Tra l’11 e
il 29 ottobre abbiamo assistito a Riace e in Calabria al ritorno della
giustizia e del diritto (con la sentenza della Corte d’appello di Reggio
Calabria, che ha rappresentato per Mimmo Lucano e gli altri 18 operatori/operatrici del
modello di accoglienza/inclusione da lui costruito in 20 anni e tre sindacature
consecutive, la fine di un incubo: https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2023/10/13/ce-un-giudice-a-reggio-calabria/)
e a un importante segnale (con la manifestazione di Riace del 29 ottobre: https://www.youtube.com/watch?v=aPN5oRu1Rk8)
verso un cambiamento delle politiche in materia di immigrazione.
La
manifestazione di Riace, in particolare, è stata un vero successo per i toni e
per i contenuti sotto ogni versante. Da quello della partecipazione a quello
dello straordinario coinvolgimento emotivo dell’abbraccio a Mimmo, a quello
politico che, con la presenza della coordinatrice di segretaria, Terzo settore
e Associazionismo del Partito democratico, Marta Bonafoni, ha fatto registrare
e reso visibile la svolta dell’attuale segreteria del PD nelle scelte sulla
vicenda Riace e sull’approccio alle politiche di governo delle migrazioni
forzate. Un fenomeno, questo, che – «con la guerra, la grande questione del
mutamento climatico, la crescita esponenziale delle disuglianze nel mondo, le
lesioni delle libertà fondamentali e dei diritti sociali, la fame e le malattie
non curate, benché curabili, lo sfruttamento illimitato del lavoro» – si
configura come una delle più tragiche e profonde emergenze che attraversano il
nostro mondo. Anzi addirittura come un “crimine sistema”, per usare una
categoria utilizzata da Luigi Ferraioli nel suo recente Per una
Costituzione della Terra, che indica un percorso per aprire un’altra
prospettiva all’umanità, in un orizzonte nuovo e credibile, utopico come tutti
gli orizzonti di grande respiro, «improbabile ma non impossibile», rilanciato
la scorsa estate, non a caso, proprio dal Villaggio Globale di Riace. E non è
un caso che il confronto e lo scontro sul tema migrazioni si annunci già come
uno dei punti cruciali della prossima campagna elettorale europea in cui si
misureranno le differenze reali tra le forze in campo, tra destra e sinistra, perché
investe visioni diverse del mondo, la concezione dell’idea stessa di umanità,
la capacità di rapportarsi alla ridefinizione dell’ordine mondiale in corso.
In questo
scenario la radicalità dell’utopia concretizzata della ventennale esperienza
collettiva sovranazionale della Riace di Lucano assume il valore di un
paradigma e di una bandiera che occorre collettivamente rafforzare e
potenziare, con chiare e visibili azioni mirate. Da subito. In tale ottica
diventa necessaria e assume il significato di “cartina di tornasole” la
coerenza tra le affermazioni corali del 29 e un tempestivo impegno concreto di
tutte le realtà politico/sociali intervenute. In particolare delle forze presenti
in Parlamento, a partire da quelle maggiormente rappresentative.
Parallelamente il
Villaggio Globale – o, come a me piace ridefinirlo, la Repubblica partigiana
del Villaggio Globale –, che ha resistito alla soffocante morsa politico
giudiziaria per cinque lunghi anni con il sostegno di una solidarietà mai
venuta meno, dovrà imprimere un’accelerazione alla sua vita e alle sue
attività. Ci sono tutte le condizioni per farlo. C’è una parte ancora
consistente delle risorse del fondo Manconi, c’è l’apporto costante della
bolognese “Diamo Luce a Riace”, ci sono altri piccoli ma preziosi sostegni,
tutti rigorosamente registrati e rendicontati. Ci sono quindi le premesse per
far fare un salto in avanti all’insieme delle attività della Repubblica del
Villaggio Globale e a renderne ancor più netto il profilo radicalmente
alternativo alle politiche dominanti in materia. Nei prossimi giorni mi auguro
che con Mimmo si possa mettere in cantiere un vero e proprio piano di rilancio
per il biennio 2024-2025. E vedremo come potenziare le tante attività in
essere, fare ripartire quelle ancora in forzata attesa, avviarne di nuove sulle
quali è opportuno riflettere insieme.
Intanto però
una cosa bisogna farla subito, com’è stato richiesto il 29 scorso,
pubblicamente, dall’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio:
lanciare un’iniziativa, una vera e propria campagna verso la dirigenza Rai e la
Commissione parlamentare di vigilanza, perché sia messa in onda, dopo un blocco
durato cinque anni, malamente giustificato dalla vicenda giudiziaria, la
fiction Tutto il Mondo è Paese sulla esperienza Riace, con
Beppe Fiorello nelle vesti di Mimmo Lucano. Non possono lasciarla cadere le
forze politiche che si sono espresse il 29 a Riace e che si oppongono alle
fallimentari politiche emergenziali e securitarie del Governo e dell’UE
(che calpestano la Dichiarazione dei diritti umani dell’Assemblea generale
dell’ONU del 1948, tutte le Costituzioni rigide del dopo seconda guerra a
cominciare dalla nostra, il patto sui diritti civili e politici del 1966
dell’Assemblea Generale dell’ONU, «il diritto di emigrare che – come ha scritto
L. Ferrajoli – fu il primo diritto naturale teorizzato dalla nostra filosofia
politica già nel lontano 1539 da Francisco De Vitoria che lo rivendicò quale
fonte di legittimazione della conquista spagnola del nuovo mondo»). Se ciò avvenisse
ne andrebbe della loro stessa credibilità dopo quanto affermato a Riace. È
necessario attivare tutte le iniziative possibili, parlamentari e non solo,
perché la fiction sulla Riace di Lucano sia messa in onda, perché in
quella in essa emerge con chiarezza il valore universale del diritto
a migrare e non il suo uso a fini di colonizzazione e dominio del mondo da
parte dell’Occidente. Nello stesso tempo, una forte e convinta iniziativa per
la messa in onda della fiction è un tassello importante della più
generale battaglia sull’autonomia e la funzione di servizio pubblico della Rai.
Sarebbe, tra
l’altro, anche un minimo risarcimento dovuto a Mimmo, agli altri condannati in
primo grado e assolti in appello e, ovviamente, a un’esperienza densa di
umanità che ha mostrato al mondo che è concreta la possibilità di vivere
insieme, che la diversità è ricchezza, che l’accoglienza e l’inclusione
sono il solo modo per dare sostegno umanitario a chi scappa da
situazioni disperate e disperanti e, nel contempo, per ridare vita e
prospettiva alle aree e ai sistemi territoriali più fragili del nostro Paese,
mutarne la qualità e fornire, sul tema, un’indicazione concreta all’intera
Unione Europea.
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