quando c'erano gli spaghetti western apparve questo piccolo grande film, le solite storie di pistole e pistoleri, si dirà, ma ci sono due protagonisti in stato di grazia, e una tensione che non cala mai.
il rapporto fra i due protagonisti è la chiave del film, con il bastardo che trova un maestro e si affranca dalla servitù, per diventare un uomo libero, fino a un certo punto e a un prezzo troppo alto.
il film è stato girato nella Almería di un film di Alex de la Iglesia
buona visione - Ismaele
QUI il film completo, in italiano
Davvero sorprendente questo western di Valerii. La storia,
pur non essendo originalissima, è appassionante e riesce a creare personaggi e
situazioni memorabili. La regia di Valerii, ex assistente di Leone, si dimostra
una delle più abili nel settore e riesce a dirigere il tutto con una classe
eccezionale. Il film dura quasi due ore ma per tutta la durata non ci si annoia
un secondo. Inoltre la coppia Gemma-Van Cleef entrambi straordinari risulta una
delle più azzeccate di tutto lo spaghetti western. Memorabile il duello a
cavallo con "colpo in canna". Titoli di testa puramente sixities e
pop in maniera irresistibile. Unico difetto evidente non è quello che si mette
troppa carne al fuoco, a detta di alcuni critici, ma che vi sono alcuni salti
narrativi repentini e forzature, per portare all'inevitabile duello finale tra
Gemma e il suo "tutore" Cleef. Bellissime le musiche di Ortolani.
…É un gran bel western, e il fatto che ci sia Valerii
alla regia non è poco. Grazie a lui si respira un’impostazione leoniana, ma non
del tutto. Un’atmosfera classica che fa da cornice ad un motivo, quello del
vecchio e del giovane prima uniti da un rapporto quasi paterno e formativo, poi
messi uno contro l’altro, rivisitato più volte e in più sfumature da tutto il
cinema, che avrà uno degli esempi migliori proprio con un altro SW di Valerii:
“Il Mio Nome è Nessuno”. L’Almeria è fotografata e ripresa benissimo, e quei
luoghi diventano davvero co-protagonisti dei movimenti di Gemma, Van Cleef,
Muloch, Bosic e altri. Le entrate a cavallo, i duelli tra le case bianche, le
cavalcate nella Rambla de Tabernas, il duello finale nella main street: ne “I
Giorni dell’Ira” c’è lo spessore dello SW più classico, e l’impronta di un
autore a tutto tondo come Tonino Valerii che sa differenziarsi da Leone per
un’introspezione psicologica più evidente…
Un ragazzo vessato da tutti nel suo villaggio viene incoraggiato
a ribellarsi da uno spietato pistolero pronto a riprendersi un grande bottino.
La coppia Gemma-Cleef (soprattutto il secondo) fa faville in questo spaghetti
western i cui dialoghi sono vere e proprie sentenze. La trasformazione
caratteriale dei protagonisti è resa molto bene, così come impeccabili sono i
personaggi secondari. Valerii dimostra di saperci fare alla grande
confezionando un'opera che ha fatto la storia del cinema di genere degli anni
'60.
La perfidia e l'amoralità umane tipiche degli
ultimi western vengono compresse ne I GIORNI DELL'IRA, pellicola forte di
un'epica classica ma ricca di una violenza che non vuole nascondersi. A
differenza di tanti altri film, qui nessun eroe viene a fare giustizia in
città, giacché nella brama di potere non vi è eroismo e poiché il vero nemico
non terrorizza la cittadina ma è la stessa cittadina del Far West il vero
nemico, legata dall'intreccio di una cricca, di una congrega, destinata ad
essere smantellata pezzo per pezzo.
Tonino Valerii mette in scena con la solita
scolasticità italiana da artigiano filmico una buona sceneggiatura capace di
includere la natura chiusa e provinciale dell'America di un tempo: la sua
regia, cruda, semplice e funzionale all'intrattenimento, si asserve ad essa.
Piccoli zoom e molti silenzi rendono intensa una narrazione lineare che esplode
nelle sue musiche imponenti e nella sua atmosfera sofferente. La storia è una
versione popolare della narrativa classica, nel suo raccontare così fermamente
un rapporto tra allievo e maestro infarcita di vendetta, con tutti i pregi e
difetti del caso.
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