giovedì 25 luglio 2019

Animal politico – Tião

la protagonista del film ha tutto dalla vita, cibo, parrucchiera, famiglia, palestra, centro commerciale, ma non è felice.
a un certo punto abbondona tutto e si ritira in solitudine, in campagna, nel deserto, a meditare sulla vita.
il film sembra strano, magari lo è, e va benissimo lo stesso.
fuori dalla città c'è la natura, i ritmi della vita sono più umani e si diventa umani.
apologo sulla vita umana e quella animale, tutti siamo animali politici e abbiamo un'anima.
sarà una bella sorpresa.
buona visione - Ismaele



Animal político è buffo e irrazionale, grottesco e inquietante. L’odissea nel deserto della mucca è l’essenza della fuggevolezza delle certezze dell’uomo che si adegua alle opinioni e ai comportamenti socialmente prevalenti e che, perciò, si sente privato della propria personalità. Eppure la società ha un ruolo fondamentale nell’affermazione dell’individuo. Allontanarsi dalla abitudinaria e piatta adesione ai gusti della maggioranza peggiora la sensazione di smarrimento e  spinge l’uomo sempre più verso il fondo, riportandolo inevitabilmente al punto di partenza, che è anche il punto di arrivo.
Ma perché una mucca? Questo animale si incanta, fissa l’orizzonte e rumina in continuazione, come se stesse meditando sulla propria condizione. Per questo è il candidato migliore per intraprendere il viaggio alla ricerca di una risposta al mistero della vita.
Di fronte ad Animal político, la sala cinematografica si è divisa in tre: lo spettatore che ha riso, quello che  ha corrugato la fronte, e quello ha fatto entrambe le cose. Ma tutti si sono accigliati nello stesso momento: il salto improvviso sull’isola della ragazza dai capelli rossi. A metà del pellegrinaggio laico del bovino, Tião ha inserito una storia completamente nuova, ambientata in un altro luogo. La ragazza selvaggia sembra incarnare l’indole crudele della popolazione brasiliana, celata sotto un’apparenza armoniosa e pacifica. Il regista rincara la dose di illogicità e l’enigma si infittisce. L’animale politico di Tião scuote lo spettatore dal sonno del fruitore passivo, risvegliando in lui il pensatore attivo.

Tião azzecca sia il registro comico grottesco che la protagonista, una mucca molto più espressiva di tanti attori "cani" creando uno strano e inclassificabile film, in cui sotto la patina solo in apparenza ironica e molto leggera c'è uno spessore di tutto rispetto.
Si sorride parecchio, ma si riflette ancor di più, grazie alla metafora di quel che le accade, attraverso una serie di situazioni apparentemente "normali" ma al contempo paradossali in cui molti di noi si riconosceranno, ma che di normale hanno ben poco. Cose su cui spesso manco ci soffermiamo più tanto le diamo per scontate, ma che balzano chiarissime ai suoi dolci e profondi occhi.
Forse qui e là affiora un po' di ripetitività, ma il film è sincero, non moralistico e inconsueto che diventa davvero difficile non volergli bene.
Così che tra una risata e l'altra, qualche momento e qualche personaggio davvero azzeccato (come il saggio robottino che incontra nel deserto), citazioni come le scimmie e il monolito nero di 2001 Odissea nello spazio di Kubrick o assurdi uomini senza testa che paiono usciti da una tela di Magritte, è grazie a una mucca che possiamo fermarci un attimo a riflettere su ciò che siamo diventati e essere d'accordo con lei che sarebbe davvero ora di usare di più il cuore e il cervello e smetterla di mandar sempre tutto in vacca.

 la nostra mucca, si ritrova faccia a faccia con il mistero, che in modo geniale Tião formalizza con il monolite di 2001: Odissea nello spazio. Questo tipo di ironia è la forza del film. Mettere una mucca come protagonista riesce a farci provare il distacco necessario e far emergere con forza una situazione così comune da passare sotto silenzio. È come se vedessimo una metafora prendere vita letteralmente, il tutto è estremamente materiale, prosaico, ma poi il viaggio spirituale della mucca prende il sopravvento e all’improvviso ci troviamo in uno spazio senza dimensioni in cui tutte le persone e le cose della sua vita fluttuano, come se il pensiero le stesse soppesando. Alla fine il ritorno alla civiltà e una commuovente presa di coscienza del compromesso che il vivere in comunità richiede, ma anche della gioia che può permettere lo stare insieme.
Un altro animale (della stessa specie) era stato portatore, l’anno scorso, di un messaggio sociale e al tempo stesso poetico, il bufalo di Bella e perduta (Pietro Marcello) doppiato da Elio Germano. Viene da chiedersi perché entrambi gli autori, in queste due produzioni geniali, abbiano scelto proprio questo animale!

Essenzialmente Animal Politico è un visionario lavoro di un regista che tenta, in maniera perversa, di turbare lo spettatore, di farlo – forse – immedesimare in questa bestia dotata di coscienza – e parliamo con un pacato relativismo – in un contesto tremendamente quotidiano. Usando una valevole fotografia Tiao riesce ad ottenere un “convincimento generale” da parte del pubblico che, nonostante tutto, segue il film con morigerato interesse...

Si comincia con due uomini senza testa che camminano nel deserto. Animal politico di Tião è destinato probabilmente a diventare un nuovo classico del cinema surreale perchè racconta una storia universale e lo fa con i toni del surrealismo più esasperato.
Il (o la) protagonista ha una vita piena. Una famiglia, va in palestra, al ristorante, esce con gli amici, gioca a pallavolo, eppure manca qualcosa, non è felice.
Ah… il protagonista è una mucca!
Proprio una mucca. Una bella pezzata nera e bianca che racconta in prima persona la sua vita. Il suo quotidiano, la sua normalità nel mondo degli uomini e quella mancanza. Una risposta di cui ha assolutamente bisogno.
Ed allora comincia un viaggio alla ricerca della risposta che tutti vogliamo. Un viaggio nel deserto dove affronterà una serie di personaggi più improbabili di lei, fino ad ottenere quella risposta, nella maniera e nel posto più inaspettato.
In fondo è un film sul significato della vita, che lascia anche alcuni spazi per sorridere tra i tanti luoghi per riflettere.
Come detto però siamo nel pieno del surrealismo moderno. Quindi non vi aspettate una vicenda lineare. Quello di Tiao è comunque un lavoro da vedere.

mentre scriveva questo parallelismo tra la mucca e l’uomo, ha iniziato a pensare a un’altra storia, quella di una ragazza caucasica, su un’isola deserta, con un baule pieno di pietre preziose e un unico libro, forse ancora più prezioso. E ha ben pensato di inserire in Animal Politico la storia di questa ragazza, completamente nuda, ad accezione di paio di stivali, che racconta la sua storia da sopravvissuta a un naufragio quando era bambina.
Ora, il troppo storpia. E ci vuole un attimo a trasformare il surreale in un pasticciato eccesso. Aristotele a Sartre, Pushkin, Dostoevskij, Kant sono gli scrittori e filosofi che hanno ispirato Tião per questa sua visione della vita. Ma se l’intento era quello di turbare o stimolare lo spettatore, beh, il regista ha perso la sua attenzione a metà o forse anche prima di Animal Politico. Per un semplice motivo: ha pensato troppo a sé stesso, a celebrare tutto quello che voleva dire, e ha trascurato il pubblico in sala.

Melhor filme apresentado na primeira leva da Sessão Vitrine Petrobrás, “Animal Político” é um modelo do que deveria ambicionar qualquer produção experimental do país. A estranheza é o primeiro sentimento que contagia uma sessão de “Animal Político”, mas ela nos atrai ao invés de repelir. O humor também faz parte da fórmula, bem como um tom filosófico tão importante para narrativas existenciais.
Aqui, uma vaca com a voz de Rodrigo Bolzan é vista em diversos contextos do cotidiano, como no almoço em um restaurante, em compras em um shopping e na companhia de amigos em um churrasco ou na balada. Mas é um animal reconhecido como um componente humano, pertencendo a uma família com pais e uma irmã e marcando uma presença nas cenas sem qualquer deslocamento.
Tião, uma assinatura ostentada como diretor e roteirista por si só incomum, sabe como causar um efeito desnorteador, sendo astuto o suficiente para refletir sobre a banalidade de nossa existência impondo uma figura que embaralha as nossas certezas. A essa escolha, vem uma estrutura que quebra a linearidade do primeiro ato com uma nova história aparentemente individual, “A Pequena Caucasiana”, em que a ruiva Elisa Heidrich caminha totalmente nua aguardando desde a infância que alguém a resgate em uma ilha deserta.
Há outras ideias geniais no curso de “Animal Político”, como associar um livro da Associação Brasileira de Normas Técnicas (ABNT) como uma espécie de bíblia ou monumento para atingir a sabedoria suprema sobre o sentido da vida. Há também uma reencenação de “2001: Uma Odisseia no Espaço”, dando ênfase ao nosso processo evolutivo. Muito mais que cômicas, tais estranhezas agregam muito peso para devaneios essencialmente mundanos, todos a serviço de uma realização que compreende que o experimentalismo vem mais de uma retirada temporária da zona de conforto e menos de uma agressão aos sentidos e intelectualidade. Desde já, um dos melhores filmes nacionais do ano.

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