lunedì 5 dicembre 2022

Orlando - Daniele Vicari

una storia di tempi che passano e altri che arrivano, di mondi che muoiono e altri che arrivano.

Orlando è uno che chi non è cresciuto sempre in città ha sempre conosciuto, come ha sempre conosciuto persone di poche parole, evitando spesso le parole inutili, e qualche volta, purtroppo, quelle necessarie.

Orlando (interpretato da Michele Placido benissimo) è uno che non cambia mai idea, e se ha torto soffre a chiedere scusa (se riesce a chiedere scusa).

il suo unico figlio Valerio è un pezzo della sua carne, e quando Valerio, pensando che la misera vita col padre sia impossibile da sostenere , decide di partire alla ricerca di un'altra vita, Orlando non lo perdona, e non si sentono mai più, per molti anni.

fino a che Orlando viene chiamato con urgenza da Bruxelles, e non riesce a non andare, e parte, come erano sempre partiti i suoi antenati verso il nord, in treno, con una valigia di cartone, un po' di pane e formaggio, e tutti i soldi addosso.

poi scopre Lyse e inizia una nuova vita e con lentezza deve cambiare, per amore.

è un film fatto di molti silenzi e sguardi, Orlando è una roccia che poi deve sciogliersi, quanto basta.

bravissimo Daniele Vicari (e Teho Teardo che ha composto la colonna sonora) a raccontare, mostrare, rappresentare incontri a distanza ravvicinata, mondi lontanissimi che si incontrano. 

trenta sale ospitano questo film, a voi la caccia al tesoro, a un film da non perdere.

buona (migrante) visione - Ismaele

 



 

 

“Ho incontrato Orlando quando ero ragazzino, sull’Appennino laziale, quando il paese era pieno di persone come lui.” Ci racconta il regista Daniele Vicari. “Uomini solitari e di poche parole, capaci di tirare giù una montagna anche da vecchi, se ce ne fosse il bisogno. Semidei eterni che vivono in un passato che non passa.”

“Non sono simpatici, raramente hanno il telefono, non sono ‘connessi’. Però mi ha sempre colpito la loro capacità di accogliere la vita e le sue asprezze senza lamentarsi, con pragmatismo. In una società di lagnosi sempre in cerca di soluzioni facili e comode gli Orlando non si scoraggiano, ci danno la misura dei nostri fallimenti.”

Così il regista riassume l’essenza del suo protagonista, una figura sospesa oltre lo spazio e il tempo, strenuamente legato alla sua realtà. Parla poco, quasi nulla, quest’Orlando magnificamente interpretato da Michele Placido, eppure è pronto a farsi carico delle sue responsabilità. E nella sua asprezza, rivediamo quell’Italia che inesorabilmente scompare sotto i nostri occhi…

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.Una figura strappata alla natura, alle proprie convinzioni, eppure capace di non opporsi alla vita, come molti più giovani oggi non sembrano in grado di fare, di adattarsi, di ristabilire le proprie priorità. Una di quelle con le quali Placido sembra trovarsi più a suo agio, come attore, vista l’intensità e l’anima che riesce a infondere e trasmettere nei panni dell’anziano sabino, una sorta di Chance Giardiniere de noantri i cui silenzi – a tratti esagerati – sono contrappuntati da un commento musicale che ben compensa alcuni squilibri.

Su tutti quello determinato dalla vena diseguale della controparte più giovane, una “monella” volutamente insopportabile in alcune manifestazioni del trauma subito e del suo essere cresciuta – e ormai dover sopravvivere – in un altro mondo, che pure non deve esser stato semplice da selezionare, dovendo essere bilingue, del giusto aspetto e in grado di mostrarsi abile pattinatrice su ghiaccio. Una presenza comunque “vitale”, dalla quale la perizia dell’esperto compagno di scena e del regista riescono a trarre il giusto carattere, mettendo rimedio ad alcune carenze e realizzando un film capace di trattenere, in alcuni momenti coinvolgere e – avendone voglia – riflettere sugli spunti insiti nel racconto.

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Ed è proprio l’incredibile autenticità della sceneggiatura tracciata da Daniele Vicari e Andrea Cedrola, unita all’incredibile interpretazione di Michele Placido e della giovanissima esordiente Angelica Kazankova, la chiave di volta di Orlando, un film che convince dal primo all’ultimo fotogramma, illuminato dalla splendida colonna sonora di Teho Teardo.

Una’opera che si rivela una vera bestia rara, soprattutto rispetto all’offerta cinematografica natalizia, carica di action muscolari e leziose commedie, tutte più o meno contraddistinte da una forte omologazione e dalla stanca ripetizione degli stessi cliché...

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È una macchina da cucire che tesse un legame di parentela che fatica a formarsi, Orlando. Come in una tarantella, Orlando e Lyse hanno imparato a danzare a piccoli saltelli, così da avvicinarsi a poco a poco, l'uno all'altra; ma lo scarto tra i due è talmente tanto che li disorienta, facendo perdere loro il ritmo. Nonno e nipote non sono più andati a tempo, si sono allontanati fino a cadere, toccare terra, per poi rialzarsi di nuovo, mano nella mano, occhi negli occhi, mentre la musica continua a suonare cullandoli in un abbraccio eterno e talmente potente da fermare un traffico e con esso, lo scorrere di una giornata.

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Orlando di Daniele Vicari mette insieme due personaggi che dovrebbero imparare a volersi bene, cosa che però non riesce a fare in prima istanza lo spettatore seguendo la storia si questo nonno e di sua nipote. Un film statico, dalla regia che non si abbina al racconto, per un risultato tiepido e distaccato.

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3 commenti:

  1. E' un film che vorrei tanto vedere: stiamo cercando di invitare Vicari al mio paese per farglielo presentare al pubblico (lui tra l'altro ha anche un libro in uscita che parla di un argomento stimolante: il futuro del cinema...) e per questo ho "resistito" ad andare a vederlo da altre parti. Sarebbe bello, ne parlano tutti benissimo... speriamo bene!

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    1. di quel libro ne ho letto sull'ultimo numero di film.tv; secondo me se lo invitate viene, mi sembra uno che ci crede...

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    2. Filmissimo,cosa aspetti, insisti, verrà.

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