogna? io credo di sì.
il film ha per protagonista un immensamente bravo Dirk Bogarde, regista Basil Dearden, uno a cui non mancava il coraggio.
il film è bellissimo non solo per quello che ha significato, ma è un gioiello in sé.
non perdetevelo, se vi volete bene - Ismaele
QUI il film completo in inglese, con sottotitoli in inglese
Film cruciale, a suo modo storico. Il primo – siamo nel 1961,
in Gran Bretagna – a infrangere davvero al cinema il muro del pregiudizio
antiomosessuale. Fino a Victim il gay su grande schermo era imprigionato nel reticolo
dei cliché, nei vari ma tutti ferrei e non scalfibili cliché: il vizioso, il
borghese o aristocratico raffinato e decadente, il losco figuro dedito alle
peggio infamie morali, il povero malato incolpevole della sua malattia da
guarire e recuperare alla normalità, la sfolgorante checca tutta lazzi, mosse e
lustrini, ecc. Con Victim si racconta di gay che, per il solo vivere la propria
condizione e il proprio desiderio, sono dei reietti sociali perennemente a
rischio di incappare nella rete della giustizia (val la pena ricordare che,
quando viene girato il film, nel Regno Unito l’omosessualità è ancora un reato,
esattamente come ai tempi di Oscar Wilde)…
…Nello schema di
un noir d’alto bordo che risente delle atmosfere del Free Cinema e del suo
spirito anarcoide pur in una forma elegante e raffinata, Victim è un audace e temerario caposaldo che
non solo rompe un tabù ma fa anche collimare l’avvincente tensione del giallo
con l’impianto di un racconto civile che vuole mettere in mostra soprattutto la normalità di coloro ancora considerate
pericolosi o perversi trasgressori della morale.
Può
sembrare oggi banale – oppure no – ma il cuore dell’operazione sta nel far
passare il massaggio che l’essere omosessuali non rende né migliori né
peggiori: il linguaggio colloquiale e familiare non immune al romanticismo, le
recitazioni sì tormentate ma mai affettate come macchiettismo impone, la storia
nera da thriller sottolineano la pericolosità di un film che ribaltava
coraggiosamente il modulo dell’epoca, scegliendo un approccio così esplicito da
accrescerne il valore politico. La censura, infatti, fu spietata e impose il
divieto di visione ai minorenni…
…Se il film è potente ancora oggi, la storia che c’è
dietro alla sua costruzione è meritevole di citazione. L’attore che interpreta
l’avvocato Farr era anch’egli segretamente omosessuale, proprio come il
protagonista di questo torbido ed intrigante noir. Dopo aver letto la
sceneggiatura fece di tutto per esserne il futuro protagonista, proprio come
Farr, di abbattere un muro di omertà e pregiudizio inglese nei confronti degli
omosessuali, chiamati più volte deviati o ‘queer’ nella pellicola. Infatti ben
sei anni più il reato di omosessualità venne depenalizzato nel Regno Unito.
Per quanto concerne il film, e l’evoluzione della storia
rappresentata, siamo su livelli altissimi. Forte di un depistaggio ossessivo
sulla reale identità dei ricattatori, sull’analisi del ‘problema’ da parte
degli stessi poliziotti, e soprattutto il conflitto interiore e di coscienza di
Farr, desiderosi di abbattere un muro omertoso nei confronti degli omosessuali,
costretti fino ad allora a vivere nell’ombra e pagare per non essere scoperti e
trascinati in galera per ‘atti omosessuali’.
Niente lagne strazianti o stereotipi del cinema moderno
sull’argomento, bensì un intreccio misterioso e tagliente che porterà alla luce
un odio senza fine da parte di un’insospettabile soggetto ricattatore, armato
di rancore, ripugnanza ed intolleranza. Finale superlativo per un capolavoro
vero del cinema. Considerato l’anno d’uscita, quasi sessant’anni fa,
l’atmosfera noir resa perfetta da personaggi stereotipati del genere alternati
ad altri decisamente innovatovi, le tematiche trattate (avanti anni luce per
l’epoca) e l’intreccio da thriller ansiogeno, ed infine le interpretazioni da
manuale del cinema, VICTIM entra di diritto nella classifica dei noir/thriller
migliori della storia del cinema! Opera totale!
…Di fronte ad una pellicola come Victim non si può che rimanere affascinati dal
coraggio con cui il regista, Basil Dearden – conosciuto poco anche in Gran
Bretagna – l’attore protagonista, Dirk Bogarde (lo ricordiamo in Morte a
Venezia e La caduta degli dei di Luchino Visconti, nonché
ne Il portiere di notte di Liliana Cavani) e l’intera produzione, hanno
condotto a termine il progetto.
Siamo nel 1961, cioè sette anni dopo il suicidio di Turing, in una nazione
che sta cambiando ma che soffre ancora del puritanesimo che ha tratteggiato
l’epoca vittoriana. L’importanza del film non poteva sfuggire a Vito Russo, che
nel suo libro Lo schermo velato, dedicato alla rappresentazione
cinematografica dell’omosessualità, ne rivendica la portata rivoluzionaria,
sottolineando come sia il primo lungometraggio della storia del cinema ad usare
la proposizione «Io sono omosessuale».
Nel testo di Russo è presente un’intervista a Dirk Bogarde, in cui
l’attore così si esprime: «Era il primo film in cui un uomo diceva “ti amo” ad un altro uomo.
Sono stato io a scrivere quella scena. Ho detto: “le mezze misure non hanno
senso. O si fa un film sui froci o non lo si fa”. […] Io credo che il film
abbia cambiato la vita di tante persone” (cfr. V. Russo, Lo
schermo velato, Costa § Nolan, 1984, pp. 160-161).
La cosa diventa ancora più evidente se si pensa che, proprio nello stesso
anno in cui è uscito Victim, nelle sale era arrivata un’altra pellicola inglese
dedicata alla vita di una persona omosessuale. Si tratta di Sapore di miele,
del regista Tony Richardson, un’opera ancora appesantita da tutti i luoghi
comuni che, in quegli anni, alimentavano l’immaginario collettivo
sull’omosessualità.
È utile ricordare che il film di Dearden fu sottoposto a censura, con il
taglio di alcuni minuti che facevano parte del montaggio originale. Nonostante
ciò, a distanza di quasi sessantanni, la sceneggiatura e la regia risultano
ancora fresche, attuali e penetranti, a dimostrazione della buona riuscita
dell’opera.
Molti sostengono che l’attore Dirk Bogarde fosse omosessuale, sebbene lui
stesso sconfessò più volte questa diceria. Resta il fatto che ebbe una
lunghissima convivenza con il suo manager Tony Forwood, al quale Dirk, dopo la
diagnosi di Parkinson, dedicò tutto il suo tempo.
Recent critics find "Victim" timid in its
treatment of homosexuality, but viewed in the context of Great Britain in 1961,
it's a film of courage. How much courage can be gauged by the fact that it was
originally banned from American screens simply because it used the word
"homosexual." To be gay was a crime in the United States and the
U.K., and the movie used the devices of film noir and thriller to make its
argument, labeling laws against homosexuality "the blackmailer's
charter." Indeed, 90 percent of all British blackmail cases had
homosexuals as victims.
The defense of homosexuality was not a popular topic
at the box office when the film was made, and director Basil Dearden tried to
broaden the film's appeal by making it into a thriller and a police procedural.
There is no sex on (or anywhere near) the screen, and while the hero is
homosexual by nature, there is doubt that he has ever experienced gay sex. The
plot hinges on anonymous blackmailers who collect regular payments from wealthy
and famous gays, and on the decision of a prominent barrister to stand up to
them…
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