tratto da "I demoni", di Dostoevskij, racchiude in due ore qualcosa di quell'immenso capolavoro, che è irriducibile.
e però è un bel film, sottolinea lo spirito del tempo e prefigura i drammi futuri.
a me è piaciuto, tu prova, poi mi dici - Ismaele
The
course which the film version of The
Possessed travelled from 1974
to 1984 had been long, dark and plagued with failure.
It
seemed to me that I knew a fair amount about this work, more than about other
novels I had transferred to the screen. Above all - this was the main source of
the stage impact of The
Possessed - I myself had
adapted it into a play. So I had no doubt that I would be able to do it again
and The Possessed would take command of the screen and
of the audience. All the same, the first unsuccessful version of the scipt
should have warned me, making me search for an adaptation less influenced by
the theatre.
Dostojevsky's
prose is theatrical, as his characters speak incessantly, driven by a desire to
arrange their relationships with others and with the world by means of thoughts
expressed in words. The stage is the place where much is said. Anybody who
allows the characters of Dostojevsky to speak, even if he makes no attempt to
stage the ideas of the dialogue, stands a fair chance to come near the essence
of the issues presented in the novels of this cruelly talented writer.
Andrzej
Wajda
…Uscito pressappoco nel periodo in cui dalla
Polonia giungeva sugli schermi di tutto il mondo il "Decalogo" di
Kieslowski, con il quale è inevitabile un confronto, seppure alla lontana,
"I demoni" fa fare al veterano Wajda la figura del pivellino. Alla
scarsa riuscita contribuisce anche un cast franco-polacco che non convince fino
in fondo. Il migliore, secondo me, è Laurent Malet nella parte dell'ateo
coerente fino all'ultimo Kirillov, ma se la cavano anche Radziwilowicz e
ovviamente Isabelle Huppert. «Ma» come nota Tullio Kezich «Stavroghin, il
demone numero uno, nell'incarnazione di Lambert Wilson sembra Dracula; la
tedesca Jutta Lampe è truccata da Gelsomina e Omar Sharif fa la figura di un levantino
che ha perso l'aereo».
This story begins in
1870 at a little town somewhere in Russia. It processed the real
"Nyecsajev story". A group of young revolutionists wanna ruin the
system with violence. They think this is the only chance to reform the old
Russian Society. The leader of this group is Pierre.
Dostoievski was a giant
and a master painter of the Russian soul. This film is a good rendition of his
work, altogether prophetic (on the Bolcheviks) and coined with pessimism.
The Slavic twist that Wajda brought to the picture is essential. Madness, brittle human relations and utopia are the key ingredients among which a pleiad of very Russian characters evolve. None of them seem to be part of the real world, they seem more rooted in the realm of philosophy.
Reading Dostoievski and Tolstoi could have avoided many ugly things indeed.
The Slavic twist that Wajda brought to the picture is essential. Madness, brittle human relations and utopia are the key ingredients among which a pleiad of very Russian characters evolve. None of them seem to be part of the real world, they seem more rooted in the realm of philosophy.
Reading Dostoievski and Tolstoi could have avoided many ugly things indeed.
I demoni è uno dei miei
romanzi preferiti e dinanzi a adattamenti cinematografici di Dostoevskij il mio giudizio, naturalmente, è
sempre prevenuto. L’opera in questione è di Wajda, grandissimo regista, per cui ero curioso di conoscere il
risultato della trasposizione.
La versione italiana di cui sono in possesso è poco inferiore alle due ore. Il film è un riassunto molto conciso ma che smarrisce oltre una decina di punti-chiave del romanzo…
La versione italiana di cui sono in possesso è poco inferiore alle due ore. Il film è un riassunto molto conciso ma che smarrisce oltre una decina di punti-chiave del romanzo…
Le
Journal du Dimanche
« Wajda
réussit des images superbes, des scènes fortes (...).Malheureusement l’ensemble
est un peu froid. Sibérien. Les Possédés ne nous possèdent
pas. Ne nous touchent pas. On le regrette d’autant plus qu’il aurait suffi de
peu de chose pour que Wajda nous livre une fois de plus un chef d’œuvre ».
[S.N.], 28/02/1988
Révolution
« Quant à la
mise en scène, c’est une totale réussite : caméra nerveuse à l’unisson de
la violence des personnages, images somptueusement traitées en couleurs
chaleureuses, bande sonore saisissante par son expressivité distanciée. Compte
tenu de l’évolution de Wajda (vers le romantisme) et du cinéma en général (vers
le spectacle), je crois qu’on peut prononcer le mot de chef d’œuvre. Et il faut espérer que le film incitera bon nombre de
spectateurs à lire ou à relire le roman ».
Marcel Martin, 26/02/1988
L’Express
« Convulsionnaire, paroxystique,
désordonnée, cette adaptation des Possédés de Dostoïevski, par Wajda et Jean-Claude Carrière
déconcerte d’abord, tant l’action, où la violence verbale et la violence
physique se chevauchent constamment, apparaît sous une forme confuse et
morcelée ».
Dominique Jamet, 26/02/1988
Le
Canard Enchaîné
« Leur jeu ainsi que l’adaptation de
Jean-Claude Carrière et la mise en scène de Wajda rendent remarquable et passionnant
ce film en subversion originale ».
Jean-Paul
Grousset, 24/02/1988
Wajda
emerges from this dangerous undertaking with his honour intact, but this is not
his best film. And this despite the richness of the sound track, where certain
lines of the dialogue take on a form reminiscent of concrete music. And despite
the quality of the images, which draw attention to the skilled use of great
lighting contrasts.
Gilles Marsolais
"24 Images", Quebec, spring 1988
"24 Images", Quebec, spring 1988
The
resistance with which any work by Dostojevsky meets filming attempts clearly
demonstrates what is the essence of literature, the source of its unity and
greatness. For reminding us of its status, the highest in the world of art, we
owe a debt of gratitude to Wajda as well as his film The Possessed. So for this, we
thank him.
Zbigniew Bienkowski
"Tygodnik Kulturalny", Warsaw, 24 July, 1988
"Tygodnik Kulturalny", Warsaw, 24 July, 1988
Un'autentica perla a quanto dicono. Ne ho sempre sentito parlare e questa è l'occasione giusta per un recupero.
RispondiEliminaAncora una volta, grazie!
bisogna fare lo sforzo di non vederlo come la trasposizione di un libro, allora si apprezza molto.
EliminaGrazie Ismaele per aver citato il mio piccolo commento..penso sia una delle migliori trasposizioni di Dostoevskij.
RispondiEliminaavevo visto il film di Monaldo, qualche anno fa, al cinema, non ricordo molto, Wajda mi sembra un'altra cosa.
RispondiEliminac'è anche la versione di Bolchi, Raiuno, su youtube, 5 puntate sono abbastanza per essere più "completi".
grazie per la visita e buone visioni:)
Alludi a 'I demoni di San Pietroburgo' di Montaldo? Anch'io lo vidi al cinema ma lo trovai scarso, indipendentemente dalla mancanza di riferimenti al romanzo (era più che altro un film su Dostoevskij). Mi piace spulciare tra gli sceneggiati su youtube, dunque credo proprio che vedrò quello da te segnalato. Non cerco necessariamente la fedeltà al romanzo, sarebbe peraltro assurdo tanto distanti sono i linguaggi e la densità di Dostoevskij, ma effettivamente ad una trasposizione richiedo una certa completezza della visione d'insieme che la lettura fornisce. Apprezzo la libera e allucinata interpretazione di Zulawski ne 'La femme publique'. Ecco Zulawski ha un'idea di trasposizione cinematografica molto vicina a ciò che vorrei da un film tratto da un romanzo strabordante di piani di lettura.
RispondiEliminasì, Montaldo, avevo dimenticato una T.
RispondiEliminaZulawski invece mi manca, cercherò di recuperare:)