mercoledì 9 ottobre 2024

Dove non ho mai abitato – Paolo Franchi

una storia d'amore che sconvolge Emanuelle Devos e Fabrizio Gifuni, e come le belle cose, dura poco, lei tornerà a Parigi, lui diventerà l'erede del grande architetto.

un film non urlato, poche parole e tanti sguardi.

buona (amorosa) visione - Ismaele

 

 

QUI si può vedere il film completo, su Raiplay

 

 

Dove non ho mai abitato è un film che coinvolge da subito e che trascina in un alternarsi di emozioni che vanno dai sorrisi al pianto come in pochi altri casi. I due protagonisti, Emanuelle Devos e Fabrizio Gifuni, sono straordinari nell’interpretare due personaggi che si rivelano nei piccoli gesti, nelle parole sussurrate, nel non detto. I loro sentimenti reciproci si percepiscono in un lento ma inevitabile crescendo che li porta ad avvicinarsi e a dare la sensazione di non poter più fare a meno di questi pochi attimi rubati alla loro quotidianità. Il vedersi per seguire gli ormai quasi terminati lavori di una casa creata ad hoc per una coppia di neosposi innamorati è il momento in cui torna a splendere il sole di una città che li ha ingrigiti nell’anima.

Il regista, Paolo Franchi, riesce a costruire una storia fatta di pochi elementi ma chiari e che vanno dritti al punto. Tutto è organizzato affinché nulla sia superfluo, non un’inquadratura in più, non una battuta, non una location.

Ogni elemento è studiato e funzionale agli eventi ed all’empatia che si vuol far provare allo spettatore il quale, dall’inizio alla fine, non può che sentirsi partecipe del racconto. Perché, ciò che si vede sullo schermo è, in fondo, anche la nostra vita.

Negli occhi dei protagonisti, nei loro imbarazzi e nelle loro lacrime, ma anche nei loro sorrisi e negli improvvisi momenti di felicità, ci siamo tutti noi e tutte le nostre scelte.

Guardare Dove non ho mai abitato è un po’ come guardarci allo specchio, uno specchio che ci racconta quello che potremmo essere se chiudessimo le porte al vero amore, che sia una persona o una passione, e come sarebbe la nostra vita se ci arrendessimo troppo presto. Da non perdere.

da qui

 

…Tanto enigmatici e ambigui erano stati i lavori precedenti, tanto è scoperto e dichiarato il nuovo: da un lato, "Dove non ho mai abitato" ci presenta i protagonisti e la loro chiusura verso il mondo, che il regista si preoccupa di destabilizzare con la progressiva messa a nudo delle loro personalità e con il ribaltamento dei rapporti di forza tra le parti; dall'altro, procede a un impiego delle immagini e dei suoni che, in maniera coerente, sono utilizzati per fare da diapason agli stati d'animo di Francesca e Massimo. A differenza di altre volte, la regia di Franchi ci sottrae il corpo dei personaggi e quindi la loro carnalità per restituirceli - attraverso un'abbondanza di primi piani - nella misura che li contraddistingue dal punto di vista sentimentale. Ed è proprio il lavoro di sottrazione operato prima sul testo della sceneggiatura e poi sul set, lavorando sulle interpretazione trattenute dei bravi Emmanuelle Devos e Fabrizio Gifuni, a costituire la parte migliore del film, insieme alla combinazione tra la rarefazione della resa attoriale e la presenza decisa di musica (Pino Donaggio) e fotografia (un Fabio Cianchetti in versione depalmiana) che, insieme, concorrono a definire i tratti di una passione a lenta combustione. Semmai, abituati alle vertigini cinematografiche di Franchi, la coerenza di "Dove non ho mai abitato" lo fa sembrare a tratti semplificato e un po' scontato. Forse ha ragione Franchi nel dire che ai critici non va bene niente e, comunque, pur fidandoci delle nostre sensazioni non ci sentiamo di sminuire la bontà del suo lavoro.

da qui

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