l'ho visto su Arte, in rete non si trova, lì la protagonista è Rita, una bambina cieca.
"Salvo" sembra il proseguimento, Rita è cresciuta, vive nel mondo dell'oscurità, Salvo fa il killer e il latitante, si incontrano e non si lasciano più.
non c'è molto altro, ma c'è tutto, c'è la durezza di esser cieca, quella di avere un ruolo al quale non si può fuggire, se ci provi sei finito, mi piace pensare che Rita sia riuscita a salvarsi, lontano.
bravissimi Rita e Salvo (figlio del grande Mohammed Bakri), e bravissimo Luigi Lo Cascio, in un ruolo piccolo e prezioso.
cercatelo, un film da non perdere - Ismaele
…Lunghe
attese, pochissimi dialoghi.
Ferite
che si rimarginano senza interventi di medici.
Pasti
consumati in luoghi squallidi. In angusti locali sotterranei.
Impossibilità
di vivere un quotidiano luminoso, sereno, altro.
Non
esiste alterità nella scelta mafiosa.
La
vita è una sorta di espiazione, di costrizione ad un’emarginazione necessaria.
In
questa prospettiva, parlare di Palermo, o della Sicilia, non avrebbe alcun
senso.
Non
sono questi, infatti, gli oggetti della narrazione, tutta filtrata in una
chiave simbolica ed allegorica.
Gli
obiettivi (quello della macchina da presa, e, quindi, quello narrativo dei
registi) non devono, pertanto, orientarsi nel catturare un luogo, quanto
piuttosto “l’impressione”
di uno stile di vita. Un’ambientazione emotiva, che sia, in qualche misura, lo
specchio delle angoscianti ore della vita, della gente di mafia, potente,
magari, per qualche anno, ma costretta a vivere nascosta, e continuamente
ossessionata dall’idea che qualcuno, prima o poi, la tradirà.
Questo
fa sì che la lunghezza del film, deve servire proprio per trasferire nello
spettatore, la pesantezza di una simile condizione esistenziale…
…Se
non ci fosse una chiara idea di regia a supportare il film, questo senso di
oppressione non verrebbe fuori, ma Piazza e Grassadonia hanno prestato un'attenzione maniacale
al suono e alla fisicità dei loro attori, che premono contro i bordi di
inquadrature claustrofobiche con una ribellione dapprima sommessa e poi
potente, rabbiosa.
Anche se i personaggi sembrano destinati al fallimento in nome di una hybris che ha portato lontano dal seminato quelli che li hanno preceduti, per loro è possibile un doppio miracolo: riacquistare la vista e cominciare a vedere veramente, perché solo vedendo in profondità si può intervenire sulla realtà. O almeno immaginare di farlo.
Anche se i personaggi sembrano destinati al fallimento in nome di una hybris che ha portato lontano dal seminato quelli che li hanno preceduti, per loro è possibile un doppio miracolo: riacquistare la vista e cominciare a vedere veramente, perché solo vedendo in profondità si può intervenire sulla realtà. O almeno immaginare di farlo.
Una
nota di merito, infine, va agli attori di Salvo: a Saleh Bakri,
che non essendo siciliano rende il suo personaggio archetipico e nello stesso
tempo straniante, e a Sara Serraiocco,
che negli occhi accecati da lenti oscurate ha saputo esprimere l'angoscia di un
animale braccato.
…On comprend rapidement que le personnage de jeune
loup solitaire et sans attache est partagé entre sa mission et son désir
profond de raccrocher. Mais malgré l’effet de miroir entre le silence dans
lequel il se mure et la vue qui fait défaut à la jeune et belle captive, on a
du mal à croire qu’un quelconque lien puisse les unir… et finalement, ce
changement de rythme finit par lasser, faisant passer le film de bel essai à un
polar sans grand intérêt.
…Il merito dei due registi è insomma quello di
aver lasciato spazio a immagini incisive e di aver permesso che il cinema
fluisse senza ostacoli di sorta, lasciando le parole (superflue) a pochi
personaggi, l'orrido boss o la stravagante coppia che copre la latitanza di
Salvo, tanto impaurita, quanto affascinata dalla presenza del sicario in una
delle loro stanze senza condizionatore. L'estrema naturalezza del risultato è
in realtà il frutto di uno scrupolosissimo e sofisticato lavoro di regia; il
piano sequenza iniziale che vede Rita terrorizzata dalla presenza del 'nemico'
in casa riesce a mostrare la fragilità della donna, quel senso di isolamento
che traspare da ogni sospiro e che avvolge anche noi spettatori. Poco altro
sappiamo di lei e della sua vita. Di certo è la donna che riesce a dare
concretezza alla figura di Salvo il cui volto ci viene sempre nascosto, se si
eccettua per il particolare degli occhi glaciali, e che riusciamo a vedere solo
quando Rita entra in campo e ritrova la vista…
…Non bisogna però lasciarsi trasportare troppo dall’entusiasmo;
perché, se è vero che Salvorappresenta una palese boccata d’aria in un cinema
spesso ristagnante, d’altro canto non si può evitare di notare alcuni difetti
che la pellicola mostra apertamente. La povertà dei dialoghi, che si alterna
con le battute rumorose dei comprimari, se da una parte aiuta ad entrare nella
diffidenza dei due protagonisti, dall’altra rischia di appesantire lo
spettatore avvezzo a ben altra formula cinematografica. Il confine tra poesia e
noia, in taluni casi, è piuttosto labile. Ma il vero punto debole della storia
è la commistione di più generi: si passa dal noir al western, dalla commedia
nera alla storia d’amore, quasi senza continuità. La mancanza di equilibrio tra
le varie parti si fa sentire implacabilmente, spingendo la fruizione in una
forsennata danza tra le varie parti messe in gioco. Nonostante questi difetti, Salvo si affaccia sul cinema italico con la
sua aria innovativa, un racconto dall’impianto classico che però rinuncia agli
stilemi stereotipati della drammaturgia mafiosa, restituendo una storia d’amore
improbabile, in una Sicilia dove la piaga della criminalità organizzata si
alterna al miracolo impossibile tra due reietti. Storia di visione, di libertà
e di amore: un ottimo inizio per la carriera registica dei suoi autori.
…Salvo si presenta come un film fortemente
metaforico: la cecità fisica di Rita è anche la cecità mentale del
protagonista, che rappresenta a sua volta la cecità, o meglio, l'omertà dei
palermitani, abituati a vedere senza reagire. Così, quando Rita recupera la
vista, Salvo recupera la propria umanità, la capacità di dare e ricevere
affetto; lei riesce a vedere il mondo attorno a sé, lui vede lo squallore del
mondo in cui stava vivendo. I dialoghi sono quasi assenti, i protagonisti in
particolare pronunciano sì e no una decina di parole. A parlare molto è il
boss, con parole ridondanti ma in realtà vuote e menzognere. I silenzi in
questo film riescono a dire molto di più che le poche parole, gli occhi dei
protagonisti sono una porta per legger i loro pensieri, e la bravura degli
interpreti e dei registi riesce a farceli leggere con chiarezza…
da qui