giovedì 16 novembre 2023

Risarcire Lucano: cominciamo con la fiction della Rai - Domenico Rizzuti

 

 

Tra l’11 e il 29 ottobre abbiamo assistito a Riace e in Calabria al ritorno della giustizia e del diritto (con la sentenza della Corte d’appello di Reggio Calabria, che ha rappresentato per Mimmo Lucano e gli altri 18 operatori/operatrici del modello di accoglienza/inclusione da lui costruito in 20 anni e tre sindacature consecutive, la fine di un incubo: https://volerelaluna.it/in-primo-piano/2023/10/13/ce-un-giudice-a-reggio-calabria/) e a un importante segnale (con la manifestazione di Riace del 29 ottobre: https://www.youtube.com/watch?v=aPN5oRu1Rk8) verso un cambiamento delle politiche in materia di immigrazione.

La manifestazione di Riace, in particolare, è stata un vero successo per i toni e per i contenuti sotto ogni versante. Da quello della partecipazione a quello dello straordinario coinvolgimento emotivo dell’abbraccio a Mimmo, a quello politico che, con la presenza della coordinatrice di segretaria, Terzo settore e Associazionismo del Partito democratico, Marta Bonafoni, ha fatto registrare e reso visibile la svolta dell’attuale segreteria del PD nelle scelte sulla vicenda Riace e sull’approccio alle politiche di governo delle migrazioni forzate. Un fenomeno, questo, che – «con la guerra, la grande questione del mutamento climatico, la crescita esponenziale delle disuglianze nel mondo, le lesioni delle libertà fondamentali e dei diritti sociali, la fame e le malattie non curate, benché curabili, lo sfruttamento illimitato del lavoro» – si configura come una delle più tragiche e profonde emergenze che attraversano il nostro mondo. Anzi addirittura come un “crimine sistema”, per usare una categoria utilizzata da Luigi Ferraioli nel suo recente Per una Costituzione della Terra, che indica un percorso per aprire un’altra prospettiva all’umanità, in un orizzonte nuovo e credibile, utopico come tutti gli orizzonti di grande respiro, «improbabile ma non impossibile», rilanciato la scorsa estate, non a caso, proprio dal Villaggio Globale di Riace. E non è un caso che il confronto e lo scontro sul tema migrazioni si annunci già come uno dei punti cruciali della prossima campagna elettorale europea in cui si misureranno le differenze reali tra le forze in campo, tra destra e sinistra, perché investe visioni diverse del mondo, la concezione dell’idea stessa di umanità, la capacità di rapportarsi alla ridefinizione dell’ordine mondiale in corso.

In questo scenario la radicalità dell’utopia concretizzata della ventennale esperienza collettiva sovranazionale della Riace di Lucano assume il valore di un paradigma e di una bandiera che occorre collettivamente rafforzare e potenziare, con chiare e visibili azioni mirate. Da subito. In tale ottica diventa necessaria e assume il significato di “cartina di tornasole” la coerenza tra le affermazioni corali del 29 e un tempestivo impegno concreto di tutte le realtà politico/sociali intervenute. In particolare delle forze presenti in Parlamento, a partire da quelle maggiormente rappresentative.

Parallelamente il Villaggio Globale – o, come a me piace ridefinirlo, la Repubblica partigiana del Villaggio Globale –, che ha resistito alla soffocante morsa politico giudiziaria per cinque lunghi anni con il sostegno di una solidarietà mai venuta meno, dovrà imprimere un’accelerazione alla sua vita e alle sue attività. Ci sono tutte le condizioni per farlo. C’è una parte ancora consistente delle risorse del fondo Manconi, c’è l’apporto costante della bolognese “Diamo Luce a Riace”, ci sono altri piccoli ma preziosi sostegni, tutti rigorosamente registrati e rendicontati. Ci sono quindi le premesse per far fare un salto in avanti all’insieme delle attività della Repubblica del Villaggio Globale e a renderne ancor più netto il profilo radicalmente alternativo alle politiche dominanti in materia. Nei prossimi giorni mi auguro che con Mimmo si possa mettere in cantiere un vero e proprio piano di rilancio per il biennio 2024-2025. E vedremo come potenziare le tante attività in essere, fare ripartire quelle ancora in forzata attesa, avviarne di nuove sulle quali è opportuno riflettere insieme.

Intanto però una cosa bisogna farla subito, com’è stato richiesto il 29 scorso, pubblicamente, dall’ex presidente della Regione Calabria Mario Oliverio: lanciare un’iniziativa, una vera e propria campagna verso la dirigenza Rai e la Commissione parlamentare di vigilanza, perché sia messa in onda, dopo un blocco durato cinque anni, malamente giustificato dalla vicenda giudiziaria, la fiction Tutto il Mondo è Paese sulla esperienza Riace, con Beppe Fiorello nelle vesti di Mimmo Lucano. Non possono lasciarla cadere le forze politiche che si sono espresse il 29 a Riace e che si oppongono alle fallimentari politiche emergenziali e securitarie del Governo e dell’UE (che calpestano la Dichiarazione dei diritti umani dell’Assemblea generale dell’ONU del 1948, tutte le Costituzioni rigide del dopo seconda guerra a cominciare dalla nostra, il patto sui diritti civili e politici del 1966 dell’Assemblea Generale dell’ONU, «il diritto di emigrare che – come ha scritto L. Ferrajoli – fu il primo diritto naturale teorizzato dalla nostra filosofia politica già nel lontano 1539 da Francisco De Vitoria che lo rivendicò quale fonte di legittimazione della conquista spagnola del nuovo mondo»). Se ciò avvenisse ne andrebbe della loro stessa credibilità dopo quanto affermato a Riace. È necessario attivare tutte le iniziative possibili, parlamentari e non solo, perché la fiction sulla Riace di Lucano sia messa in onda, perché in quella in essa emerge con chiarezza il valore universale del diritto a migrare e non il suo uso a fini di colonizzazione e dominio del mondo da parte dell’Occidente. Nello stesso tempo, una forte e convinta iniziativa per la messa in onda della fiction è un tassello importante della più generale battaglia sull’autonomia e la funzione di servizio pubblico della Rai.

Sarebbe, tra l’altro, anche un minimo risarcimento dovuto a Mimmo, agli altri condannati in primo grado e assolti in appello e, ovviamente, a un’esperienza densa di umanità che ha mostrato al mondo che è concreta la possibilità di vivere insieme, che la diversità è ricchezza, che l’accoglienza e l’inclusione sono il solo modo per dare sostegno umanitario a chi scappa da situazioni disperate e disperanti e, nel contempo, per ridare vita e prospettiva alle aree e ai sistemi territoriali più fragili del nostro Paese, mutarne la qualità e fornire, sul tema, un’indicazione concreta all’intera Unione Europea.

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