arriva un momento che uno non ce la fa più a sostenere un peso insostenibile.
così per caso va a trovare a piedi un'amica che muore, convinto che riuscirà a vederla prima della fine (come anni prima ha fatto Werner Herzog)
e il tempo del viaggio gli permette di fare i conti con la sua vita, a rivivere il suo rapporto col figlio, e ritrovare la moglie.
Jim Broadbent è straordinario, come sempre, e Penelope Wilton non è da meno.
non sarà un capolavoro, ma è un film che ha molto da dire, e lo dice bene.
buona (coi piedi) visione - Ismaele
ps:
scrive Antonio Machado
Caminante, son tus huellas
el
camino, y nada mas;
caminante,
no hay camino,
se
hace camino al andar.
Al
andar se hace camino,
y al
volver la vista atrás
se
ve la senda que nunca
se
ha de volver a pisar.
Caminante,
no hay camino,
sino
estelas en la mar.
Viandante, sono le tue
impronte
il cammino, e niente più,
viandante, non c’è cammino,
il cammino si fa andando.
Andando si fa il cammino,
e nel rivolger lo sguardo
ecco il sentiero che mai
si tornerà a rifare.
Viandante, non c’è cammino,
soltanto scie sul mare.
…Il limite de L’imprevedibile viaggio di Harold
Fry, al di là delle parentesi in cui la sospensione dell’incredulità
scricchiola maggiormente (la presenza di un cane in gran parte del viaggio, per
fare l’esempio più evidente) sta nella sostanziale prevedibilità tanto dei suoi
sviluppi, quanto della backstory del protagonista, di cui intuiamo praticamente
da subito i tratti. Il tono scelto dalla regista per raccontare la traversata
del protagonista – probabilmente mutuato dalla fonte letteraria – rende fin da
subito chiari le caratteristiche di “redenzione” della sua scelta di mettersi
in cammino, e persino il rimosso della sua storia. Più che nei macroelementi
che compongono la sua narrazione, quindi, i pregi del film di Hettie Mcdonald
vanno cercati appunto nella sua dimensione più intima e nei suoi elementi meno
manifesti: nelle nuances di una realtà familiare che rende molto meno “eroico”
(e tuttavia non meno necessario) il viaggio di Harold, e in quegli
incontri/scontri casuali con una galleria di personaggi generalmente ben
cesellati, che aggiungono credibilità e sostanza a una vicenda che, nei suoi
limiti, riesce comunque generalmente a toccare le corde giuste.
…I temi affrontati dal
film sono universali: il lutto, la perdita, il senso di colpa e la cura. Ma
dentro questo film c’è anche tanta gioia. Harold, sorretto dalla grande
interpretazione di Jm Broadbent, si rivela un eroe straordinario. Con il suo
coraggioso salto nell’ignoto dimostra che è possibile guarire attraverso un
atto di fede ed è possibile trovare lo straordinario nel quotidiano. Dentro
Harold covano grandi inquietudini e conflitti interiori, ma il suo viaggio è
emozionante, poetico. L’incredibile viaggio di Harold
Fry è girato in ordine sequenziale: da Kingsbridge a
Berwick-Upon-Tweed. 62 giorni dall’inizio della camminata, e mancano solo 30 km
all’arrivo.
Il paesaggio che Harold
attraversa, sia esso naturale che urbano, diventa qualcosa di più di uno
sfondo, e il suo viaggio diventa un vero e proprio on the road della
memoria. Basti pensare ai rapporti con coloro che il protagonista incontra
lungo il tragitto: sono ritratti di un’umanità che sente il bisogno di
condivisione anche quando finisce con il negare il bisogno stesso.
Dentro L’imprevedibile viaggio di Harold Fry ci sono il
desiderio di un’ultima, folle avventura, il peso del tempo che passa e che
scorre inesorabilmente, la consapevolezza di dover chiudere i conti col proprio
passato, ma anche la possibilità di trasmettere qualcosa al prossimo.
L’eccezionale storia di Harold Fry ci dimostra che tutto è possibile. E la
visione della vita del protagonista contribuisce a rendere il film coinvolgente
ed emozionante.
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