e se uno conosce Elia Kazan può ri-partire dal documentario e dalle parole di Martin Scorsese.
ecco QUI un capolavoro di Elia Kazan
buone visioni - Ismaele
Martin
Scorsese vide Fronte
del porto e La
valle dell'Eden in un cinema di Little Italy, a New York e fu
per lui una delle esperienze più forti di tutta l'adolescenza: "Ebbi
l'impressione che l'uomo dietro la macchina da presa mi guardasse e mi
conoscesse meglio di me stesso". In questa lettera intima e appassionata a
uno dei registi che hanno maggiormente ispirato la sua visione del cinema,
Scorsese ci guida attraverso rare immagini di repertorio, fotografie inedite e
una lunga intervista a Kazan, attraverso l'arte e la vita di uno dei più
geniali e controversi cineasti americani del secolo scorso.
Questo film è stato realizzato nel corso di alcuni anni ed è il
risultato di numerose proiezioni dei film di Kazan, letture dei suoi libri e
delle interviste da lui rilasciate e di lunghe discussioni sul significato di
influenza artistica e di come raccontarla. Volevamo rendere giustizia a Kazan
in quanto uomo, figura pubblica e soprattutto a Kazan artista, ma volevamo
anche rendere giustizia al potere dei film, che assumono una vita indipendente
dal loro creatore. Per dirla con parole semplici, A Letter to Elia è
un atto d'amore".
(Martin Scorsese e Kent Jones)
(Martin Scorsese e Kent Jones)
da qui
Un documentario in cui
Martin Scorsese racconta l'importanza che il cinema di Elia Kazan ha avuto
nella sua formazione. Così si potrebbe sintetizzare all'estremo il contenuto di
questo omaggio realizzato in memoria di uno dei registi più controversi del
cinema americano.
Perché Scorsese ama così tanto il cinema e il fare cinema che non riesce a realizzare un documentario 'su commissione'. Nessuno di quelli da lui prodotti è così. Ecco allora la domanda che apre e chiude l'ora di proiezione: che cosa è un regista e che cosa deve cercare quando fa un film? Scorsese ci offre le risposte passando attraverso la figura di Kazan. Regista controverso dicevamo perché al tempo della caccia alle streghe maccartista denunciò otto appartenenti al mondo dello spettacolo quali iscritti al Partito Comunista facendo perdere loro il lavoro. Ma questo suo lato oscuro non può mettere in ombra film come La valle dell'Eden o Fronte del porto che hanno rivoluzionato Hollywood sul piano delle tecniche di ripresa ma, soprattutto, sul piano dei contenuti. Lo schermo si riempiva di volti e gesti che avresti potuto incontrare nella tua vita quotidiana. La realtà, con tutte le sue tensioni e contraddizioni, prendeva corpo sul grande schermo e non si sarebbe più potuto non tenerne conto. Scorsese vede in Kazan il padre del suo cinema, l'uomo che ha prima ammirato come spettatore, tentato di emulare come collega e conosciuto come amico. Ancora una volta Scorsese ci mostra e dimostra che documentare il cinema non significa solo proporre freddamente reperti storici ma che ci può e deve essere un altro elemento fondamentale che entra in gioco: la passione.
Perché Scorsese ama così tanto il cinema e il fare cinema che non riesce a realizzare un documentario 'su commissione'. Nessuno di quelli da lui prodotti è così. Ecco allora la domanda che apre e chiude l'ora di proiezione: che cosa è un regista e che cosa deve cercare quando fa un film? Scorsese ci offre le risposte passando attraverso la figura di Kazan. Regista controverso dicevamo perché al tempo della caccia alle streghe maccartista denunciò otto appartenenti al mondo dello spettacolo quali iscritti al Partito Comunista facendo perdere loro il lavoro. Ma questo suo lato oscuro non può mettere in ombra film come La valle dell'Eden o Fronte del porto che hanno rivoluzionato Hollywood sul piano delle tecniche di ripresa ma, soprattutto, sul piano dei contenuti. Lo schermo si riempiva di volti e gesti che avresti potuto incontrare nella tua vita quotidiana. La realtà, con tutte le sue tensioni e contraddizioni, prendeva corpo sul grande schermo e non si sarebbe più potuto non tenerne conto. Scorsese vede in Kazan il padre del suo cinema, l'uomo che ha prima ammirato come spettatore, tentato di emulare come collega e conosciuto come amico. Ancora una volta Scorsese ci mostra e dimostra che documentare il cinema non significa solo proporre freddamente reperti storici ma che ci può e deve essere un altro elemento fondamentale che entra in gioco: la passione.
…Scorsese davanti la
macchina da presa si mette a nudo con una sincerità disarmante, certamente
superiore a quella che oggi mette in gioco quando è dietro la macchina da
presa. Il modo in cui parla dei film, dei registi amati, il modo in cui si
lascia andare, raccontando il cinema e se stesso… E’ sconvolgente, perché ci
appartiene… E non importa se lo sguardo critico e l’esegesi sia originale o
meno. La capacità di Kazan di dirigere gli attori, di far venir fuori la verità
profonda della loro anima (perché al cinema la mancanza di verità non perdona),
la verità dei volti, degli ambienti, la modernità dei temi e dei conflitti…
Sono tutte cose a cui pensare dopo. Quello che conta è la capacità di Scorsese
di connettere le immagini alla vita, di cogliere il turbine di sentimenti che
ne segnano la genesi e la fine, e di riportare questi sentimenti a sé, a noi,
al nostro vissuto muto. E così il dialogo decisivo tra Marlon Brando e Rod
Steiger in Fronte del porto non è solo la scena culminante in
cui due grandi attori danno il meglio di sé, E’ soprattutto il momento in
cui si manifesta in tutta la sua disperata potenza la sensazione e la nota
paura di essere traditi. Vedere Dean ne La valle dell’Eden e
rivedere la propria inquietudine…
E’ vero. Scorsese è
probabilmente il più grande critico americano capitato dietro una macchina da
presa. Ma il regista deve rivolgere lo sguardo prima di tutto dentro se stesso,
come diceva Elia Kazan. Se questo è vero, allora Scorsese è ancora un regista.
Nonostante tutto, nonostante le crisi, nonostante i film falliti. E’ un
regista, perché abita il cinema come fosse una casa, in cui trovar pace.
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