il centro del film è il medico, di cui tutti si fidano e che tutti rispettano.
ci sono le visite dei parenti, le partite di calcio, il sesso e l'amore, la droga e una dose di violenza controllata.
poi intervengono i modelli delle forze dell'ordine della scuola Diaz e di Bolzaneto, qualche anno prima della macelleria messicana di Genova.
nella macelleria di Carandiru furono giustiziate 111 persone (leggi qui e qui).
il film è davvero un gran film, non perdetevelo - Ismaele
Il lato oscuro di una nazione rappresentata
nell'universo infernale del Carandiru, piccole storie che servono a distinguere
dalla massa carceraria quei personaggi per farne l'emblema e le contraddizioni
stesse del Brasile. Un Babenco più concentrato sui personaggi a discpito però
di un contesto lasciato abbastanza in disparte. Un tono che alterna dramma non
senza una dose di leggerezza, ma che diventa cupo e violento nella buona parte
finale.
“Quand’ero bambino, guardavo elettrizzato i
film carcerari in bianco e nero. I detenuti vestivano le loro uniformi e
progettavano fughe mozzafiato, buone per qualche sceneggiatura di successo. Nel
1989, venti anni esatti dopo essermi specializzato come oncologo, dovetti
girare un video sul problema dell’AIDS nell’infermeria del penitenziario
statale di Carandiru di San Paolo, costruzione ideata negli anni ’20
dall’architetto Ramos de Azevedo. Quando la pesante porta si chiuse dietro di
me, avvertì un groppo alla gola come mi succedeva certe mattine al Cinema
Rialto, nel quartiere di Bras!”.
Inizia così il suo racconto sull’incontro con il carcere di Carandiru, il dottor Drauzzio Varella. In questa presentazione sono già chiare tutte le componenti che caratterizzeranno non solo la scrittura del testo, ma che daranno al racconto di vita di Varella i crismi di un ‘testo cinematografico’; un destinare parole e periodi a colmare spazi e paure, ad illuminare incubi e sogni o, umanamente, a spegnere il senso sulle mille ingiustizie che la giustizia porta sempre con sé. Quasi a sottolineare come il testo di “Estaçao Carandiru”, se non trasuda cinema da ogni pagina, di una elementare, simbolica ed al tempo stesso realissima fascinazione cinematografica è figlio certo…
Inizia così il suo racconto sull’incontro con il carcere di Carandiru, il dottor Drauzzio Varella. In questa presentazione sono già chiare tutte le componenti che caratterizzeranno non solo la scrittura del testo, ma che daranno al racconto di vita di Varella i crismi di un ‘testo cinematografico’; un destinare parole e periodi a colmare spazi e paure, ad illuminare incubi e sogni o, umanamente, a spegnere il senso sulle mille ingiustizie che la giustizia porta sempre con sé. Quasi a sottolineare come il testo di “Estaçao Carandiru”, se non trasuda cinema da ogni pagina, di una elementare, simbolica ed al tempo stesso realissima fascinazione cinematografica è figlio certo…
…What we see at first looks like lawless
anarchy. But as characters develop and social rules become clear, we see that
the prisoners have imposed their own order in the absence of outside authority.
The prison is run more or less by the prisoners, with the warden and guards
looking on helplessly; stronger or more powerful prisoners decorate their cells
like private rooms, while the weak are crammed in head to toe. Respected
prisoners act as judges when crimes are committed. A code permits homosexuality
but forbids rape. And the prison has such a liberal policy involving conjugal
visits that a prisoner with two wives has to deal with both of them on the same
day. Some prisoners continue to function as the heads of their families,
advising their children, counseling their wives, approving marriages, managing
the finances…
…
en general es una cinta que se puede ver mientras el espectador sea consciente
de los altibajos que contiene. Las secuencias logradas dejan ver lo mejor de
este realizador, aunque también se notan en el film sus concesiones comerciales
y falta de disciplina en el manejo del guión y la edición final.
Carandiru es un microcosmos que refleja las contradicciones del cine comercial brasileño, que oscila entre la descripción social acertada y las concesiones al morbo y el tremendismo. Esas mismas contradicciones del film también son espejo de la carrera de Babenco: un talento innato para manejar imágenes, que se ha desdibujado al paso del tiempo en su lucha por sobrevivir en el cine comercial.
Carandiru es un microcosmos que refleja las contradicciones del cine comercial brasileño, que oscila entre la descripción social acertada y las concesiones al morbo y el tremendismo. Esas mismas contradicciones del film también son espejo de la carrera de Babenco: un talento innato para manejar imágenes, que se ha desdibujado al paso del tiempo en su lucha por sobrevivir en el cine comercial.
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