prodotto da Soderbergh, "Keane" segue per qualche giorno la vita di un uomo che soffre nella testa, non sappiamo quanto di quello che dice è vero, ma non si può non vederlo e soffrire per/con lui.
grande interpretazione di Damian Lewis, da sola rende il film da non perdere - Ismaele
… Kerrigan
non sbaglia nulla: non forza mai il narrato ricorrendo a una scrittura
appuntita di rara asciuttezza; scansa la spiegazione fasulla come fosse un
morbo (anche il monologo nella camera d’albergo non suona banalmente
esplicativo, ma perfettamente coerente con il disegno di un personaggio alla
ricerca di se stesso e che sembra, con quella sorta di autoidentificazione,
puntellare alcune certezze); fa dello spettatore un osservatore pieno di
domande, attaccato al fotogramma e all’azione nel suo svolgersi, sperduto e
confuso come il protagonista; asseconda un registro iperrealista di scarna
efficacia ricorrendo al montaggio in macchina e a lunghi piani sequenza con
camera a mano, abolendo, in odor di Cassavetes, quanto più è possibile
scenografia e décor posticcio; bandisce le musiche di commento e avvolge il
girovagare del suo protagonista in una patina di continua, a tratti soffocante,
tensione (la sequenza finale, in cui Keane porta Kira alla stazione dei pullman
e nella quale sembra quasi voler ricostruire, per poi sovvertire negli esiti,
la scena primaria della sparizione della figlia, è di purissima ansia).
Così il regista: alla fine del film Keane si ritrova ad essere, fragilmente, in pace con se stesso. Per sopravvivere, nella nostra società, dobbiamo vivere con i paraocchi. Usciamo in strada confidando nel mondo esterno, pensando che abbiamo l’opportunità di vivere la nostra vita, che non saremo attaccati, che siamo protetti da ciò che può sconvolgere la nostra esistenza. Keane ha avuto la sfortuna di vivere questa tragedia, e non penso si rimetterà mai, né che Kira possa essere per lui una forma di redenzione. Sa che sarà di nuovo solo, che non la rivedrà più, ma si rende conto che ha avuto un attimo di tregua…
Così il regista: alla fine del film Keane si ritrova ad essere, fragilmente, in pace con se stesso. Per sopravvivere, nella nostra società, dobbiamo vivere con i paraocchi. Usciamo in strada confidando nel mondo esterno, pensando che abbiamo l’opportunità di vivere la nostra vita, che non saremo attaccati, che siamo protetti da ciò che può sconvolgere la nostra esistenza. Keane ha avuto la sfortuna di vivere questa tragedia, e non penso si rimetterà mai, né che Kira possa essere per lui una forma di redenzione. Sa che sarà di nuovo solo, che non la rivedrà più, ma si rende conto che ha avuto un attimo di tregua…
… Parlare
dell’uomo a volte sembra un atto di coraggio, tanto è difficile scendere nella
profondità dell’animo umano. La telecamera segue, si avvicina, soffre con il
protagonista ed in un attimo anche tu ti trovi a soffrire, a sperare, a sudare
il sudore di Keane e piangere le sue lacrime. C’è chi ha bisogno d’amore ed è
così solo da doverlo cercare nella fermata dell’autobus, nell’affetto degli
altri, in una vita che non è la sua e non lo è mai stata. Kerrigan sa come
emozionare ancor prima di raccontare, ed è un modo semplice di parlarci, il
suo: non può che inseguire con la macchina a mano, ma senza traballare, fermo
per non mancare mai di rispetto e dare dignità al suo Keane. Ama il suo
personaggio e lo comprende e nell’ultima inquadratura l’unica reazione
possibile è capire, sentire con il protagonista, toccare con gli occhi la
lacrima che gli attraversa il viso…
… Written and directed by
Lodge Kerrigan, Keane is a slow-moving, but ultimately
rewarding, character study of a schizophrenic trying in vain to continue a
normal existence as a regular, adjusted person. Although the film starts
with a father's quest to find his daughter, this is a film more about the man's
psyche, calling into question whether or not his quixotic quest is truly fact,
or if he ever had a daughter to begin with. While the plot proceeds
forward in a routine fashion once the other young daughter is introduced, the
performances are generally solid, and there are a number of interesting, subtle
surprises along the way…
… Keane está solo
en el mundo, y si bien pocas veces verbaliza explícitamente su situación,
siempre está atravesado por su soledad. Él es su soledad y su dolor. Es la
pérdida, la sensación de culpa, y, sobre todo, es una ausencia, la de su hija.Interpretado
de manera soberbia por Damian Lewis, el protagonista, pese a toda su esquizofrenia y oscuridad,
deja percibir cada tanto un haz de brillo en sus ojos. Detrás de ese desesperado hombre que busca sin ver, se
esconde una persona sensible y tierna. La maestría de Kerrigan pasa por
permitirse mostrar de Keane, sin que parezca forzado en absoluto, un costado
conmovedoramente humano. Pese a que el clima que predomina en el relato está
dominado por el encierro y el ensimismamiento, los momentos en los que el
realizador toma distancia permiten descubrir a otro personaje. Cuando Keane
logra escaparse de sí mismo, y le hace lugar a otro en su mundo, se convierte
en un ser generoso y amable. En esos pasajes, minoritarios pero bien presentes,
la película se detiene para abordar la sensibilidad de un ser dispuesto a
intentar amar pese a todo el sufrimiento que carga en sus espaldas. Keane nunca
deja de ser una persona desesperada, pero cuando ama, en particular a una
pequeña amiga, logra reencontrarse consigo mismo. El film no pretende
convertirlo de repente en un ser feliz “para siempre”, pero construye
deliciosos eclipses emocionales que le conducen a instantes de sosiego en una
vida que a primera vista no ofrece lugar para momentos dulces…
… Si l’on se
prend par moments, à s’interroger sur la réalité de l’enlèvement de sa fille,
la deuxième partie du film, tournée vers la rencontre d’une voisine, qui lui
confie son enfant pendant une soirée, laisse au final peu de doute. Les thèmes
de la guérison par mimétisme, de la répétition du traumatisme pour mieux le
dépasser sont alors traités avec délicatesse, à proximité de ce corps et ce
visage imposants, dont les yeux expriment une détresse infinie. Un rôle
difficile et éreintant, pour un film bouleversant.
da qui
Bellissimo, inquietante, raggelante. Hai ragione: un film che non può lasciarti indifferente e che non puoi dimenticare.
RispondiEliminaLodge Kerrigan non fa film per passare un paio d'ore a chi guarda, ti costringe a partecipare, a guardare le cose con occhi diversi, a osservare storie intense, bisogna ringraziarlo per questo.
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