sabato 17 dicembre 2022

Les glaneurs et la glaneuse (La vita è un raccolto) - Agnès Varda

due film (Les glaneurs et la glaneuse (La vita è un raccolto) - Agnès Varda Les glaneurs et la glaneuse... deux ans après - Agnès Varda) mostrano spigolatrici e spigolatori, raccoglitori degli avanzi dopo il raccolto e anche dopo la vendita.

molte perdone, per motivi ideologici, economici, etici, vivono, almeno in parte, degli "avanzi".

la grandezza di Agnès Varda  è di cercarle e farcele conoscere, queste persone, con una sincerità, sorriso e umanità invincibili.

provate a cercare quasti film, e conoscerete persone che non pensavare di poter conoscere, persone come noi, sorelle e fratelli, persone che non inquinano, non fanno del male, spesso umiliati e offesi.

grazie, Agnès Varda! 

buona (piena di speranza e fiducia) visione - Ismaele


 

 

…Pratica antica, la “spigolatura” è da tempo immemorabile il connotato di un consorzio umano che ha saputo dare dignità anche ai suoi lati peggiori.

E’ ciò che intende Varda, e per far questo si fa aiutare dalla pittura andando a “spigolare” nei musei le tele perdute di Jules Breton e Jean-François Millet, bellissimi dipinti di un ‘800 segnato dai colori caldi del crepuscolo, quando il lavoro termina, o dal sole vangoghiano di meriggi agresti quando la fatica ferve.

Quelle contadine intente alla “spigolatura” sono piccole dee di un mondo scomparso, ninfe dei boschi, Driadi e Amadriadi che completano il lavoro dei campi.

Quello che raccolgono non sa di rifiuto, spazzatura, miseria.

Eppure miseria c’era, e tanta, ma non si avverte l’assenza di un’etica solidale, c’è il calore di un’umanità in cui vivere insieme sembrava ancora cosa buona e giusta.

Non è possibile senza rabbia vedere intere pagnotte di semi pregiati finire in cassonetti da cui sarebbero state triturate nelle discariche senza gli “spigolatori”, o rosse e gialle mele che sarebbe stato meglio non sottrarre ai loro rami.

Le immagini di Les glaneurs et la glaneuse hanno un potenziale fortemente provocatorio, rivoluzionario, sono una denuncia forte, un atto d’amore, “ un grillo su un mucchio di spazzatura”.

Venti anni fa…

da qui

  

…In "The Gleaners and I," she has a new tool--a modern digital camera. We sense her delight. She can hold it in her hand and take it anywhere. She is liberated from cumbersome equipment. "To film with one hand my other hand," she says, as she does so with delight. She shows how the new cameras make a personal essay possible for a filmmaker--how she can walk out into the world and without the risk of a huge budget simply start picking up images as a gleaner finds apples and potatoes.

"My hair and my hands keep telling me that the end is near," she confides at one point, speaking confidentially to us as the narrator. She told her friend Howie Movshovitz, the critic from Boulder, Colo., how she had to film and narrate some scenes while she was entirely alone because they were so personal. In 1993 she directed "Jacquot de Nantes," the story of her late husband, and now this is her story of herself, a woman whose life has consisted of moving through the world with the tools of her trade, finding what is worth treasuring.

da qui

 

De todos los medios de comunicación que hoy en día nos rodean quizás ninguno como el cine documental para mostrarnos aquella parte de la realidad que más acusadamente lejana y ajena nos puede resultar. El medio televisivo, con su inmediatez y su dimensión de producto de consumo, nos puede llegar a inmunizar contra esa sensibilidad necesaria que se llega a requerir para conmovernos a la hora de enfrentarnos a esas situaciones de injusticia social que campan a nuestro alrededor, invocando un dejá vu en los noticiarios, donde el drama colectivo de millones de seres humanos parece frivolizarse al intercalarse estas tragedias entre los eternos bloques de información deportiva (perdón, futbolística). Sin embargo, este género cinematográfico que inmortaliza el presente nos deja muy frecuentemente pequeñas joyas, sublimes aportaciones que nos posibilitan reconocer el mundo que habitamos, reflexionando sobre él y tratando de dar respuestas a las inquietudes que nos abordan e incomodan. Suponemos que con esta filosofía nació en el año 2000 de la cabeza de la veterana realizadora francesa Agnès Varda el documental titulado Los espigadores y la espigadora (Les glaneurs et la glaneuse).


Ya desde los efímeros títulos de crédito, esas imágenes que nos introducen en la narración y que por el solo hecho de ser las primeras suelen tener una importancia primordial en todos aquellos “autores” que se precien de ser llamados como tales, observamos que estamos ante una obra que tiene pretensiones de parecer improvisada. Nos recibe la penetrante mirada de un gato, escrutadora, llena de inquietud por observar lo que le rodea y que, por tanto, parece quererla para sí la propia Agnès Varda, y su porte noble y distante (como lo será en cierta forma la actitud de la directora, que intentará retratar, y no juzgar ni hacer apologías ni proselitismos, dejando que el espectador saque sus propias conclusiones) se aposenta sobre una pantalla de ordenador en la que aparece el nombre de la productora: estamos ante el ensalzamiento de la economía de medios, de la utilización de todos aquellos elementos que están a nuestro alrededor, esperando a ser usados para alguna tarea (aunque no sea aquella para la que fueron concebidos), y esta idea parece imponerse como la filosofía sobre la cual se vertebrará el discurso capital del filme, aquel que nos habla sobre la reutilización, el aprovechamiento, la segunda vida de las cosas...

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By strict definition gleaners describes the practice of gathering crops left on the ground after the harvest, such as any grain. But that old-fashioned practice has all but given way to machines doing that job. Veteran seventysomething French New Wave filmmaker Agnes Varda (“Far From Vietnam”/”Vagabond”/”Cleo from 5 to 7”) shoots a moving humanist/social conscience documentary that gets its title from an 1867 painting by Jean-Francois Millet entitled that “Les Glaneuses” (“Women Gleaning”). It shows three peasant women in a wheat field, stooping to pick up what’s left behind after the harvest. Inspired by this painting Ms. Varda, with her digital video camera in her hand, tracks down modern-day gleaners across France and interviews them whenever possible…

da qui

  

Fastosi relitti - J.Prevert

Un giorno

Kor Postma scriveva a un amico

uno di quelli che amano i suoi dipinti

giacché egli non dipinge che ciò che ama

Tu sai che la mia pittura non vuole niente di magistrale

d'importante e che cerco di dare una vita più reale a

cose insignificanti, povere, semplici, dimenticate e getta via...

Piume e piante

oggetti sperduti provati

canne secche legate slegate e spezzate

e farfalle sparpagliate

Vecchia trappola e nuova ciliegia

scarti di sughero vestiti come uccelli

Vestigia di terra e di mare di gioia e di miseria

di luce e di vento

Segnali di morte segni di vita

viventi e fragili rovine

figure di rebus teneri enigmi segreti pubblici

Fastosi relitti e favolosi avanzi

rifiuti del bello e cattivo tempo

nelle reti dell'Olandese Volante

a Sanary

dove il pittore affettuosamente li ha sorpresi

nella loro ardente ed incantevole inerzia

sorpresi e raccolti in piena realtà

vale a dire in pieno sogno in pieno desiderio in pieno mistero

in pieno oblio

Là dove la vita non cessa di sciogliersi in lacrime

che per scoppiare in singhiozzi

Là dove la terra dall'orizzonte funebre

sonnecchia sotto l'occhio solo del sole

e poi piangendo dal ridere si sveglia di soprassalto

suoi fiori i suoi mendicanti i suoi uccelli

e fa cantare

Non lontano da li

nelle Alpi Marittime

una bambinetta

come il pittore sulla sabbia

ritrova nel paesaggio della sua testa

cose venute non sa da dove

cose di tristezza e di festa

d'altrove e di dovunque

E queste cose la mia ragazza le dice cantando

Finite le belle barche d'un tempo

finite finite

sono rotte in piccoli pezzi

mai più mai più avranno

una goccia d'acqua

in vita loro

Sono ridotte in mille pezzi

in minuscole fascine

affinché brucino bene

E l'elefante fa un goccio di pipì

È la festa del Montone all'aglio

è ora d'andare a mangiare

dice Cortese il cane povero.

da qui

 





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