Elio Germano e Toni Servillo (bravissimi) sono i due protagonisti del film, e tutti gli attori e attrici sono in ottima forma.
la storia è quella di Matteo Messina Denaro, che vive come un sorcio, perdendo potere e prestigio.
il boss si fida di Catello, con la morte sempre vicina.
i due sono personaggi tragici, senza futuro.
sembra una storia del passato, è solo dell'altroieri.
pizzini e puzzle sono il lavoro e la passione e il tormento di Matteo Messina Denaro.
un film cupo, oscuro, nel quale i due protagonisti hanno un rapporto quasi come quello di un padre con un figlio.
e poi c'è la polizia, e i servizi segreti, che proteggono il boss, nel film come nella realtà.
un film che riesce a coinvolgere, senza deludere.
buona (mafiosa) visione - Ismaele
…Iddu è
un’opera che, pur non priva di difetti, riesce a distinguersi grazie alla
straordinaria qualità delle interpretazioni e a una regia coraggiosa, capace di
mescolare realtà e finzione, creando una riflessione profonda sulla condizione
umana e sulle maschere che ognuno indossa. Nonostante le sue criticità, il film
merita attenzione per l’originalità del suo approccio e per la capacità di
offrire un ritratto inedito di una delle figure più enigmatiche e controverse
della storia contemporanea italiana.
…Fatto sta
che nella visione di Grassadonia e Piazza, la Sicilia è una terra in cui la
linea genealogica è impazzita, i padri hanno abdicato e i figli hanno smarrito
la rotta. La trasmissione è stata spezzata
o meglio è stata inquinata dalle logiche malate del sopruso e del potere,
quelle della mafia e delle istituzioni oscure e corrotte. Come sempre la loro
scrittura rimodella il dato di realtà, la storia, con la forza dell’invenzione.
Ma se in Sicilian
Ghost Story la
chiave fantastica era una specie di rivolta contro l’orrore della cronaca, qui
la deformazione romanzesca piega verso il
grottesco, in un’ironia che si fa sarcasmo e che disegna una galleria di
maschere ottuse e inquietanti. Però non è un semplice ritorno a registri e
schemi di certo cinema politico italiano. Perché lo sguardo di Grassadonia e
Piazza ha un’originalità autentica, sa costruire la tensione nei momenti
dell’azione, ma soprattutto gioca su una molteplicità di prospettive: un
realismo di fondo che si coniuga a una specie di astrazione nella gestione
degli spazi, del décor, dei costumi e dei colori, che si stratifica di simboli,
di rimandi a un orizzonte mitico, ancestrale. Certo, a differenza del film
precedente, non sembra esserci molto margine di sovversione. E qualcosa, ogni tanto, sembra andare
verso l’eccesso, sfuggire dalle mani. Eppure in Iddu c’è la libertà di una rilettura, di
un’interpretazione, di un pensiero che può rischiare anche il tradimento. Ma
che è soprattutto un sano atto di coraggio.
…Se i primi minuti sono
quelli fondanti rispetto a ciò che viene dopo, non c’è dubbio che “Iddu” sia un
film di morte e di morti. Non solo perchè la storia si apre all’interno di un
casolare dove Messina Denaro assiste agli ultimi attimi di vita del genitore
per poi sostituirlo scavandosi da solo la propria tomba con un’esistenza che
tale non è. Lo stesso Catello (interpretato in maniera superba da Toni
Servillo), interlocutore privilegiato di Messina Denaro, attraverso un rapporto
epistolare orchestrato dai servizi segreti per scovare il famoso latitante, ne
è una delle sue tante versioni: magari più vitale di altre per il desiderio di
non abdicare al sogno della vita - quella di costruire un albergo che gli
consenta di pagare i suoi debiti e assicurare ai familiari una vita tranquilla
- ma comunque mortifera (“sei un ex in tutto” gli ricorda la moglie in maniera
sprezzante) per i fallimenti che lo hanno portato prima in prigione e poi a
tradire se stesso consegnandosi al nemico. Tombale - alla pari dell’abitazione
in cui si rifugia Messina Denaro - è l’appartamento dove Catello ritrova la
famiglia dopo essere uscito di prigione e ancora è la morte che invoca quando
sostiene che per riuscire a convincere il boss a eleggerlo a interlocutore
privilegiato si dovrà evocare dall’oltretomba la figura del padre a cui
peraltro lui stesso cercherà di sovrapporsi nelle parole rivolte al potente
latitante…
Mah, a me sinceramente ha detto poco o niente... attori bravi (come poteva essere diversamente?) ma sceneggiatura e regia al minimo sindacale. A parte un paio di battute fulminanti di Servillo ("ormai in Italia i libri li leggono solo i carcerati...") mi è rimasto poco o niente (l'ho visto a Venezia)
RispondiEliminaè un film lento, quasi come un puzzle, ci ho messo un po' a entrare nel film, poi è andato a segno :)
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