Lino Capolicchio da giovane innamorato di Janet Agren, ma alla fine lui capisce, amaramente, che pensava di essere un cacciatore, ma era lui la preda.
una storia non da parrocchia, con un omosessuale, una donna spregiudicata e il povero giovincello (per lui il padre sogna un impiego alla Innocenti) che poi, forse, racconterà l'avventura agli amici.
niente di straordinario, ma Dino Risi ci sapeva fare, e questo viaggio Genova-Tunisia merita.
buona visione - Ismaele
Un Risi figlio di quegli anni, anzi anticipava i tempi. Ha il
solo difetto di delineare i personaggi omosessuali secondo i ridicoli cliché
dell'epoca (vedi Il vizietto). Nondimeno presenta un Capolicchio giovane ma già
versatile, qui al centro di un viaggio, oggetto delle attenzioni del gentil
sesso e di quello "forte". Mai la parola normale fu più adatta: si
riferisce infatti all'ordinarietà del personaggio, non alla sua sessualità. Una
pellicola piacevole e leggera ma arguta.
Uno studente squattrinato viene accolto da
una compagnia di americani piuttosto spregiudicati. Tra il ragazzo e la giovane
moglie di un anziano professore di storia dell'arte nasce un flirt, ma ben
presto la donna si stanca di lui. Il giovanotto, che si era illuso d'aver
trovato chi gli avrebbe reso facile e piacevole la vita, viene bruscamente
scaricato.
Sorta di Sorpasso in minore. Attraverso lo sguardo ingenuo del
protagonista Risi coglie le contraddizioni tra l’accresciuta libertà dei
costumi e un certo vuoto di valori che si traduce nella superficialità dei
rapporti. Ben caratterizzati i personaggi di Capolicchio (bamboccione
orgogliosamente milanese, eppure provinciale) e del maturo gay Eugene Walter.
La Agren è felina e al tempo stesso fredda, come richiesto dal copione. Pur
arrancante nel finale, merita comunque un recupero.
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