lunedì 24 agosto 2020

Victim – Basil Dearden

fino al 1967 essere omosessuale e avere rapporti omosessuali era un reato che apriva le porte della galera, nella civilissima Inghilterra, quella dei Beatles.

fare questo film nel 1961 fu un macigno nello stagno del perbenismo e delle leggi terribili del tempo.

anche questo film può aver contribuito alla cancellazione di quelle leggi vergogna? io credo di sì.

il film ha per protagonista un immensamente bravo Dirk Bogarde, regista Basil Dearden, uno a cui non mancava il coraggio.

il film è bellissimo non solo per quello che ha significato, ma è un gioiello in sé.

non perdetevelo, se vi volete bene - Ismaele


QUI il film completo in inglese, con sottotitoli in inglese

 

 

Film cruciale, a suo modo storico. Il primo – siamo nel 1961, in Gran Bretagna – a infrangere davvero al cinema il muro del pregiudizio antiomosessuale. Fino a Victim il gay su grande schermo era imprigionato nel reticolo dei cliché, nei vari ma tutti ferrei e non scalfibili cliché: il vizioso, il borghese o aristocratico raffinato e decadente, il losco figuro dedito alle peggio infamie morali, il povero malato incolpevole della sua malattia da guarire e recuperare alla normalità, la sfolgorante checca tutta lazzi, mosse e lustrini, ecc. Con Victim si racconta di gay che, per il solo vivere la propria condizione e il proprio desiderio, sono dei reietti sociali perennemente a rischio di incappare nella rete della giustizia (val la pena ricordare che, quando viene girato il film, nel Regno Unito l’omosessualità è ancora un reato, esattamente come ai tempi di Oscar Wilde)…

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…Nello schema di un noir d’alto bordo che risente delle atmosfere del Free Cinema e del suo spirito anarcoide pur in una forma elegante e raffinata, Victim è un audace e temerario caposaldo che non solo rompe un tabù ma fa anche collimare l’avvincente tensione del giallo con l’impianto di un racconto civile che vuole mettere in mostra soprattutto la normalità di coloro ancora considerate pericolosi o perversi trasgressori della morale.

Può sembrare oggi banale – oppure no – ma il cuore dell’operazione sta nel far passare il massaggio che l’essere omosessuali non rende né migliori né peggiori: il linguaggio colloquiale e familiare non immune al romanticismo, le recitazioni sì tormentate ma mai affettate come macchiettismo impone, la storia nera da thriller sottolineano la pericolosità di un film che ribaltava coraggiosamente il modulo dell’epoca, scegliendo un approccio così esplicito da accrescerne il valore politico. La censura, infatti, fu spietata e impose il divieto di visione ai minorenni…

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Se il film è potente ancora oggi, la storia che c’è dietro alla sua costruzione è meritevole di citazione. L’attore che interpreta l’avvocato Farr era anch’egli segretamente omosessuale, proprio come il protagonista di questo torbido ed intrigante noir. Dopo aver letto la sceneggiatura fece di tutto per esserne il futuro protagonista, proprio come Farr, di abbattere un muro di omertà e pregiudizio inglese nei confronti degli omosessuali, chiamati più volte deviati o ‘queer’ nella pellicola. Infatti ben sei anni più il reato di omosessualità venne depenalizzato nel Regno Unito.
Per quanto concerne il film, e l’evoluzione della storia rappresentata, siamo su livelli altissimi. Forte di un depistaggio ossessivo sulla reale identità dei ricattatori, sull’analisi del ‘problema’ da parte degli stessi poliziotti, e soprattutto il conflitto interiore e di coscienza di Farr, desiderosi di abbattere un muro omertoso nei confronti degli omosessuali, costretti fino ad allora a vivere nell’ombra e pagare per non essere scoperti e trascinati in galera per ‘atti omosessuali’.
Niente lagne strazianti o stereotipi del cinema moderno sull’argomento, bensì un intreccio misterioso e tagliente che porterà alla luce un odio senza fine da parte di un’insospettabile soggetto ricattatore, armato di rancore, ripugnanza ed intolleranza. Finale superlativo per un capolavoro vero del cinema. Considerato l’anno d’uscita, quasi sessant’anni fa, l’atmosfera noir resa perfetta da personaggi stereotipati del genere alternati ad altri decisamente innovatovi, le tematiche trattate (avanti anni luce per l’epoca) e l’intreccio da thriller ansiogeno, ed infine le interpretazioni da manuale del cinema, VICTIM entra di diritto nella classifica dei noir/thriller migliori della storia del cinema! Opera totale!

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…Di fronte ad una pellicola come Victim non si può che rimanere affascinati dal coraggio con cui il regista, Basil Dearden – conosciuto poco anche in Gran Bretagna – l’attore protagonista, Dirk Bogarde (lo ricordiamo in Morte a Venezia e La caduta degli dei di Luchino Visconti, nonché ne Il portiere di notte di Liliana Cavani) e l’intera produzione, hanno condotto a termine il progetto.

Siamo nel 1961, cioè sette anni dopo il suicidio di Turing, in una nazione che sta cambiando ma che soffre ancora del puritanesimo che ha tratteggiato l’epoca vittoriana. L’importanza del film non poteva sfuggire a Vito Russo, che nel suo libro Lo schermo velato, dedicato alla rappresentazione cinematografica dell’omosessualità, ne rivendica la portata rivoluzionaria, sottolineando come sia il primo lungometraggio della storia del cinema ad usare la proposizione «Io sono omosessuale».

Nel testo di Russo è presente un’intervista a Dirk Bogarde, in cui l’attore così si esprime: «Era il primo film in cui un uomo diceva “ti amo” ad un altro uomo. Sono stato io a scrivere quella scena. Ho detto: “le mezze misure non hanno senso. O si fa un film sui froci o non lo si fa”. […] Io credo che il film abbia cambiato la vita di tante persone” (cfr. V. Russo, Lo schermo velato, Costa § Nolan, 1984, pp. 160-161).

La cosa diventa ancora più evidente se si pensa che, proprio nello stesso anno in cui è uscito Victim, nelle sale era arrivata un’altra pellicola inglese dedicata alla vita di una persona omosessuale. Si tratta di Sapore di miele, del regista Tony Richardson, un’opera ancora appesantita da tutti i luoghi comuni che, in quegli anni, alimentavano l’immaginario collettivo sull’omosessualità.

È utile ricordare che il film di Dearden fu sottoposto a censura, con il taglio di alcuni minuti che facevano parte del montaggio originale. Nonostante ciò, a distanza di quasi sessantanni, la sceneggiatura e la regia risultano ancora fresche, attuali e penetranti, a dimostrazione della buona riuscita dell’opera.

Molti sostengono che l’attore Dirk Bogarde fosse omosessuale, sebbene lui stesso sconfessò più volte questa diceria. Resta il fatto che ebbe una lunghissima convivenza con il suo manager Tony Forwood, al quale Dirk, dopo la diagnosi di Parkinson, dedicò tutto il suo tempo.

da qui

 

Recent critics find "Victim" timid in its treatment of homosexuality, but viewed in the context of Great Britain in 1961, it's a film of courage. How much courage can be gauged by the fact that it was originally banned from American screens simply because it used the word "homosexual." To be gay was a crime in the United States and the U.K., and the movie used the devices of film noir and thriller to make its argument, labeling laws against homosexuality "the blackmailer's charter." Indeed, 90 percent of all British blackmail cases had homosexuals as victims.

The defense of homosexuality was not a popular topic at the box office when the film was made, and director Basil Dearden tried to broaden the film's appeal by making it into a thriller and a police procedural. There is no sex on (or anywhere near) the screen, and while the hero is homosexual by nature, there is doubt that he has ever experienced gay sex. The plot hinges on anonymous blackmailers who collect regular payments from wealthy and famous gays, and on the decision of a prominent barrister to stand up to them…

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