mercoledì 10 novembre 2021

Il bambino nascosto – Roberto Andò

Gabriele è un professore di musica, solitario e solo, che vive in un palazzo, in un quartiere, in una città, in una regione, in uno stato, ad alta densità camorristica.

e Ciro è un ragazzino cresciuto col mito camorristico, e gli capita di fare una cosa che non doveva, lo cercano, ancora non sa che lo vogliono morto, e si rifugia, per caso, a casa di Gabriele, che lo tiene nascosto, a suo rischio e pericolo.

il film è la lotta per la sopravvivenza di Gabriele e Ciro, che piano piano diventa come un figlio per Gabriele e Gabriele come un padre per Ciro.

il film è tutto qui, e non è poco, ormai Silvio Orlando è un fuori classe.

se facessero un film nel quale la cinepresa riprende Silvio Orlando e Toni Servillo che chiacchierano per due ore mangiando la pizza, io ci andrei senza alcun dubbio.

intanto, buona (nascosta) visione - Ismaele

 

 

 

Il bambino nascosto è una creatura strana fatta di mistero e citazioni, da Totò al poeta greco Konstantinos Kavafis. Roberto Andò non si discosta molto da alcuni punti fermi della riflessione intellettuale e filosofica che da sempre percorre la sua filmografia, e il film si rivela un esperimento riuscito. La storia dai contorni noir si svela lentamente allo spettatore e lo traghetta verso l'epilogo attraverso il rapporto che coinvolgerà i due protagonisti…

da qui

 

L'afflato poetico è la spina dorsale di una narrazione fatta di silenzi e di sguardi, ma anche ricca di svolte drammatiche e problemi reali, nel contesto allucinato di una città dominata da una malavita che opera in parallelo alle persone oneste finché le loro strade per caso non si incontrano.
Silvio Orlando entra in una maturità interpretativa sofferta ma proprio per questo alleggerita da qualunque vezzo o tecnicismo, e Giuseppe Pirozzi che interpreta Ciro, il bambino nascosto, può contare su un carisma naturale e una spontaneità non edulcorata.
In un luogo senza legge l'uomo anziano e il bambino formano un'insolita alleanza, in barba ai consigli interessati di Renato, il fratello di Gabriele, un magistrato che ritiene che il maestro di musica abbia tradito la loro storia famigliare facendo scelte di vita che non si limitano al trasferimento dal Vomero alla Napoli "sporca e cattiva". "Sei un protestante nel luogo sbagliato", dice Renato a Gabriele…

da qui

 

La regia di Andò in Il bambino nascosto è particolaristica quanto la sua penna, capace di indagare i volti ad un livello epidermico, introdurre chi osserva in una storia già compiuta ma tesa fino all’epilogo. Lo spazio geografico assume un ruolo da protagonista, mai da mera cornice, funzionale alla resa dinamica degli incastri provvidenziali. Prima ancora del conflitto con l’aberrante realtà della camorra, il fuoco dell’intera narrazione è giocato su un terreno invisibile, quello di una città filtrata dalle finestre: nascosti dietro le tende, i protagonisti scrutano una realtà circostante che, oscura e crepuscolare, appare bellissima e oltraggiata nel suo senso più puro. Nello scontro tra il solipsismo di Gabriele e l’etica più solida del suo personaggio, viene da chiedersi quale sia il movente dell’amore, della protezione, se siano frutto di un’esigenza personale di riscattare la propria solitudine o diretta conseguenza di un amore smisurato al di là di ogni pretesa. “Nella vita esiste la metamorfosi dei destini” – afferma Marcoaldi – una trasformazione possibile, aiutata dalla fatalità e dal coraggio, dall’intelligenza del cuore e dall’eccedenza di amore, che riscatta l’essere umano dalla sua inevitabile condizione di finitezza.

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1 commento:

  1. https://welovecinema.it/2021/11/08/il-bambino-nascosto-la-recitazione-di-silvio-orlando/

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