Quentin Dupieux continua a fare film imprevedibili, ma una volta visti dati, causa, pretesto, le conclusioni (direbbe Francesco) sono coerenti.
due uomini fuori di testa, gente che non si fa domande, che vive aldilà della legalità, si trova per le mani, come se fosse normale, una mosca gigante (chissà se cugina di quella di Takeshi Kitano in Getting any?).
e gli capita di diventare ospiti, per un caso fortuito, in una casa di giovani ricconi.
anche i ricconi sono abbastanza fuori di testa, a modo loro.
se pensate di aver visto film strani provate con questo, è abbastanza folle, ma ha un senso, tutto il mondo sembra impazzito, ormai.
attori follemente bravi, Adèle Exarchopoulos, bravissima per non ridere, ha avuto un colpo in testa, come se in quel gruppo di giovani fosse necessario.
Quentin Dupieux si ama oppure no.
buona (moscosa) visione - Ismaele
Il carattere assurdo della trama e la scemenza dei due protagonisti e di
altri personaggi che loro incontreranno, sono caratteristiche che rendono Mandibules una sorta di film assurdo
in grado però di ricreare un mondo narrativo perfettamente plausibile e
coerente nelle situazioni mostrate…
…rimane
la sensazione che sotto l’apparenza Dupieux tracci un discorso semplice ma
efficace. Coincidenza o meno, riprende una dinamica assai diffusa ultimamente:
l’invasione dello spazio dei ricchi da parte della classe meno abbiente. Se
subito associabile a "Parasite", è in verità da lunga data ricorrente in tutto
il cinema asiatico: "Ferro 3", "Vive l'amour". Trascendendo però da
qualunque riflessione classista o sociale: la crisi economica resta sullo
sfondo e non ci è dato sapere se la vita di espedienti dei due protagonisti sia
coatta o libera scelta. Gli interessa piuttosto evidenziare un essenziale
assioma: Jean e Jean-Gab e Manu sono ben consci del loro livello di
imbecillità, se ne divertono, lo sfruttano e arrivano alla conclusione che
"non importa avere tanti soldi, conta stare sempre insieme". Sono i
giovani ricchi i veri squinternati, storditi dall’opulenza, velo sotto cui
tentare di nascondere o superare problemi irrisolti con i genitori ora assenti
e incomprensioni con coetanei, nell’illusione che basti una piscina in giardino
ad alleviarli. Ma tra amiche non riescono a comunicare, tra fratelli non fanno
che pungersi, e cadono vittime di un (involontario) tranello di cui loro stessi
sono la miccia.
Questa volta l’intrusione di un corpo estraneo non è l’innesco con cui far
implodere un intero nucleo famigliare (come in "Teorema" di Pasolini, vero urtex del filone), ma forse
quanto almeno una sveglia con cui accendere le loro coscienze intorpidite.
Peccato allora che l'etichetta "commedia surreale" non sia (ancora)
un buon biglietto da visita per entrare ai Festival: "Mandibules"
avrebbe meritato di concorrere nella selezione ufficiale.
…Qualcuno diceva che far piangere è
facilissimo, non lo è altrettanto far ridere e con intelligenza. Questo è il
merito di un regista/musicista che sa usare in modo surreale attrici importanti
come Adèle Exarchopoulos, viste normalmente in ruoli drammatici.
Il suo personaggio in “Mandibole” – una ragazza con un danno cerebrale che urla
continuamente e che ha visto, unica tra tutti i ragazzi della villa, la mosca
gigantesca – è esilarante.
Sul finale, dopo mille trovate di
umore nero e dopo aver sentito fare ai due diverse volte il loro saluto
“TORO/TORO”, quello che resta è il valore dell’amicizia. In fondo, “Mandibules
– Due uomini e una mosca” nella sua follia altro non è che un buddy movie con
un puppy molto speciale. In sintesi ci troviamo di fronte ad un lavoro ben
fatto e perfetto per i tempi duri che stiamo vivendo.
…Come saprete se
vi è capitato sotto gli occhi il trailer, però, coloro che si approcceranno al
nuovo film di Quentin Dupieux in cerca di una cospicua dose di stranezza non
saranno comunque delusi. Uno dei tre personaggi principali di Mandibules,
infatti, è una mosca gigante.
Gli altri due, un
paio di sfortunati e ‘geniali’ fannulloni interpretati dai popolari comici
televisivi francesi Gregoire Ludig e David Marsais, alias
i “Palmashow”. Il duo è, in poche parole, lo Scemo
& più scemo della Costa Azzurra. Ma
Mandibules è tutt’altro che derivativo, e Quentin Dupieux
si spinge oltre i consueti cliché da buddy movie americano
per trarre qualcosa di genuino, finanche commovente, dall’amicizia tra questa
coppia di idioti.
Un aspetto
senz’altro nuovo per il regista, che aiuterà probabilmente questa stravagante
fanta-commedia presentata con un certo successo prima alla Mostra del Cinema di
Venezia e poi al Festival di Sitges a raggiungere una audience ancora più ampia
rispetto al film con Jean Dujardin dello scorso anno (arrivato purtroppo
malamente anche nei cinema italiani mentre la pandemia di Covid-19 era ormai in
corso).
Una delle gioie di
Mandibules è la sua visione distorta di una parte della Francia
più comunemente associata al glamour, una visione rafforzata dalla
tavolozza di colori sbiaditi e sbiancati dal sole del film. La spiaggia vicino
a St. Tropez dove incontriamo per la prima volta Manu (Ludig) potrebbe essere
piena di corpi abbronzati e perfetti durante l’estate, ma in questo periodo è
invece vuota, e lui ci sta dormendo avvolto in un piumone…
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