giovedì 9 agosto 2012

Violette Nozière - Claude Chabrol

tratto da una storia vera (qui), ha ispirato un capolavoro degli Area, canta Demetrio Stratos.
Violette è interpretata da una giovane, e già bravissima Isabelle Huppert.
non si danno giudizi, e tutto è molto convincente.
un film che non si dimentica - Ismaele



il film si fa ammirare anche per la qualità della messa in scena di Chabrol, che gioca abilmente sui sottintesi, sulle sottili annotazioni psicologiche e sociologiche, e al contempo si rifiuta di sciogliere l’interrogativo sulle azioni delittuose della protagonista, limitandosi a suggerire varie possibili spiegazioni – il rapporto semi-incestuoso fra Violette e il patrigno Baptiste (Jean Carmet), o l’amore della ragazza per l’opportunista Jean Dabin (Jean-François Garreaud) – senza però fornire alcuna facile risposta, né tantomeno schierandosi pro o contro la giovane avvelenatrice. Efficace la ricostruzione della Parigi degli Anni ’30, accompagnata dal suggestivo commento musicale di Pierre Jansen. Nel cast, una menzione speciale va a Stéphane Audran, allora moglie di Chabrol, che interpreta il ruolo di Germaine, la madre oppressiva e bigotta di Violette.

Claude Chabrol, noto regista della Nouvelle Vague francese, accostato grazie a film come questo al genere thriller, evita di innalzare un personaggio già fin troppo idolatrato.
Rendere avvincente e privo di psicologismi stereotipati un fatto di cronaca non è poi una impresa così semplice. Nella storia del cinema e della letteratura la tendenza a romanzare, marcando una opinione diretta dell’autore sulle vicende, è un rischio piuttosto comune.
Chabrol evita tutto questo. Dà al personaggio Violette quella profondità psicologica e enigmatica che traspare dal conosciuto senza aggiungere altro e lasciando quindi i punti interrogativi aperti ad interpretazione. L’accusa di stupro da parte di Violette nei confronti del padre è l’unico elemento a essere in parte giustificato da una rivalità da manuale freudiano nei confronti della madre. Stupro che non viene mai esplicitamente negato e che rimane quindi, come già detto, un enigma aperto.

Colloco senza esitazione “Violette Nozière” tra i capolavori di Claude Chabrol. Il suo incontro con Isabelle Huppert fa scintille fin da questa prima esperienza. Il Maestro ha trovato una vera e propria musa, l’attrice ha incontrato l’autore che più di chiunque altro saprà valorizzarla. Da un lato, il regista racconta una vicenda torbida al punto giusto per il suo stile distaccato ma pungente, di chi sa osservare senza giudicare; dall’altro, Isabelle Huppert conferisce al suo difficile personaggio tutta l’ambiguità della ragazza che conduce una doppia vita quasi con indifferenza. Quando è contenta lo è sommessamente, quando è sottoposta a prove durissime la cosa non sembra riguardarla. Il suo sguardo riesce ad essere contemporaneamente assente e penetrante. Lungo tutto il film, la fotografia svolge un ruolo essenziale. I colori sono delicati e armonici, la ricostruzione degli ambienti parigini dell’epoca è accuratissima, entra nei dettagli delle abitazioni, dei locali pubblici, del tribunale...

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