domenica 21 luglio 2019

Magic Magic – Sebastian Silva

al cinema bisogna diffidare dell'allegria dei giovani che partono, ci sarà poco da ridere, come in Quella casa nel bosco o in Get out.
in Magic Magic succedono mille cose, o si immagina che succedono. Alicia non riesce a dormire per giorni e giorni, e questo non fa bene al suo equilibrio, è fuori di casa, dall'altra parte del mondo, con amici (o così dovrebbero essere) che non conosce, che la assoggettano e la prendono in giro, Brink in primis, ma non solo.
poi è una discesa verso l'inferno, solo Alicia lo intuisce.
e quando si arriva alla fine di tutto niente si può recuperare, e tutti sono impotenti e addolorati oltre ogni dire.
l'ho visto due volte, e ogni volta ti cattura verso un buco nero senza ritorno.
chi non riesce ad entrare nella storia e non è disposto a soffrire, chi non sa cos'è l'empatia verso i personaggi, che sono altri noi, lasci perdere, ma non saprà mai quello che perde.
buona visione - Ismaele 



Isolata dal mondo e immersa in un ambiente esotico, Alicia vive l'inquietudine di un'adolescenza appena finita e di un corpo appena maturo da esibire 'in faccia' al Brink di Michael Cera nel sopravvento della possessione. Perché Alicia sembra agita da una forza aliena e avulsa che tuttavia non vomita verde, non devasta il volto e non ruota la testa. Magic Magic è di fatto estraneo alla 'fenomenologia del demoniaco' e alle improvvise esplosioni de L'esorcista e prossimo all'atmosfera incerta e inquietante de L'inquilino del terzo piano. Nel modo di Roman Polanski, Silva mantiene l'indeterminatezza senza bisogno di argomentare o chiarire i passaggi. Magic Magic esibisce allora una vocazione psicologica, sottolineando la dissociazione della protagonista, che si crede vittima di un complotto amicale. 
Nella relazione con gli ambienti e i suoi personaggi, Magic Magic opera poi un bel salto di qualità, 'sbarcando' i personaggi nella regione dei Mapuche, indiani del Cile che celebrano le forze della natura e praticano cerimonie per scacciare il male. Dimostrando di conoscere molto bene la realtà che filma, il regista evita ogni deriva esotica e struttura la storia su alcuni luoghi simbolici, la foresta, la scogliera, lo specchio d'acqua, che assumono un valore che oltrepassa il dato realistico ponendosi come corrispettivo esistenziale dell'Alicia di Emily Browning, ancora una volta bella, inquieta e addormentata.

Escrita y dirigida por el director chileno Sebastián Silva, cuenta con la fotografía del siempre genial Christopher Doyle. La historia que nos propone es interesante, pero cuando no avanza lenta se pierde en sí misma. Salvándola de su ritmo pésimo, tiene un final esclarecedor e impactante.

Quien está realmente inconmensurable es la actriz Juno Temple. Ella es sin duda Magic Magic. En cuanto al resto del reparto tenemos a un Michael Cera haciendo de Brink, aunque algo más canalla que de costumbre y soltando alguna que otra frase en castellano, lo cual resulta bastante cómico. Y por último una secundaria de lujo Emily Browning, que no lo hace mal pero queda eclipsada por su compañera de reparto.

Es difícil encajarla en un solo género, ya que como decía antes, a lo largo del film pasa por varias etapas. Lo que sí es seguro es que vale la pena verla por la gran actuación de Juno Temple y ese final increíble. Que no os engañe su inicio, va mejorando a medida que los minutos pasan.

No es una cinta que entusiasme demasiado pero es muy saludable y plausible, no creo que nadie la vaya a creer una obra maestra porque todo es muy visto, son pocos los elementos que tiene para ello y se pega fielmente a esto (y es encomiable por su sinceridad y autocontrol en su dirección), pero en su manera de contarlo hace una cierta diferencia porque no quiere hacer falsos ruidos, ni hacer gala de oportunismo o efectismo, sino contar algo desde lo pequeño que es importante como tal, en su esencia humana, y es una buena historia que recurre valga la paradoja a la normalidad de su creación, sin aspavientos pero que con esa jungla de árboles o esos chamanes haciendo un rito extraño para nosotros en medio de una tragedia se esconde el terror, uno psicológico que bien ha tenido el pulso de amoldarlo a su obra el director chileno que en Estados Unidos está catalogado como uno de los más prometedores cineastas independientes, y lo vemos así, aunque aún en el proceso de llegar más lejos, si bien lo suyo son relatos de autor, y pequeños ejemplos de grandeza, adaptaciones y retos humanos.  

…Va a finire, allora, che Magic Magic diventa un horror nella misura in cui si vuol chiamare orrore la vita quotidiana degli insicuri e dei deboli, messi di fronte a una situazione che forse è davvero seria, forse è davvero problematica. E non ci sono soluzioni, ma solo una risoluzione, magari eccessiva, magari piovuta dal nulla, certo inspiegabile; l’assenza di soluzioni del film è l’assenza di soluzioni nel momento in cui la tua personalità si ritrova costretta a incontrarsi e a interagire con quella di altri individui. Non si saprà mai quanto di reale c’è in questo tipo di rapporti, quanto è dettato dalla propria insicurezza, quanto dalla propria maleducazione, quanto dalla maleducazione e dall’insicurezza altrui. Quanto dalla follia. Ci sono solo cose che accadono per un susseguirsi di eventi microscopici che dipendono solo tangenzialmente dalla nostra volontà, ma le cui conseguenze e la cui portata vanno al di là della nostra comprensione, del nostro raggio d’azione. E ognuna di queste cose fa sempre un po’ più male e c’infilza sempre un po’ più nella ciccia, ma ce ne rendiamo conto quando ormai siamo sul ciglio della rupe e non si può andare che in una direzione. Metaforicamente, s’intende…

…Metaforicamente Alicia potrebbe rappresentare una purezza d'animo sporcata dal cinismo e dalla cattiveria altrui. Il cucciolo, il pappagallo, il carattere sopra le righe degli altri potrebbero aver lentamente divelto e travolto il carattere buono e mite della ragazza. Come se tutte quelle piccole cose avessero creato in lei un disagio talmente forte ,e vissuto in circostanze talmente particolari (lei migliaia di km lontana da casa e circondata da persone che non conosce), che in qualche modo hanno mandato tutto in corto circuito, lei così piccola, sola e indifesa. Quando ti senti sola, "minacciata" e non a posto con chi ti sta vicino e col luogo dove stai, ogni piccola cosa può avere effetti devastanti per la psiche.
In questo senso anche l'impermeabile indossato sempre da Alicia (senza che piova mai o stia per piovere mai) l'ho visto come simbolo di protezione verso una minaccia che non si riesce ad inquadrare…

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