martedì 20 dicembre 2022

Sound of My Voice - Zal Batmanglij

Maggie (Brit Marling) arriva dal futuro e ha fondato una setta per aiutare le persone ad affrontare il futuro.

due fidanzati (Peter e Lorna) si infiltrano nella setta per poter fare un documentario che smascheri i loro imbrogli.

Maggie affascina tutti, ha le parole giuste per tutti, li informa che dovrà sparire e dovranno cavarsela da soli.

poi il mistero esplode, sembra che qualcuno ricerchi Maggie per arrestarla, mentre Maggie cerca una bambina, alunna della scuola dove lavora Peter.

Peter e Lorna si guardano, forse Maggie ha sempre detto la verità, lei arriva dal futuro, forse.

ciascuno interpreti le cose, niente è come sembra, o tutto è come sembra, chissà.

piccolo grande film da non perdere.

buona (misteriosa) visione - Ismaele

 

 

chi vuole qualche spiegazione, ne trova, forse, qui

 

"Sound of My Voice" è un esordio all'insegna del genere che però non disdegna incursioni nel cinema d'autore, soprattutto quando costruisce una tensione che esula dai clichè dell'azione e del colpo di scena, ma deriva direttamente dal volto dei personaggi e dalla bravura del regista di sapervi leggere umori e stati d'animo. Immerso in un atmosfera sospesa e dilatata, concentrato in spazi chiusi e claustrofobici ed illuminato da una luce plumbea quand'anche artificiale, il film di Batmanglji è anche la conferma di un'attrice in ascesa, Brit Marling ("Another Earth", 2011 ma anche "Le regole del silienzio", 2013) che per il momento riesce a sfruttare il mistero di un volto da gioconda "preraffaelita" per costruire visioni di uno spaesamento su cui si riversano le paure di un paese in cerca di  nuove identità.

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L’interpretazione di Brit Marling, già pluripremiata  per Another Earth, fissa l’incanto nell’imperturbabile fermezza che caratterizza le grandi guide spirituali. L’eloquio del suo personaggio, tanto brillante e profondo quanto limpido e naturale, porge il racconto dell’impossibile con quella grazie sofferta che è il nobile sedimento del dolore, e che non permette al cuore di dubitare della sua autenticità. Anche la  ragione di noi, distaccati spettatori, per un attimo sarà portata a cadere nel tranello. E in quel momento, permanendo nel nostro romantico errore, proveremo il piacere di trovarci di fronte ad un film irrisolto, che sembrava un delicato psicothriller e poi è dolcemente naufragato nell’assurdità di un sogno in cui è tanto bello credere. Tuttavia, anche se alla fine decideremo di arrenderci alla triste evidenza, l’amarezza di Sound of My Voice ci apparirà comunque stemperata dalla gentilezza di un animo – teneramente infido – capace di coltivare l’inganno con il gusto raffinato di chi ama dispensare magnifiche illusioni.

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Noi spettatori alla fine siamo persone semplici. Non abbiamo bisogno di insistiti colpi di scena, trovate raccapriccianti ed epifanie dell’ultima ora, ci basta una buona manciata di intelligenza, qualche bel dialogo ben scritto e un incedere elegante, aiutato da una regia degna di questo nome. Insomma abbiamo bisogno di un film che non vada ad intaccare la nostra autostima, telefonando fin troppo ed arrivando a giustificare qualsiasi bivio narrativo. Sound of my voice si classifica ai primissimi posti tra le pellicole più intelligenti dell’anno, entrando lentamente ed inesorabilmente nella mente dello spettatore, arrivando a restituire uno spettacolo stimolante, mai banale, ricchissimo di domande e finalmente avaro di risposte. La storia della coppia che si avvicina ad una setta di pochi eletti, riuniti nell’adorazione di una ragazza che dice di venire dal 2054, per smascherarne le menzogne, è di per se un’idea estremamente intrigante, sviluppata da una sceneggiatura, caso più unico che raro, più intelligente che furba, capace di istillare nella mente dello spettatore il tarlo del dubbio e del forse perfino sospetto di non aver capito nulla. Sempre più spesso il cinema cede alla tentazione di spiegare tutto, togliendo così a noi spettatori l’etica del dibattito e la dignità dell’ignoranza. Fin troppo traditi dalle scorciatoie narrative orchestrate da sceneggiature esili, frutto della mente di sceneggiatori deboli, noi spettatori senzienti ci siamo abituati ad inserire il pilota automatico, condannando noi stessi a subire il film. Sound of my voice ci restituisce la vista e il gusto, riconsegnandoci un cinema più libero e più affascinante, anarchica reliquia di una gioia espressiva, fatta di dubbi, domande e lacrime. Vero punto di non ritorno verso un altro cinema più che possibile, un cinema che forse viene da molto lontano, dal 2054.

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…En la película se aborda el tema de las sectas o grupos religiosos, en este caso formado con una joven que dice venir del futuro. Una líder misteriosa pero a la vez carismática que ha formado un grupo importante de fieles. Es interesante la evolución de la pareja infiltrada, quien al inicio están convencido de que destaparán una farsa, y como poco a poco en uno de ellos surge la duda, la confusión por su misión y entre ellos mismos. Toda esa intriga, el director logra trasladarla al espectador, quien también deambula entre los distintos terrenos de veracidad. Hay algunas críticas visibles y camufladas en los diálogos, a la psicología y las mismas organizaciones y sectas, entre otros. Cuando al final, estamos casi seguro de tener cierta certeza sobre el asunto, la historia toma un rumbo que pone de cabeza todo lo se venía hilvanando y concluyendo. Aunque algunas personas critiquen el final, a mi me ha gustado. Pero finalmente, todo el filme se mantiene por las excelentes actuaciones del reparto, principalmente de la pareja de infiltrados, Christopher Denham y Nicole Vicius, que realmente destacan y viven sus personajes; sin olvidar a la líder de la secta, Maggie, interpretada por la estupenda Brit Marling, quien siempre brilla en pantalla.  

En síntesis, un trabajo muy bueno con un tema muy interesante, con muy buen ritmo, dosificación y sorpresas, acompañadas de muy buenas interpretaciones.

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Una cinta que habla del cambio, la duda y el antagonismo; del grupo espiritual, consolador hasta la delirio, y el del frenesí tradicional de la clase media, con sus ambiciones laborales y sus angustias materialistas. Una introversión en el devenir temporal. Un futuro que ya está escrito, un pasado mal borrado y un presenta sujeto al cambio. Un sermón en boca de una maravillosa Brit Marling, que de entre sus múltiples y polifacéticas tareas, destaca sobre cualquier otra la de actriz. Está hipnótica, sublime, persuasiva y su tono y color de voz tirarían abajo cualquier tentativa de esgrimir un argumento racional. Transmite paz, esperanza, sabiduría panfletaria. Incluso llega a dar miedo. Un registro interpretativo que toca los extremos sin aspavientos ni exageraciones. Lo mejor de una película a la que le haría falta media hora más para hacerse grande, abandonar ese tufillo a teleserie y no parecerse tanto a un buen capítulo de Fringe. Quizá con más imperfecciones y errores de los que parecen, para creer en ella se necesita un salto de fe que cualquiera estaría dispuesto a dar si viene del 2054 una profeta como Brit Marling.

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…What's even more impressive is the fact that Marling co-wrote the screenplay (with director Zal Batmanglij), and created this character for herself. Not only is Maggie not a typical "pretty girl" -- she's a grown-up with mystery and depth -- but she also has powerful, showy moments that many actors wait years for a chance at. But then, when it comes down to it, Marling actually has the raw skill and charisma to play the role, and to turn in one of the great performances so far this year.

Additionally, other characters talk about her, heightening her allure. After Peter's opening up, Lorna talks about Maggie as if she has superpowers; she's not only pretty, but she reaches Peter in ways that Lorna cannot.

Aside from this great character, Marling and Batmanglij have also whipped up a tantalizing mystery story, broken up into ten "chapters" and sometimes launching into a puzzling scene that is, for the moment, totally unconnected. Almost like a "B" movie, Sound of My Voice embraces its grayish, washed-out, low-budget video look. Batmanglij paces the movie quickly, paying it off with a nifty zinger, and closing up shop before anyone has a chance to catch his or her breath…

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