il vecchio è il guardiano del faro, l'unico che può accedervi,il giovane è il manovale, l'uomo di fatica, vorrebbe arrivare alla luce anche lui, ma non può.
la storia è quella di una lotta, a volte senza quartiere, a volte innaffiata dall'alcool, odio e amore.
un archetipo che si rinnova, arriva da migliaia di anni prima, e non muore mai.
non sappiamo se quello che vediamo succede davvero. o se sono le fantasie malate dei prigionieri dell'isola.
Malville è una potente fonte d'ispirazione, ma non solo.
un film da vedere (e rivedere) - Ismaele
…I riferimenti ad altre opere e
alla mitologia sono alquanto palesi ma non subito riusciamo a coglierne tutte
le sfumature. Solo sul finale di The Lighthouse le
cose iniziano finalmente a quadrare ma è comunque un film che merita ulteriori
visioni.
Merita per lo straordinario uso che
ne fa dei due attori protagonisti. Dafoe, sempre sul
pezzo, ma è Robert Pattinson ad estasiare veramente.
Uno dei pochi giovani attori usciti prima dall’universo cinematografico
di Harry Potter e poi dalla saga di Twilight ad
aver avuto veramente successo: tutto meritato.
Con The Lighthouse, Eggers rielabora
la condizione della follia umana e quel profondo senso di isolamento che è una
delle chiavi di lettura del film. Partendo
perciò dalla stessa follia che aveva colto ai tempi Jack Torrance, il
protagonista di Shining, Winslow e Wake emergono
come nei grandi romanzi di metà e fine Ottocento: dal racconto gotico di Edgar
Allan Poe passando per Melville e il
celeberrimo Moby
Dick fino ad approdare a ad opere più classiche.
Collegandosi addirittura con la tradizione biblica e in particolar modo quella
mitologica.
All’aspetto tenebroso e puramente
horror, si lega la ricerca disperata del sapere che è insita nei più celebri
personaggi della letteratura. Si pensi solo a Ulisse e alle sue peregrinazioni
per tornare a casa. Ancora più palese è la trasposizione del mito di Prometeo:
riletta ora dal regista in chiave onirica e con le agghiaccianti movenze di un
thriller.
Il Faro è l’olimpo, sede
degli dei e del loro capo supremo, Zeus. La luce che esso custodisce guida le
navi e tutta la razza umana ma solo a pochi è permesso toccarla e possederla.
Winslow, come l’eroe mitologico, la brama per sé e per l’umanità. Wake è il
custode, forse l’incarnazione stessa di Zeus che droga l’uomo a suon di storie,
canti, superstizioni e alcol.
… Ci troviamo di fronte a una grande
opera criminale, un tentativo rischioso e luminoso di uscire dal
conservatorismo di tanto cinema contemporaneo. Correnti e autori escono da una
sterile intoccabilità e si bagnano nella grande immaginazione creativa di The
Lighthouse, contaminandosi con la poesia di Coleridge, il fantastico di Poe
e tanta produzione di serie B – dalla fantascienza anni ’50 a Corman.
Eppure tutto si staglia in un impeccabile equilibrio, ed è questa la grandezza di Eggers: dominando il caos della materia cinematografica, il regista estrae un registro, un’estetica, una personale atmosfera.
Eppure tutto si staglia in un impeccabile equilibrio, ed è questa la grandezza di Eggers: dominando il caos della materia cinematografica, il regista estrae un registro, un’estetica, una personale atmosfera.
Altrettanto straordinario – inteso
come fuori norma – il rapporto di attrazione/distruzione tra
Pattinson e Dafoe (entrambi eccezionali): la loro convivenza è quanto di più
folle e sadomasochistico mostrato da tanto cinema recente. Spirituamente vicino
a Losey, Fassbinder e Cavani, Eggers riduce i due personaggi a specchio
spirituale l’uno dell’altro, saturando il suo kammerspiel di
uno spettro psicanalitico in cui trionfa la pulsione di morte
…Come narratore, Eggers
disarticola i consueti modelli di storytelling e
dona maggiore complessità all’idea oramai romanticizzata di “ambientazione
storica” – in particolare per quel che riguarda il New England. Così
come The Witch raffigurava gli eventi propio come se fossero
la descrizione dei resoconti fantastici dei puritani del XVIII secolo, allo
stesso modo The Lighthouse si fa metonimia di una porzione
storica più grande. Tra i due film, Eggers si è distinto non solo come
narratore immerso nel folklore anglo-americano del nord-est degli Stati Uniti,
ma ha dimostrato in modo preciso come quel folklore abbia contribuito a
modellare l’episteme americana a proposito di temi quali la
spiritualità e la religione istituzionalizzata – e ora, con The
Lighthouse, rispetto al lavoro e alle differenti forme di dipendenza.
Il guardino Thomas Wake (Willem
Dafoe) e il suo assistente Ephraim Winslow (Robert
Pattinson) giungono al faro del titolo, presumibilmente da qualche
parte nel nord-est degli Stati Uniti, per effettuare un turno di guardia che,
originariamente previsto per sole quattro settimane, li impegnerà più
a lungo a causa dell’improvviso scoppio di una potente tempesta. I due
diventano sempre più irrequieti e gli eventi che seguono sono una conseguenza
del loro eccessivo consumo di alcol e dell’isolamento crescente. Eggers rivela
gradualmente che Ephraim ha una propensione alla violenza fisica e all’omicidio
– l’alcol si configura in questo caso come un catalizzatore – e suggerisce che
potrebbe essere un evaso. Quando arrivano per la prima volta al faro, trova una
piccola sirena di ceramica nascosta all’interno di un materasso, che più avanti
nel film utilizzerà come un oggetto erotico, attivando
fantasie sessuali che hanno per protagonista una sirena scolpita
tra le rocce dell’isola…
…L’impresa di raccontare un
film come The Lighthouse può
apparire ardua, ma si dimostra soprattutto completamente inutile. Lo schema che
viene mostrato nei primissimi minuti, con Ephraim intimidito
dall’incontro/scontro col lupo di mare Thomas e l’inizio di una dialettica
quasi impossibile tra i due – e dominata dalla falsità più totale, perfino
esibita – viene infatti ribadita per l’intera durata del film. L’intento
evidente di Eggers è quello di trascinare lo spettatore in uno stato
allucinatorio, completamente paranoide, in cui il confine di per sé labile tra
reale e immaginario venga abbattuto senza mezzi termini. Per far questo non può
che affidare il ruolo di Virgilio a Ephraim, interpretato da un eccellente
Robert Pattinson – fa il paio con la sua recitazione quella di un sublime
Willem Dafoe: i due reggono, al di là del lavoro di scrittura, l’intero
impianto narrativo del film, e la sua credibilità –, che fin dall’inizio sembra
particolarmente soggetto all’atmosfera del luogo, che porta con l’aria
salmastra anche incubi, memorie rimosse, ipotesi di mostri marini ospitati
nell’area della lampada, quella a cui lui non ha l’accesso…
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