il film è tutto ambientato in un bordello di Parigi, nel quale le prostitute trascorrono una vita da recluse, tristi e prigioniere.
le risate delle puttane, quando ci sono, sono forzate, solo fra loro diventano in qualche modo libere, qualcuna ha un progetto, ma chissà se riuscirà a realizzarlo.
fra i clienti ci sono anche sadici e potenziali assassini, quelle ragazze sono solo cose di poco valore.
ci si sente solidali con quelle poverette, questo è sicuro, e si fa il tifo per loro, promesso.
buona (incasinata) visione - Ismaele
…Champagne is a constant
presence in every scene. Clients and prostitutes all seem quietly drunk. One
girl is addicted to opium, and offers another a puff on the pipe: "It
makes the sex easier." Sex alone is not enough for jaded clients. One girl
pretends to be a geisha, another an automaton. Madeleine (Alice Barnole) has the illusion that she and her favorite client love each
other. "I want to tie you up," he says. She agrees. He tickles her
neck and face with a knife. She doesn't like this game and asks him to stop.
"I pay, I say," he says, and then slices both her cheeks open from
the lips.
She now becomes "The Women Who
Laughs," her face horribly disfigured behind a veil. The client continues
to come to the house. A prostitute has no rights. Eventually, however, this man
meets a gruesome fate. As the overhead and rent increase at L'Apollonide,
Marie-France is forced out. She is not a cruel dictator, but remote and
stately, gliding through rooms, softly issuing instructions. An epilogue
suggests that all prostitution is a deadly form of bondage, and L'Apollonide is
a comparatively more comfortable form of it.
Time and space are unclear. We never have
a sense of where the rooms are in relation to one another. Some moments repeat.
Others never happened. Modern music is heard when it should not exist. The
girls like to move their wetted fingers on the rims of their champagne glasses
to produce mournful music. No one, male or female, has any fun, but the men
behave as if they do. They are all half-stupefied by the languor in which they
drown.
…L'absence de choix ou du moins la
restriction du choix règne. A cette maison close de luxe, il n'y a guère de
porte de sortie souhaitable : la menace du bordel-abattoir ou la misère. Pour
garder un infime espoir : la demande en mariage par un riche client.
Hypothétique mirage.
Les hommes, les pauvres, sont cantonnés à une
humanité parallèle qui feint de se soucier de ces dames, mais ne le fait
vraiment jamais. La plupart se contentent d'être obéis au doigt et à la bite.
Et tout le film montre très bien toutes ces problématiques, plus complexes
qu'on ne pourrait se l'imaginer, ces contradictions, ces malversations morales,
si je puis dire, sans aucune vergogne, cette misère sociale, ce déséquilibre
entre hommes et femmes, ces injustices.
Ces aberrations sont montrées de manière
frontale et ultra réaliste. Un film assez efficace, une illustration sans
concession d'une réalité historique dont la littérature a trop souvent édulcoré
l'âpreté.
Bertrand Bonello es cruel. Me deja sin libertad. No puedo
quedarme indiferente, aunque quiera distanciarme, aunque trate de alejarme de
sus pasajes violentos, aunque trate de salir de esa atmósfera irrespirable y
oclusiva. L’Apollonide (Casa de Tolerancia) es el cine
pleno que no escatima en capturarnos en su pegajosa telaraña, como si fuésemos
pequeñitas moscas atrapadas en la red de una espeluznante araña. No servirán de
nada nuestros lamentos ahogados. Tiene esa fuerza esotérica de lo barroco que
no duda en arrojar tal profusión de sensaciones y emociones que solo hay una
solución, una que a la postre será nuestra perdición: el embelesamiento; hemos
caído en la trampa como la incauta mosca. Y cuando queramos salir de allí,
cuando nos agobie con los estragos de la descomposición de esta urna mortuoria,
cuando avistemos la putrefacción y casi olamos el aire cargado y corrupto, no podremos
hacerlo. Bonello es muy cruel, nos hace prisioneros suyos, sin piedad, sin
remisión.
L’Apollonide (Casa de Tolerancia) es la crónica del fratricidio de la belleza,
aquello que es ingobernable y que pertenece a la perfección de un cuerpo
imaginario…
…Ritratto anemico e beceramente
decadente ritratto della vita all'interno di una casa chiusa Parigina (temporalmente
piazzato, con grande furbizia e ostentata sottolineatura, a cavallo tra la fine
del 1899 e il 1900), L'Apollonide inanella
con una sfacciataggine impressionante una serie di difetti che pare non finire
mai.
Bonello sembra più interessato a ritrarre
con falsa malizia i nudi più o meno integrali delle sue protagoniste che non a
raccontare una storia e dei personaggi, indulgendo in sequenze estetizzanti che
vanno dall'artistoide all'intellettualistico, sempre col velo di una voglia di
provocazione che vorrebbe scandalizzare i benpensanti a colpi di sesso, sangue,
dolori e tristezze ma che pare frutto dei capricci di un preadolescente.
In questo panorama piatto e noioso, per di più
fastidioso esteticamente, che potrebbero semplicemente far archiviare il film
come uno scult, ecco che Bonello batte sul tasto
della collocazione temporale, cita le griffe, con il banale intento di
raccontare come il XX secolo fosse un secolo nato su fondamenta fatte di
squallore e sfruttamento. Grazie per la sottolineatura.
Ma al tempo stesso celebra progressivamente il
mito della casa chiusa come luogo tutto sommato romanticamente affascinante e
persino umanitariamente utile.
Perché le ragazze - tutte puttane con un cuore,
ovviamente, parte di una grande famiglia allargata - sognano l'emancipazione,
ma la prospettiva della chiusura della loro casa le riempie di tristezza e
panico, mentre i clienti rimpiangeranno un luogo tanto rilassante ed elegante…
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