da non perdere - Ismaele
…Le réalisateur délivre un
récit réaliste, sur fond de guerre froide, de façon objective, sans chercher à
minimiser ou à amplifier les faits des protagonistes. Il nous montre comment
cette utopie qui animait et que recherchaient les principaux membres de la Rote
Armee Fraktion (RAF) se transforma bien vite en une véritable spirale de
violence. Le jeu de Martina Gedeck (Ulrike Meinhof) vue dans « La vie des
autres », Moritz Bleibtreu (Andreas Baader) vu dans « Cours Lola
Cours » et « Les particules élémentaires », Johanna Wolkalek
(Gudrun Ensslin) est bluffant, et apporte un éclairage humain et distant à
leurs personnages. On en oublierai presque qu’il s’agit là d’un film. Et
on finit à la fois révolté, bouleversé, résultat de deux heures de grand
suspense.
…. Nella logica dell'accumulazione
stravince così la perversione commerciale della semplificazione estrema di
tutte quelle istanze che la RAF portava avanti - insieme a tutti i gruppuscoli
marxisti che fiorirono tra la fine dei Sessanta e l'inizio dei Settanta - e il
film si perde in una miriade di parentesi aperte e mai richiuse, tra personaggi
e generazioni che si succedono (mentre la prima generazione è in carcere,
quella appunto dei due protagonisti che danno il titolo al film Andreas Baader
e Ulrike Meinhof, la seconda e la terza intensificano i loro sforzi bellici) ma
che non collidono, né tra loro né con lo Stato…
…Chi ha accusato Edel di aver fallito l'obiettivo
dichiarato di smontare il mito della RAF o di essersi magari soltanto limitato
a questo, non ha intuito l'insistenza su una prospettiva altra, più
profondamente umana e lucida. Non ha avvertito il dolore costante che attraversa
il film e che pesa sulle spalle dei suoi straordinari interpreti, sulla morte
"per fame" di Holger Meins e sull'epilogo, l'omicidio a sangue freddo
dell'industriale Hanns Martin Schleyer eseguito dalla "seconda
generazione"…
…La durata può essere guardata in cagnesco da alcuni
spettatori, ma davvero non si doveva sforbiciare nulla dal racconto per
renderlo valido; anche l'inserimento dei filmati di repertorio, alcuni in
bianco e nero, implementa e non disturba. Per poter leggere interamente lo
scenario andava raccontato tutto quanto, vedrete. Il piacere della visione
rimane costante tutto il tempo, niente noia o disinteresse, ci sono continuamente
delle cose su cui ragionare e la scaletta delle aderenze storiche messa in modo
che si possa guardare come un viaggio nel passato che si muove su vari piani,
vivacizzando le cose, e non come una veranda statica. Le interpretazioni sono
tutte pregevoli, l'unico vero appunto è il tono un po' da fiction tv, ma
questo effetto si nota parecchio per la scelta di farlo diventare una cronaca,
quindi non una vera colpa. Belli anche i parametri tra terroristi filosofi (non
meno colpevoli, ovviamente) e quelli puramente esaltati.
In definitiva un film soprattutto da cineforum (la vicenda degli anni di piombo tedeschi non sappiamo quanto possa interessare in Italia, ma è un gesto davvero masochistico e superficiale negarne la visione per questo motivo: le propaggini intellettuali di cui è composto vanno ben oltre tempo e luogo), bello per come presenta la situazione senza immettere nessuna variante inutile e immotivata in modo da renderlo più appetibile (anche le scene di nudo presenti, tra l'altro soprattutto maschili, servono per mostrare la base naturista). Se approfondirete sul web il discorso si possono anche notare le analogie con il terrorismo italiano e il rapimento Moro. Non è facile trovare al giorno d'oggi un film di pura cronaca tanto ben interpretato (i protagonisti come persone tedesche la vicenda la sentono davvero e non la inscenano solamente), che può favorevolmente far riflettere e conoscere una cosa morta nella fazione ma non nella sua esistenza mondiale. La lunga permanenza del film non si restringe al cinema ma continua all'esterno con entusiasmo, e questo è un merito innegabile.
In definitiva un film soprattutto da cineforum (la vicenda degli anni di piombo tedeschi non sappiamo quanto possa interessare in Italia, ma è un gesto davvero masochistico e superficiale negarne la visione per questo motivo: le propaggini intellettuali di cui è composto vanno ben oltre tempo e luogo), bello per come presenta la situazione senza immettere nessuna variante inutile e immotivata in modo da renderlo più appetibile (anche le scene di nudo presenti, tra l'altro soprattutto maschili, servono per mostrare la base naturista). Se approfondirete sul web il discorso si possono anche notare le analogie con il terrorismo italiano e il rapimento Moro. Non è facile trovare al giorno d'oggi un film di pura cronaca tanto ben interpretato (i protagonisti come persone tedesche la vicenda la sentono davvero e non la inscenano solamente), che può favorevolmente far riflettere e conoscere una cosa morta nella fazione ma non nella sua esistenza mondiale. La lunga permanenza del film non si restringe al cinema ma continua all'esterno con entusiasmo, e questo è un merito innegabile.
…a prescindere dal discorso politico e ancor più della
comunque interessante ricostruzione del periodo, il film merita di essere
seguito dagli amanti del cinema europeo perchè perfetta dimostrazione della
ormai evidente bravura della "meglio gioventù" tedesca (a cui si
unisce il solito straordinario Bruno Ganz) : tutti i giovani attori - dai più noti Moritz Bleibtreu e Martina Gedeck alla scoperta Johanna Wokalek - sono perfetti ad incarnare dei personaggi
pericolasamente fascinosi, dei "rivoluzionari" che ammirano e citano
il Che e che - forse incosciamente - proiettano su loro stessi l'urgenza e la
necessità di non commettere più gli errori e gli orrori delle generazioni
precedenti.
E' grazie alle loro eccellenti interpretazioni che il film non corre mai il rischio di rendere troppo umani questi terroristi, ma riesce nel difficile compito di mostrare le loro contraddizioni, la loro caduta da eroi popolari a semplici ed esecrabili criminali.
E' grazie alle loro eccellenti interpretazioni che il film non corre mai il rischio di rendere troppo umani questi terroristi, ma riesce nel difficile compito di mostrare le loro contraddizioni, la loro caduta da eroi popolari a semplici ed esecrabili criminali.
…The unifying
character, supplying a sort of focus, is Horst Herold (Bruno Ganz), the top law enforcement officer in West
Germany, who makes an attempt to understand the terrorists' thought processes.
He patiently tries to argue why some police tactics are futile and
counterproductive. He certainly doesn't agree with Baader-Meinhof, but he
comprehends them. That's the Sherlock Holmes theory: Understand the mind of the
criminal.
Ganz effortlessly
brings all the weight of his distinguished career to this role. There is a
quality in his face that adds authenticity to everything he says. Hard to
believe this is the same actor who played the trembling, disintegrating,
paranoid Hitler. As event piles on event, he serves as an observer who assists
us.
There's the
suspicion that Uli Edel finds some sympathy, in abstract principle, anyway,
with the causes of the gang. Yes, but their tactics are murderous and futile.
At the very beginning, after it is agreed that no guns will be used in a bank
robbery, one conspirator brings one and kills someone, and after that murder
becomes part of the Baader-Meinhof charter. I submit that it is insane to judge
an ordinary citizen as directly responsible for the activities of his
government. Yes, we all "share some blame" for what our nations do,
but to set off a bomb is to execute a random passerby. That is the evil of
terrorism in general, although of course in the classic theory of anarchism, it
is theoretically justified. I understand anarchy expressed in art, literature
or film that seeks the downfall of an establishment. But to take a price in
blood? You must be very full of yourself…
…The Baader
Meinhof Complex certainly has some positive aspects.
This is largely due to the outstanding cast.
Eichinger has engaged some of the best representatives of the current
generation of actors, who strive to create a nuanced portrayal of their
characters. Above all, the scenes in Stammheim are played outstandingly. The
main participants have walled themselves into a political dead end. They suffer
the consequences of solitary confinement, argue bitterly with each other, their
personalities disintegrate; they rebel desperately against their situation, and
are monitored and watched round the clock.
A further plus is the care and attention to
detail with which the historical events are reconstructed. The production
invested much effort and money to this end. The film was largely filmed at the
original locations and received subsidies of €6.5 million.
Nevertheless, the film remains essentially
superficial and flat. There has been an obvious endeavour not to cause offence
in any quarter. It provides an uncritical, conventional view of the events and
avoids any awkward questions…
Although
the events portrayed in The Baader Meinhof Complex dates back to the 60s and
70s, this look back at West Germany's struggle with political extremism and
armed resistance holds some relevance in today's terror threats, given that
it's never always just about tackling the issue as an independent silo, but
there's this inter-connectedness with events around the world that shape
rationale, objectives and outcome.
Director Uli Edel has crafted an engaging political action-thriller if you might, from Stefan Aust's book about the founders of the Red Faction Army (RAF), one of Germany's violent left-wing anti-capitalist group, whose logo is a combination of a Red Star and an MP5 sub-machine gun. It captured quite succinctly the coming together of the group in their armed push to get their ideologies through to an audience. It doesn't set to glamorize the group, but puts forth the events as they happened, from founding right up until the demise of the first generation leaders, in a trial recorded as Germany's most expensive to date, and the controversial end to it…
Director Uli Edel has crafted an engaging political action-thriller if you might, from Stefan Aust's book about the founders of the Red Faction Army (RAF), one of Germany's violent left-wing anti-capitalist group, whose logo is a combination of a Red Star and an MP5 sub-machine gun. It captured quite succinctly the coming together of the group in their armed push to get their ideologies through to an audience. It doesn't set to glamorize the group, but puts forth the events as they happened, from founding right up until the demise of the first generation leaders, in a trial recorded as Germany's most expensive to date, and the controversial end to it…
…The Baader Meinhoff
Complex could have easily been shortened by an hour, the storytelling tightened
and more focused to a laser-like precision. We see the potential for a very
German movie about the RAF as the unfortunate inheritors of a strong national tradition
of principled and moral defiance of unjust rulers. The bloat also obscures a
darkly humorous noir procedural about an Agency man trying to capture and
thwart a group that has lost its way despite its high principles, while
half-realising his own government has lost its moral authority and purity
through the downright dirty actions of its politicians, judges, and police.
Quentin Tarrantino himself might have directed an 80 minute dark comedy about
the botched training, botched plans, botched leadership, and botched thinking
of a wannabe-terrorist group.
If not for the historical importance of his subject and its enduring significance to our times, this bloated and undisciplined movie would certainly try the patience of most audiences.
da quiIf not for the historical importance of his subject and its enduring significance to our times, this bloated and undisciplined movie would certainly try the patience of most audiences.
Visto un po' di tempo fa, sicuramente non mi ha entusiasmato, sembra davvero una fiction (una ottima fiction, però). È comunque un film da vedere. Senza dubbio.
RispondiEliminaPer una volta non devo incrementare la lista :)
quando lo guardavo pensavo a "La belle gioventù" di Giordana, ma non sono paragonabili, sono proprio due cose diverse.
RispondiElimina"La banda Baader Meinhof" è più intenso. e senza speranza.
per la lista cercherò di impegnarmi:)