giovedì 4 novembre 2021

Madres paralelas - Pedro Almodóvar

Pedro Almodóvar riesce a sorprendere ancora, con un film che unisce le storie di oggi a quelle di ieri (le radici di oggi sono nel passato, che va spiegato, capito, recuperato, risolto, svelato, perché i fantasmi possano riposare nella propria tomba).

le madri, più che parallele, s'incontrano, si uniscono, è un allontanarsi e un riavvicinarsi continuo.

Penélope Cruz (Janis) e Milena Smit (Ana) sono le madri parallele che guidano i giochi, ma il caso mischia le carte. Ciascuna ha la sua storia, le bambine sono il futuro, forse un riscatto, una salvezza.

film che merita, non trascuratelo.

buona (parallela) visione - Ismaele

 

 

 

Madres Paralelas conferma che Pedro Almodóvar è in stato di grazia e in piena fase rinnovativa del proprio cinema, utilizzando tematiche trasversali alle sue opere, come la maternità e le dinamiche queer, come schermo abitudinario dietro cui nascondere elementi sorprendenti e quasi spiazzanti con cui affronta a viso aperto i fantasmi della Spagna franchista in una vera e propria svolta politica.

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Almodóvar si muove lungo la sutura di una transizione (politica) ambigua e di un Paese mai davvero ricomposto. Senza rinunciare all'empatia prodigata ai suoi personaggi, a interessargli visibilmente è la nativa Spagna, a cui torna come da un esilio e che filma non più come territorio mentale, un sogno che impasta coi colori materia proustiana, ma come terra da scavare (letteralmente), riesumando i fantasmi della Guerra Civile.

Ritratto genetico di una nazione, Madres Paralelas è quello che Hollywood definisce, e mai definizione fu più luminosa, un movie motion pictures, immagini (emozionanti) in movimento. Una formula, magica e chimica, che Almodóvar applica per realizzare i suoi film più belli. Nel suo cinema tutto è movimento, a cominciare dalle emozioni, un'azione 'di dentro'. In questo senso, un melodramma è un film d'azione, un'avventura intima da cui usciremo in lacrime, stravolti dall'instabilità romanzesca, le montagne russe sentimentali, le peripezie (in)verosimili che mai come in questo film elevano la trama da foto-romanzo a tragedia (iberica). Ancora una volta è una questione di maternità. Perché la guerra sarà pure è un'affaire da uomini ma per il regista un uomo è prima di tutto un figlio…

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…Madres paralelas, porta l’attenzione dello spettatore direttamente al fulcro della narrazione. Per questo si spiegano gli scatti temporali e i cambi di sequenze che sintetizzano quasi un cambio scena. I passaggi superflui vengono narrativamente aggirati, mentre viene conferito un tono al conflitto che dilania Janis. Non poche volte, infatti, si assiste a dissolvenze in nero che mostrano l’affievolirsi della luce che chiude sempre sul viso della Cruz. Una scelta di fotografia che sottolinea fragilità, terrore, conflitto.

Madres paralelas, è un’opera sulla “dannazione” della maternità: un ruolo sublime e fragile insieme, meraviglioso e terribile. Il film riesce a restituirlo, operando anche su quel livello di contrasto già citato che estromette la paternità. Madres paralelas, così, ricostruisce le costellazioni familiari e lo fa in un impianto narrativo semplice ed efficace. Almodóvar si getta a capofitto nell’intreccio tra passato e presente, vita e denuncia storica. La ricerca delle radici è l’espediente che ricuce e colma la separazione. Essa riporta a unità la Storia e le storie come, forse, tenta di mostrare l’emblematica sequenza finale.

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Assecondando l’entropia tipica di Almodóvar, la relazione tra Janis e Ana diventerà sempre più complessa, le ombre sempre più fitte, e prima di dipanarsi si aggrapperanno con le unghie alla negazione della realtà contribuendo ad alzare la posta emotiva del racconto e rimescolando continuamente ruoli e gerarchie.

Eppure, anche nelle situazioni più tese resta lampante l’affetto che il regista ripone verso i suoi personaggi e, in generale, verso l’umanità, scegliendo come sempre di accogliere tutte le sfumature dell’esistenza; senza tagliare la morale con l’accetta né giudicare nessuno…

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Derubricare Madres paralelas ad “Almodovar minore” significa fare un torto al film e al regista. Primo, perché il più imperfetto film di Almodovar resta sempre uno spettacolo conturbante. Secondo, perché il tono minore, minimale e sottile della messa in scena rappresenta chiaramente una scelta deliberata.

A 72 anni Pedro Almodovar continua a sperimentare senza manierismi. Riscrive i codici distintivi del suo linguaggio audiovisivo, lascia il rosso come colore dominante dell’inquadratura ma rinuncia ai toni saturi e brillanti in favore di una fotografia più naturale e realista.

Sceglie due volti iconici del suo Cinema, Penepole Cruz e Rossy De Palma, ma affianca loro interpreti sconosciuti al pubblico internazionale. Stempera gli accenti più drammatici del melodramma, lasciando le sue protagoniste dominare la scena, spesso perfino priva di colonna sonora, per esaltare l’umanità di sentimenti e sensazioni.

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Madres paralelas es una película que parte de una idea prometedora, pero que acaba siendo un intento fallido por parte del director. Siempre es de agradecer que directores como Pedro Almodóvar,  tengan un compromiso tan firme con la memoria histórica de este país, pero en este caso la estructura narrativa y las incoherencias de guion que se dan en la trama, han tirado por la borda la que podría haber sido una gran película.  No obstante el sello del director sigue estando intacto, a la vez que la cinta cuenta con un elenco maravilloso, destacando por encima incluso de Penélope Cruz, el trabajo formidable que hace Milena Smit.

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