Violette è interpretata da una giovane, e già bravissima Isabelle Huppert.
non si danno giudizi, e tutto è molto convincente.
un film che non si dimentica - Ismaele
…il
film si fa ammirare anche per la qualità della messa in scena di Chabrol, che
gioca abilmente sui sottintesi, sulle sottili annotazioni psicologiche e
sociologiche, e al contempo si rifiuta di sciogliere l’interrogativo sulle
azioni delittuose della protagonista, limitandosi a suggerire varie possibili
spiegazioni – il rapporto semi-incestuoso fra Violette e il patrigno Baptiste
(Jean Carmet), o l’amore della ragazza per l’opportunista Jean Dabin (Jean-François
Garreaud) – senza però fornire alcuna facile risposta, né tantomeno
schierandosi pro o contro la giovane avvelenatrice. Efficace la ricostruzione
della Parigi degli Anni ’30, accompagnata dal suggestivo commento musicale di
Pierre Jansen. Nel cast, una menzione speciale va a Stéphane Audran, allora
moglie di Chabrol, che interpreta il ruolo di Germaine, la madre oppressiva e
bigotta di Violette.
…Claude Chabrol, noto regista della Nouvelle Vague francese,
accostato grazie a film come questo al genere thriller, evita di innalzare un
personaggio già fin troppo idolatrato.
Rendere avvincente e privo di psicologismi stereotipati un fatto
di cronaca non è poi una impresa così semplice. Nella storia del cinema e della
letteratura la tendenza a romanzare, marcando una opinione diretta dell’autore
sulle vicende, è un rischio piuttosto comune.
Chabrol evita tutto questo. Dà al personaggio Violette quella
profondità psicologica e enigmatica che traspare dal conosciuto senza
aggiungere altro e lasciando quindi i punti interrogativi aperti ad
interpretazione. L’accusa di stupro da parte di Violette nei confronti del
padre è l’unico elemento a essere in parte giustificato da una rivalità da
manuale freudiano nei confronti della madre. Stupro che non viene mai
esplicitamente negato e che rimane quindi, come già detto, un enigma aperto.
… Colloco senza
esitazione “Violette Nozière” tra i capolavori di Claude Chabrol. Il suo
incontro con Isabelle Huppert fa scintille fin da questa prima esperienza. Il
Maestro ha trovato una vera e propria musa, l’attrice ha incontrato l’autore
che più di chiunque altro saprà valorizzarla. Da un lato, il regista racconta
una vicenda torbida al punto giusto per il suo stile distaccato ma pungente, di
chi sa osservare senza giudicare; dall’altro, Isabelle Huppert conferisce al
suo difficile personaggio tutta l’ambiguità della ragazza che conduce una
doppia vita quasi con indifferenza. Quando è contenta lo è sommessamente,
quando è sottoposta a prove durissime la cosa non sembra riguardarla. Il suo
sguardo riesce ad essere contemporaneamente assente e penetrante. Lungo tutto
il film, la fotografia svolge un ruolo essenziale. I colori sono delicati e
armonici, la ricostruzione degli ambienti parigini dell’epoca è accuratissima,
entra nei dettagli delle abitazioni, dei locali pubblici, del tribunale...
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