quando vai a vedere questo film sai cosa aspettarti, un’altra versione di La vita è meravigliosa, di Frank Capra (qui si può rivedere), con bravi attori del cinema italiano.
un
deus ex machina, anche nel senso che è l’autista, Toni Servillo, un angelo di
seconda classe, chissà, ha il compito di convincere a una seconda occasione di vita quattro
suicidi.
ci riesce anche, il povero Toni, in parte, ma è il film che non riesce a volare alto, gli attori sono bravi, ma sembrano recitare col freno a mano tirato, il critico Guzzanti-Ghezzi direbbe che il film "arranchia" (qui).
se
uno pensa a cosa poteva essere questo film, potrebbe restare deluso.
lasciate
ogni aspettativa a casa, il film non vi deluderà, come se fosse un usato
garantito.
buona
(suicida) visione - Ismaele
…Più in generale, il materiale narrativo
– e umano – presente ne Il primo giorno della mia vita avrebbe
potuto dar luogo a un’opera più interessante e lucida; il film di Genovese,
invece, si ammanta di un coté accattivante (la metallica fotografia di Fabrizio
Lucci fa il suo lavoro) ma non si libera di una certa sensazione di
incompiutezza, accentuata anche dalla dilatazione della storia e dalla
dispersività delle vicende dei personaggi. Alcuni passaggi che avrebbero forse
meritato un maggior rilievo (il filmato che raffigura il futuro dei quattro)
vengono toccati in modo quasi timido dalla regia, mentre al contrario si calca
troppo la mano – in modo non sempre credibile – su altri aspetti (il background
familiare del piccolo Daniele). Proprio questi, comunque – interpretato dal
piccolo Gabriele Cristini – offre alcuni dei momenti migliori del film, specie
nell’interazione con la madre in lutto interpretata da Margherita
Buy; i rispettivi personaggi restano probabilmente i più riusciti e
credibili, al netto di alcuni dialoghi poco efficaci (il confronto conclusivo
tra Arianna e il personaggio di Servillo). Si ha l’impressione, comunque, che
il regista non sia riuscito a caricare della necessaria forza emotiva i momenti
più pregnanti della storia, al punto che tutto il film pare gravato da una
freddezza non voluta, che ne limita in gran parte il potenziale. Un peccato,
vista la buona confezione e le ottime potenzialità del soggetto.
…Anche i dialoghi sembrano più declamati che
sentiti, più artificiosi che ispirati. Ogni emozione è tenuta a distanza sia
dal copione che dalla regia, e i quattro "walking dead" attraversano
davvero come zombie questa storia, senza creare la risonanza emotiva necessaria
per coinvolgere lo spettatore.
Impossibile non fare un paragone mentale con altri film di tema simile, ma di
impatto emotivo infinitamente maggiore, come La vita è meravigliosa o La ragazza sul ponte,
che rappresentavano la scelta del suicidio come l'estrema ratio di nature
profondamente romantiche e idealiste, non come un gesto di inerte disperazione.
Forse la chiave di lettura più interessante come cartina di tornasole della
contemporaneità è la scelta di fare del "maschio bianco privilegiato"
l'elemento più fragile, quello che, pur essendo stato favorito dalla vita per
cultura e tradizione, non riesce comunque a darle un senso nel presente.
…Un cast, quello
de Il primo giorno della mia vita, che si giostra
alla perfezione seguendo un racconto introspettivo, che parla di
problemi di attualità, della disperazione che guida ognuno di noi, chi più chi
meno, e di quanto sia difficile combattere i propri demoni, di come la
sofferenza ti si appiccica addosso e resta, tanto che finiamo per sentirne la
mancanza quando il tempo la porta con sé. Dialoghi precisi e necessari, la
scrittura non straborda di parole superflue, come purtroppo spesso
succede, riuscendo a lasciare allo spettatore un po’ di respiro per poter
provare emozioni.
Unica pecca il
finale, che forse toglie un po’ di serietà trasformandosi in qualcosa che non è
in linea con tutto il resto. Esageratamente stereotipato,
cambia atmosfera e cade nella rete delle commedie all’italiana, tipiche dei
film di Gabriele Muccino, dalle quali ci si aspetta sempre la solita minestra,
esaltando i momenti cruciali con musiche e battute un po’ banali, perdendo un
po’ di vista i dettagli.
Nonostante questa
piccola caduta, possiamo tranquillamente dire che Il primo giorno
della mia vita è uno di quei film che ci fanno sperare
che il cinema italiano torni ai livelli del passato, grazie alla sua
eleganza ed estrema attualità, per un tema che non è uno dei più “gettonati” in
questo momento particolare, ma che é sempre reale, l’invisibilità della
sofferenza e, soprattutto, delle persone che la portano con sé ogni giorno…
…Una regia mai sopra le righe, che delicatamente
accompagna lo spettatore per immergersi in un contesto difficile e doloroso ma
pieno di significato. Questa organicità delle emozioni fa trascorrere il tempo
in un lampo, tra grandi verità, silenzi, gioie, prese di coscienza. Ancora una volta
un film che riflette in maniera efficace sul significato della vita.
Usciti dalla sala
si ha la sensazione di voler abbracciare tutti, per sentire che non siamo soli,
che la sofferenza appartiene a tutti anche se in maniera diversa.
…Un film che vuole parlare di suicidio in relazione ad
un percorso di rinnamoramento alla vita, deve riuscire ad emozionare lo
spettatore senza fare leva solo su una lunga sequela di dolori, tragedie e
perdite. Senza scomodare il già citato capolavoro di Frank Capra, ciò che
scarseggia qui è l’empatia necessaria a far appassionare lo spettatore alla
vicenda, e di certo non aiuta la superficialità con cui sono trattate tematiche
come il cyberbullismo o l’abuso psicologico in famiglie disfunzionali. Restano
oltretutto alcune questioni profonde e molto interessanti affrontate in maniera
soltanto parziale, come l’evoluzione del dolore col passare del tempo o
l’effettiva libertà di decidere di togliersi la vita. Dilemmi a cui è difficile
dare una risposta, ma che sarebbe stato bello affrontare con più attenzione.
Come nel caso di The Place,
anche Il primo giorno della mia vita appare come un
oggetto escludente, un film da osservare attraverso una grande vetrata che
tiene lo spettatore ben al di fuori della storia.
…l’operazione è talmente costruita, posticcia, priva di
sincerità, che gli elementi più incongrui – l’arco narrativo del bambino, per
esempio – risultano ancora più palesi, complici gli attori che praticamente
declamano il copione senza dare vita alle parole. Ci provano un po’ Servillo e
Buy, con dei ruoli che molto probabilmente riuscirebbero a fare con un minimo
di carisma anche nel sonno, e soprattutto Mastandrea, quello con la materia più
verosimile tra le mani in quello che è un susseguirsi di banali peripezie
mortifere. Un inizio non esattamente promettente per quella che vorrebbe essere
la nuova annata di cinema d’autore di produzione italiana.
a me invece ha deluso, e parecchio... dici bene: a meno che tu non sia Frank Capra è complicato fare un film del genere. E Genovese, con tutto il rispetto, non lo è. Il film è scontato (si capisce subito chi è Servillo), gli attori sono tutti sopra le righe, recitano in modo innaturale, ma soprattutto in questi benedetti sette giorni succede poco o niente, comunque troppo poco per giustificare due ore (noiose) di film. Boh, a me non ha trasmesso praticamente nulla
RispondiEliminané per te né per me sarà fra i film più belli dell'anno, siamo d'accordo:)
Eliminail fatto poi che la storia nasca da un romanzo del regista non mi sembra aiuti, anzi...
https://welovecinema.it/2023/01/30/il-primo-giorno-della-mia-vita-la-fotografia-di-fabrizio-lucci/
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