sabato 20 luglio 2013

L'apostolo - Robert Duvall

un film davvero spiazzante, Sonny è uno che può essere un pastore e ammazzare il compagno della moglie, è uno che riesce a dare forza e speranza a tutti e non sai se ci è o ci fa, parla con Dio, ci discute, alza la voce.
Robert Duvall è davvero eccezionale e basterebbe la sua interpretazione per non perdere un film unico - Ismaele




…Nell'osservare Sonny all'opera nel corso di una tournee religiosa ci è capitato di pensare (anche se il paragone è un po' forte) al Michael Douglas di WALL STREET se non proprio al sergente che domina la prima mezzora di FULL METAL JACKET: uomini senza incertezze, con uno scopo solo e la convinzione di raggiungerlo. Predicare è da sempre il lavoro di Eullis Dewey (l'unico flashback del film ce lo mostra giovanissimo e già impegnato in uno dei suoi coreografici show, lo stesso che poi replicherà nel pre-finale), per cui lì nulla può fermarlo. Gesù, poi, è come fosse l'amico del cuore, cui dare e chiedere, e con il quale è giusto infuriarsi quando il rapporto non è reciproco. Mentre la m.d.p. lo inquadra dall'esterno - efficace Duvall, in uno dei rari scarti rispetto allo stile pressoché documentaristico, ad isolarlo con la sola finestra illuminata nella notte - Sonny litiga letteralmente proprio col Messia, reo a suo avviso di un'immeritata punizione (è stato cacciato dalla chiesa per intemperanze e la moglie intende lasciarlo), ingiustificata a fronte di tutto l'amore dimostratogli. Sonny è un ottimista, desidera e crede in un sistema di valori chiari e di relazioni immediate: Dio ha creato gli uomini e questi devono servirlo ed essergli fedeli; Dio, anche se non se ne possono sempre comprendere i modi, sarà giusto coi giusti. Ma quando la sfera in questione è quella terrena nulla è più così diretto - o in un certo senso rassicurante - e l'omicidio del rivale in amore è per lui il momento più basso di una vita privata che non può essere assolutamente contenuta. Qui la frattura tra uomo e predicatore diventa insanabile, ed inizia il percorso "apostolico" di Sonny, nella speranza che la legge di Dio possa salvarlo da quella degli uomini…

“The Apostle” has become something of a legend in independent film circles, because Duvall was so long in getting the movie made. The major studios turned him down (of course; it's about something, which scares them). So did old associates who had always promised help, but didn't return his calls on this project. As he waited, Duvall must have rewritten the script many times, because it is astonishingly subtle. There isn't a canned and prefab story arc, with predictable stops along the way. Instead, the movie feels as alive as if it's a documentary of things happening right now…

It is a testimony to Duvall's reputation in the business that he was able to gather such an impressive cast for a low-budget, low-profile motion picture. In addition to Duvall, key roles are filled by Farrah Fawcett, Miranda Richardson (as Toosie, a woman who is drawn to Sonny's magnetic personality), country star June Carter Cash (as Sonny's mother), John Beasley, and Billy Bob Thornton (as a racist troublemaker). These five actors, not to mention the rest of the troupe, are in top form, but none steals the spotlight from Duvall, who is truly at the height of his powers as Sonny. In his long and distinguished career, only his Oscar-winning performance in 1983'sTender Mercies was this raw. Duvall becomes Sonny. The energy and passion of a preacher are all present…

…Duvall gives a strong performance. I felt this may be his signature role and that comes after a long line of already brilliant performances.  I enjoyed his running ‘conversations with the Lord’ that he has when he is alone or just walking down the street.  The conversation that he has with the police is amusing as is the final scene that is shown over the closing credits...

…Ma L'apostolo è un film sulla ricerca di Dio e della vera fede, e quindi il ritratto di una società ad alto tasso di spiritualità o - come apparirà ad occhi più scettici - la denuncia della seduzione religiosa? Il personaggio di Robert Duvall è in ogni caso un concentrato delle ambiguità e delle contraddizioni a cui assistiamo nel film, a partire dalla prima scena, che lo vede pronto ad assistere spiritualmente due vittime di un incidente stradale per poi mollarle senza dare un solo aiuto pratico nel momento in cui il suo scopo religioso è stato raggiunto.
Sarà vero che "la parola di Dio può uscire dalla bocca del diavolo?" Ai laici il film sembrerà il ritratto di un folle, vittima di un eccesso di spiritualità mal organizzata. Ai religiosi il ritratto di un uomo tormentato dal conflitto tra gli ideali e il senso di colpa. A chi ama il grande attore Duvall, la prova che è strepitoso (il film gli ha conquistato il suo quinto Oscar) e che è un regista di grande qualità.

Per tutti i protagonisti, ma in particolare per Sonny l'Apostolo, l'improvvisazione è un carattere essenziale. Più che a dei classici sermoni i suoi discorsi si avvicinano a dei veri e propri saggi di recitazione. La funzione domenicale come spettacolo rutilante lontano anni luce dalla mesta e noiosa rigidità del cerimoniale cristiano cattolico. Il corpo si dimena, balla, salta, la voce cambia in continuazione ritmo e tonalità. Musica, danza, ritmo. Nasce quasi spontanea quindi l'assimilazione del "mestiere" del predicatore a quello dell'attore. La capacità di improvvisare una espressione del volto, di aggiungere una battuta alla sceneggiatura, è ciò che distingue un buon attore da un grande attore. L'altare come palcoscenico ristretto, la chiesa come una grande sala cinematografica dove recitare dal vivo. L'attore come il predicatore deve essere in grado di comunicare con tutto se stesso forti emozioni al pubblico. Senza alcuna distinzione di razza, sesso o età. Una recitazione monocorde, una predica sonnacchiosa allontanano i fedeli dalla chiesa, il pubblico dalle sale cinematografiche. Il pieno coinvolgimento della folla è essenziale alla riuscita dello spettacolo. L'Apostolo risulta così essere un film sulle varie sfumature della fede, sulle tribolazioni dell'animo umano, ma anche un grande esperimento di cinema nel cinema. Sostituendo alla chiesa la sala cinematografica, all'altare il palcoscenico teatrale, il film risulta essere un perfetto vademecum sull'arte del recitare. Al cinema, a teatro, sull'altare. Nella vita di tutti i giorni.
da qui

4 commenti:

  1. Robert Duvall , Francesco è tutta la pellicola....
    Una interpretazione stratosferica che val la pena di essere ammirata!
    Buona serata amico mio!

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  2. direi che è divino, se rende l'idea:)

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  3. Interessante, lo avevo perso. Recupero, grazie.

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    1. non ci basterà una vita a recuperare tutto, ma intanto ci proviamo:)

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