sei episodi che in totale fanno un'ora e mezza di visione sono come un film che si può guardare tutto in una volta, io ho fatto così.
è la storia di alcuni giovani, in realtà adulti, fra Roma e Biella.
qualche povero di spirito ha avuto da ridire sul fatto che a Roma (e anche nel film) parlino in romanesco, che usi i sottotitoli, Netflix li rende disponibili; ecche palle, allora Montalbano dovrebbe parlare la lingua che piace a chi ascolta?
ma torniamo al film/serie Strappare lungo i bordi, i protagonisti sono Sarah, Secco, Alice, Zero e, con la voce di Valerio Mastandrea, l'Armadillo (la coscienza di Zero, per chi non conosce le storie di Zerocalcare).
i tre vecchi amici, abbastanza soli, si arrangiano per trovare una strada, un'autonomia di vita, sognando un lavoro soddisfacente, così va il mondo, poi appare Alice (di Biella, arrivata a Roma per trovare una nuova vita), e Zero (che ha sempre il suo angelo custode Armadillo) non capisce più niente (ma si tiene tutto dentro, purtroppo), sono amici speciali, ma non fanno il gran passo, non riescono a dirsi quanto si potrebbero voler bene.
però guardatevelo voi, mica posso raccontarvelo io.
di sicuro si ride, anche molto, a volte, si sorride, si trova della poesia, e alla fine ci si commuove davvero, non manca niente.
e non si può non volere bene a quei ragazzi e a quelle ragazze a cui piace mangiare il gelato.
è proprio un'opera da vedere, senza perdere tempo.
buona (zerocalcarea) visione - Ismaele
ps: qualche anno fa è stato girato un bel film, tratto dalle storie di Zerocalcare, La profezia dell'armadillo, che si può, per ora, vedere online su Raiplay.
…In poche parole: cos'è Strappare
Lungo i Bordi? È un racconto, un racconto fatto da un amico
che non vedevi da tempo e che deve aggiornarti su quanto è successo.
Un amico logorroico, con tante domande e ancor più dubbi nella testa, con il
vizio di raccontare una storia partendo da lontano, e che durante il percorso
devia, si perde, si ritrova, esita, torna indietro…
Se questo amico è Zerocalcare,
araldo di metafore tanto iperboliche quanto brillanti, capace poi a tradimento
di tirare certe cannonate che se ti prendono ti lasciano lì, impalato a
chiederti chi gli ha dato il diritto di centrare con tale precisione il
bersaglio, allora descrivere Strappare Lungo i Bordi diventa
paradossalmente più facile: è una cosa bella, molto bella…
…Strappare lungo i bordi segue – con un ritmo
serratissimo – l’universo narrativo a cui Zerocalcare ci
ha abituato prima con i suoi fumetti cartacei, poi durante il lockdown del 2020
grazie a Rebibbia Quarantine. Sempre
presenti gli amici Sarah e Secco, insieme alla sua coscienza Armadillo con una
guest star: mentre tutti i personaggi sono doppiati dallo stesso Zerocalcare –
che gioca con la sua voce per dar carattere a ogni soggetto – Valerio
Mastandrea presta la voce all’Armadillo.
E tra aneddoti,
flashback e paragoni, Zerocalcare racconta la sua vita passata e presente tra
disagi personali e avventure quotidiane a cui tanti possono sentirsi vicini…
…La narrazione di Zerocalcare, del resto, non poteva
che basarsi sul flusso di coscienza, in cui la storia
delle sue giornate è intervallata dalla coscienza rompipalle dell’Armadillo (voce
di Valerio Mastrandrea) e da apparizioni di figure fugaci umane quanto
condizionanti, paranoie, ansie, problemi psicologici e “accolli” di
ogni ordine e grado. Una storia in grado di mettere in primo piano la fragilità dei
personaggi, senza limitarsi ad essere una mera voce generazionale (la stessa
generazione, per inciso, sfiancata dal precariato, dall’incertezza e/o dai
fatti del G8 di Genova). Le puntate sono state scritte evidentemente di getto,
con uno stile da tradizione orale, da racconto di strada, in cui la colonna
sonora non poteva che essere basata sui brani amati dall’autore: dai
riferimenti imprescindibili nell’ambito punk (Klaxon, Gli
ultimi) a finire su una miriade di altri artisti, di qualsiasi genere
possibile (o quasi): Band of horses, Billy Idol, Tiziano Ferro,
Manu Chao, M83, Apparat, Ron. Il tutto senza dimenticare il
fondamentale e determinante contributo di Giancane, che
firma la sigla della serie…
Zerocalcare mette
in scena un vero e proprio ritratto generazionale, fatto di momenti surreali e
conseguenti risate a crepapelle ma anche di sfumature malinconiche e tragiche,
che fotografano con lucidità i timori e i vizi dei giovani adulti di oggi. Lo
fa utilizzando il suo disegno pulito e preciso, che trova una valida sponda in
un’animazione fluida e di ottimo livello complessivo, il suo caratteristico
flusso di coscienza, capace di travolgere lo spettatore con un diluvio di
riflessioni personali, disagio esistenziale e spassose paranoie, e l’umorismo
che permea tutti i suoi volumi, che miscela in un piacevole frullato la cultura
pop e la tipica veracità romana. Uno stile affinato dall’autore attraverso i
suoi cortometraggi trasmessi nel corso di Propaganda Live, che in Strappare lungo i bordi deflagra con dirompente
forza, in 6 episodi di breve durata (15-20 minuti ciascuno) ma sorprendentemente
compatti per scrittura, toni e tematiche affrontate.
A fare da filo
conduttore a una lunga serie di riuscite gag, notevoli intuizioni e amari
spaccati di vita è un viaggio da Roma a Biella, che il protagonista Zerocalcare
deve compiere insieme agli amici di sempre Secco e Sarah per un motivo che
emerge solo negli ultimi episodi. Viaggio che come sempre è sia fisico che
interiore, e che Zerocalcare sfrutta per rappresentare, con flashback e
continue digressioni, l’alienazione e lo scoramento della generazione Y,
cresciuta con certezze come il posto fisso, la sicurezza economica e una
posizione lavorativa adeguata ai propri studi e alle proprie competenze,
progressivamente disintegrate dai mutamenti dell’economia e della società negli
ultimi decenni. Fra ironia e commozione, emerge il disilluso e ironico grido di
dolore della generazione più triste e bistrattata del Dopoguerra, costretta a
sopravvivere arrangiandosi e con lavori quasi sempre estremamente lontani dalle
proprie ambizioni e dalle proprie inclinazioni personali…
…Il dialetto, la parlata, non è solo una lingua/luogo,
ma la testimonianza di un vincolo. Non esisterebbero dialetti se non ci fossero
le comunità, le relazioni, i legami che li tengono in vita. Non si tratta di
codici scritti, standardizzati, usati nella cultura ufficiale, serve dunque una
comunità che si relaziona in modo costante a tenerli in vita. Le periferie sono
i più grandi luoghi di sperimentazione linguistica, dove le culture si
mescolano di più e creano il vocabolario per il possibile, in questi luoghi
sempre molto variegato. La working class è abituata alla
mutevolezza e alla mancanza di controllo. Recepisce bene il cambio e la
creatività della lingua perché la crea e se ne nutre. Fa parte di
quell’imprevedibilità che i quartieri più ricchi cercano in ogni modo di
sterilizzare e parlando di lingue, stigmatizzare o standardizzare. Ed questa la
più insopportabile delle constatazioni per chi quella lingua marginale la
contesta. Per un modello di sviluppo che aliena e atomizza questi legami sono
inaccettabili. Abbiamo detto che le comunità fanno le lingue, e vale anche per
le neolingue, per l’esigenza di trovare parole nuove per rappresentarsi. Ma
quando quella comunità riesce ad accedere ai canali di massa per valorizzare sé
stessa e non il contrasto a sé stessa, è sempre qualcosa che fa saltare i
riferimenti, come un’anomalia del sistema…
https://markx7.blogspot.com/2021/11/strappare-lungo-i-bordi-zerocalcare.html
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