Luigi Pistilli è un commissario che indaga su una serie di omicidi (a Dublino) che hanno qualche relazione con un ambasciatore.
l'assassinio di tutti gli omicidi (meno il primo) sarà una sorpresa.
il commissario (Pistilli) riesce a capire tutto.
un film sottovalutato, merita più di quel che sembra.
buona (diplomatica) visione - Ismaele
QUI si può vedere il film completo
Anche se nel giallo argentiano si trovano innumerevoli esempi
migliori, questo film di Freda possiede il tipico e innegabile fascino anni
'70. Sceneggiatura piuttosto confusa e omicidi sadici ma diretti
frettolosamente, però ci sono un intrigante spunto di partenza (il delitto
all'ambasciata Usa con la polizia frenata dall'immunità diplomatica) e una
buona tensione nel finale. Non male il cast - con Pistilli in uno dei suoi
rarissimi ruoli da protagonista, una deliziosa Lassander e discreti comprimari
- e le musiche di Cipriani.
…La trama appare goffa,
scombinata e spesso paradossale, si susseguono fatti inspiegabili che in nessun
modo il reale assassino avrebbe potuto mettere in atto (il gatto della madre di
Norton ucciso e riposto nel frigo di casa, per esempio). I personaggi usano
spesso e volentieri frasi ambigue quasi a voler insinuare la propria
colpevolezza (“Tu non sai di cosa sono capace“, “L’assassino è un professionista… come me!“), alcune
battute cascano persino nel ridicolo (si veda la citazione d’apertura). La
sceneggiatura appare spesso grossolana e frettolosa, l’interpretazione degli
attori non di rado svogliata (persino Pistilli che è uno dei pochi che si salva
appare fin troppo calmo per i suoi standard). La fotografia è troppo buia.
Alcune scene piuttosto riuscite ci sono (un cadavere trovato su un letto di
fiori, il traumatico flashback del detective Norton, la scena in cui la
Lassander fugge dall’assassino gettandosi nel fiume) ma in generale si respira
un’atmosfera troppo lenta e sovente noiosa. Avrebbe potuto essere un buon film,
e invece supera a malapena la sufficienza. Da sottolineare comunque una velata
critica sociale verso la classe borghese, attraverso l’analisi morbosa delle
pulsioni e degli scheletri nell’armadio che nasconde la famiglia
dell’ambasciatore, vero e proprio microcosmo deviato all’interno di una Dublino
tranquillissima. Discreta la colonna sonora di Stelvio Cipriani.
Giallo all’italiana mediato dalla rivisitazione del mistery
inglese: operazione che non si preoccupa affatto di scivolare
nell’inverosimile, nel grottesco e nemmeno nel kitsch volontario. Modus
operandi che Freda utilizza abilmente anche con la spettacolarizzazione delle
psicologie, che vengono gettate sullo schermo urlanti e senza un minimo di
spiritualità. Un “indovina chi?” livido e morboso, sovrastato- in ogni
sequenza- da una location atipica ed elegantemente nefasta. Sottovalutato.
Riproposto più volte nel corso del tempo con giudizio di mediocrità
totale, io, invece, a seguito di questa mia ulteriore rivisione l'ho trovato
semplicemente sublime.
Non c'è tregua che tenga o calo di tensione e i plot twist si
susseguono a catena.
È evidentissima la voglia di Riccardo Freda (qui accreditato con
l'insolito pseudonimo di Willy Pareto) di mettere in risalto il suo gusto
estetico di raffinatezza: dalla casa e le abitudini di una certa diplomazia di
provincia fino alle strade e locali di una Dublino immersa nella perdizione del
tempo.
Anche se la spiegazione del titolo è piuttosto banale (una spicciola
metafora riassunta in venti secondi in un'ora e mezza di film), la parte
gialla, escludendo alcune lungaggini francamente evitabili, funziona
discretamente e anche il finale, pur leggermente eccessivo, è sorprendente,
anche per l'improbabilità e l'assenza di un movente vero e proprio del
colpevole.
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