giovedì 16 agosto 2012

White Dog (Cane Bianco) - Samuel Fuller

Tratto da un romanzo di Romain Gary, musiche di Morricone, passa per essere un B movie, ma se lo fosse sarebbe nell'Olimpo dei B movies.
una storia senza pietà, e amarissima, sul razzismo, una malattia quasi impossibile da guarire, a volte non si può.
davvero un gran film, Samuel Fuller è una sicurezza, e non ti annoia mai - Ismaele



Fuller infarcisce White Dog di metafore, trasformandolo in un’opera allegorica e feroce che, se non è totalmente riuscita, nemmeno sfigura accanto alle sue opere più controverse come Shock Corridor o Naked Kiss.
Sceglie di confondere le acque, con l’intento – forse – di donargli due possibilità di lettura (semplice film d’azione o film di pura denuncia), girandolo con lo stile da thriller con alcune scene, sottolineate dall’efficacissima colonna sonora di Ennio Morricone, che sembrano ispirarsi al western classico.
Il prodotto finito mette la Paramount in allerta. Fatto uscire in sordina a Seattle, il film viene prontamente ritirato dalla casa di produzione. Mandato nelle sale a Detroit poco dopo, viene nuovamente ritirato e, a parte l’uscita in Francia, viene dimenticato nei magazzini fino al 1991, quando viene proiettato nell’ambito del New York’s Film Forum…
…Visto a più di venticinque anni dalla sua realizzazione, il film appare discontinuo e sembra soffrire a tratti di una sceneggiatura ridondante.
Nulla che sia in grado di togliere forza all’opera, però, che rimane feroce e inquietante, capace di fare rabbrividire ancora oggi, con Fuller (che nel 1982 ha settant’anni e più energia e coraggio di molti filmmaker più giovani, oggi come allora) che si conferma regista controverso, capace di mettere in primo piano, in un film – sulla carta ma non nei fatti – non nelle sue corde, il tema sociale. E di farlo con molta efficacia.
Per questi motivi, White Dog è un film da vedere e da studiare.

Si l’histoire peut paraître assez classique, Dressé pour tuer possède une vraie hargne qui transparait assurément lors de sa vision. La mise en scène de Samuel Fuller est rythmée, les séquences d’attaques impitoyables, et l’ensemble est soutenu par une superbe musique d’Ennio Morricone, qui propose une tonalité très dramatique tout en gardant un aspect incisif. Le chien impressionne vraiment par sa férocité. Alors que le roman décrit un Berger allemand standard, dans le film, le choix s’est porté sur un Berger blanc. Superbe animal à la robe blanche immaculée, qui parvient sans problème à nous effrayer lors de quelques séquences. Le choix d’un chien de couleur blanche ici est sans doute à mettre sur le compte de plusieurs éléments. Une manière symbolique d’accentuer le contraste entre la couleur de l’agresseur et celle de ses victimes, et également de mieux coller au titre du roman, choisit en référence aux « white dogs », surnom utilisé pour nommer les chiens ainsi dressés aux États-Unis…

The movie was Samuel Fuller’s last Hollywood venture (he left the country shortly after the backlash) and it is a testament to his uncanny ability as a director to transform genre material into wonderfully robust and keenly human films (see also: Shock Corridor, The Naked Kiss). It’s a misunderstood masterpiece, and is not to be missed.

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