nel 1960 in tribunale un processo del colonizzatore-assassino francese contro un gruppo di "traditori" partecipanti di un gruppo che sosteneva la Resistenza algerina.
il film è del 1971, uno degli anni "caldi", nei quali il Potere, anche in Italia, aveva nel mirino i gruppi antiautoritari.
il film comprende fra le comparse tanti attori italiani famosi.
qualche anno dopo anche le aule giudiziarie italiane sarebbero state piene di gruppi in gabbia.
buona (politica) visione - Ismaele
Gli sceneggiatori Fabrizio Onofri e Silvio Maestranzi ed
il regista Gianni Serra misero mano agli atti del processo istruito
nel 1960, durante
la guerra d'Algeria, dal governo francese contro numerosi appartenenti alla Rete
Jeanson, il gruppo che aiutava i ribelli algerini.
I responsabili dell'ideazione e della realizzazione del
film ritenevano il tema di stretta attualità politica, riferibile ai moti del
Sessantotto italiano, a dimostrazione che l'azione di piccoli gruppi può
innescare importanti processi di trasformazione politica e sociale. Infatti il
Sessantotto italiano, iniziato con le proteste studentesche, rapidamente si
trasformò in un movimento più ampio di richiesta di radicali trasformazioni
sociali. In poco tempo cambiò il rapporto tra le generazioni e tra i sessi, le
istituzioni culturali furono investite dal movimento di protesta e una
moltitudine di giovani si riappropriò della politica in modo diretto e
originale. Questa grande ondata di rinnovamento portò a ridiscutere i rapporti
tra le classi sociali, anche quelle più emarginate, e tra gli individui, con il
riconoscimento di importanti diritti sociali e civili: nacque lo Statuto dei
diritti dei lavoratori, vennero approvate le leggi sul divorzio, sull'aborto e
sulla chiusura dei manicomi, il diritto di famiglia venne riscritto.
Personaggio centrale della ricostruzione cinematografica
fu l'esponente delle rete Hèlène Cuénat, interpretata da Nicoletta Rizzi.
Hélène Cuénat, presente durante le riprese svoltesi negli studi Rai di Milano,
fornì una collaborazione indispensabile per l'atmosfera della ricostruzione.
Il film fu in sostanza un primo discorso, in televisione
e anche nel cinema, sul ruolo delle forze extraparlamentari di sinistra e
sull'importanza di una mobilitazione dell'opinione pubblica.
La rete fu prodotto dalla Rai e realizzato in uno studio di Milano. Il film fu
inserito in una serie denominata “Teatro Inchiesta”…
…Di notevole interesse i contenuti, piuttosto
macchinosa e non particolarmente accattivante la forma: La rete è un film
televisivo girato nel 1971 da Gianni Serra per raccontare, attraverso un
excursus sulla Rete Jeanson, qualcosa dell’Italia contemporanea in cui si agitavano
i primi movimenti organizzati della sinistra extraparlamentare. Allo stesso
modo, pare di capire che il messaggio di fondo sia questo, nella Francia di
oltre un decennio prima i sostenitori dell’indipendenza algerina si affiliarono
a una rete per dare supporto ai ribelli nordafricani: forse il paragone sembra
un filo eccessivo, ma quelli erano d’altronde anni di grande impegno politico,
specie da parte delle generazioni più giovani, e parimenti di alti ideali e
gesti rappresentativi – nel bene o nel male. Visto oggi La rete è quasi un
ritratto nostalgico di un’epoca ormai smarrita e che pure dalle nostre parti
non fu vissuta con altrettanto vigore che dall’altra parte delle Alpi; in ogni
caso il lavoro di Serra, che si avvale di una sceneggiatura di Silvio
Maestranzi e Fabrizio Onofri, ha il pregio di affrontare le storia recente a
testa alta, senza cercare scappatoie drammaturgiche o romanzare qua e là per
venire incontro al pubblico. Anche per questo la narrazione risulta piuttosto
blanda e la pellicola ha perso nel tempo ulteriore efficacia.
Nessun commento:
Posta un commento